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Russia Unita stravince le elezioni per la Duma

Alle 9 di stamani, quando erano state scrutinate il 93% delle schede e l'affluenza veniva valutata al 47,91%, il partito presidenziale Russia Unita era in testa con il 54,27% dei voti: ben oltre le previsioni pubblicate la scorsa settimana dall'ufficiale VTsIOM. Quantunque non definitivi, i risultati non confermano invece il sorpasso del PCFR da parte del LDPR: 13,46% per il partito di Gennadij Zjuganov e 13,25% per i nazionalisti di Vladimir Žirinovskij. Ferma al 6,17% Russia Giusta. Nessun'altra formazione supera la soglia del 5%. Tra i partiti di opposizione, in cui a partire dal “maggior quotidiano italiano”, fino al tuttora autoproclamantesi “quotidiano comunista”, passando per l'Ansa, sembrano rientrare solamente formazioni liberali quali Jabloko o Parnas, infarcite di personaggi dell'eredità eltsiniana, quello che sembra aver raccolto più consensi è il partito dei Comunisti di Russia (2,40%). Jabloko è per ora fermo al 1,77%; il partito dei pensionati al 1,75%; seguono Patria (1,42%); Crescita (1,11%); Verdi (0,72%); Parnas (0,68%); Patrioti di Russia (0,57%); Piattaforma civile (0,22%); Forza civile (0,13%). Rispetto alla vecchia Duma, Russia Unita avrebbe dunque stravinto, conquistando 140 deputati per lista di partito e 203 nei collegi uninominali: 343 deputati sui 450 totali (sinora ne aveva 238); ridotto quasi di un terzo il PCFR (da 92 a 35) e ridimensionato il LDPR (da 56 a 34 deputati).

Questi i risultati parziali per l'intera Federazione. In alcune regioni Russia Unita è andata anche oltre: in Kabardino-Balkarija ha mietuto il 77% dei voti, con un'affluenza del 90%; il PCFR il 19% e Russia Giusta il 2%. In Daghestan, in cui alle 9 era stato scrutinato il 60% delle schede, con un'affluenza del 86,87%, Russia Unita registrava l'89% dei consensi; 5,22% al PCFR e 1,7 a Russia Giusta. Nel Circondario autonomo di Khanty-Mansijskij e Jurga, scrutinato il 22,22% delle schede: a Russia Unita il 45,07%, LDPR 24,35%, PCFR 11,78%, Russia Giusta 10,55%. In controtendenza Mosca, dove pare che Russia Unita si sia fermata al 37,55%; PCFR al 13,95% e LDPR al 13,1%. Per la gioia dei nostri liberal, il quarto posto sarebbe andato a Jabloko, col 9,56% e solo il quinto posto a Russia Giusta, col 6,59%. 

Già dai giorni precedenti il voto, vari candidati del PCFR nei collegi uninominali (le elezioni alla Duma prevedono un sistema misto, per cui 225 deputati vengono eletti per lista di partito e 225 per collegio uninominale) avevano denunciato intimidazioni, tentativi di non ammissione alla registrazione, violazione di norme procedurali. In altri casi, dove si votava anche per il rinnovo di assemblee locali e regionali, cui partecipavano anche partiti non in lizza per la Duma, candidati di formazioni comuniste minori non erano proprio stati ammessi alla registrazione; mentre lo erano stati quelli dei raggruppamenti liberali: per la tranquillità delle anime belle nostrane.

Oggi, sulle pagine del PCFR, è un fiorire di denunce di irregolarità, soprattutto con i cosiddetti “giostrai” che, in numerose città, sarebbero stati accompagnati in autobus ai diversi seggi per dare una manciata di voti ciascuno a Russia Unita, al prezzo, pare, di mille rubli. A Krasnodar, pare che i membri della Commissione elettorale avessero preparato il brogliaccio coi risultati già tre ore prima della chiusura delle urne. La stessa ufficiale RT scrive che a Rostov sul Don il voto potrebbe essere annullato: Gazeta.ru riproduce un video che mostra una componente di seggio che tranquillamente infila nell'urna una scheda dietro l'altra http://www.gazeta.ru/politics/news/2016/09/18/n_9124607.shtml. La Commissione elettorale centrale parla di episodi simili a Piter, Mosca, Volgograd e nelle rispettive regioni. Pacchetti di schede già votate per Russia Unita sono state rinvenute a Kazan. E così via.

E, insieme a tali denunce, le critiche di chi rimprovera al PCFR, ad esempio, di aver paura di vincere: “Compagni comunisti” twitta tale Sergej Golubev, “perché nel 1996 concedeste la vittoria a Eltsin? Condivido le vostre idee, ma non credo in voi”. Oppure: “da tempo il PCFR non è più il partito che pretende di essere. L'attuale PCFR sfrutta semplicemente le grandi idee”, scrive Vitalij RF. Di fronte alla sfacciataggine dei “giostrai” che si sono presentati, soprattutto a Mosca, Piter, Krasnodar, a votare più e più volte, c'è chi propone di abolire il voto anonimo e registrare gli elettori secondo il numero personale di previdenza; ma c'è anche chi incolpa il PCFR di aver “accettato in silenzio tale bordello per tutti questi anni. Ora avete visto le giostre; e prima non le avevate viste?”.

Altra storia per tutti quei russi residenti in Ucraina: tanto a Kiev, come a Odessa, per citare solo due esempi, le rappresentanze diplomatiche di Mosca, in cui erano allestiti i seggi, sono state bersagliate sin dalla vigilia da bande ultranazionaliste e ieri i russi che si presentavano ai cancelli per votare, erano quasi sempre presi a botte sotto gli occhi della polizia ucraina, anche se, come dichiarato da quegli stessi elettori, si recavano a votare non per il partito putiniano, ma per Jabloko o Parnas.

Se i liberali nostrani si strapperanno le vesti, forse gridando ai brogli ai danni dei loro beniamini, quali Kasjanov, Navalnij, Kasparov, possiamo dire che l'affermazione moscovita di Jabloko, dell'ultraeltsiniano Grigorij Javlinskij, dimostra come, nonostante tutto, i liberal occidentali possano stare tranquilli. Nei centri in cui, come a Mosca, più si concentra la ricchezza, le cose vanno ancora bene per i rappresentanti della grossa borghesia russa, sia che si presentino schierati in una sola formazione, sia che si “dividano” qualche poltrona in raggruppamenti diversi. Quel 7% di popolazione che raggruppa la parte più ricca della borghesia (un migliaio di famiglie, che godono di introiti di miliardi di $ da imprese energetiche) e l'alta burocrazia statale e che, insieme a un altro 7-8% di media borghesia (redditi da centinaia di milioni di $) e alti funzionari regionali, incamera il 92% delle ricchezze del paese, contro l'8% che va a nutrire (male) il 70-75% della popolazione lavoratrice, può stare tranquilla. Che al governo sia l'ex Ministro Kudrin o l'attuale Ministro Siluanov; che sia l'ex premier Kasjanov o l'attuale Medvedev, il corso liberale è assicurato.

Per quanto riguarda il PCFR, se i risultati finali saranno confermati (in ogni caso, non dovrebbero cambiare di molto) pare evidente che esso paghi gli esiti di una politica indirizzata in larga parte solo a parole contro i “Ministri liberali”. Se l'appoggio alla politica presidenziale – soprattutto estera – riscuote molto probabilmente il consenso degli elettori, la situazione sociale che vede oltre due terzi di russi con redditi mensili sotto i 15mila rubli (ma Političeskoe Prosveščenie, la rivista teorica del PCFR, scriveva nell'aprile scorso che le statistiche del 2010 davano ancora un 38% di persone in povertà; un 28% in miseria e un 13,4% in miseria nera; contro un 5% di oligarchi che nuotano nel lusso) non gioca a favore di chi solo all'apparenza lotta contro il governo. Si dovranno attendere analisi del voto disaggregate per composizione sociale, ma sembra di poter dire che se l'affluenza non è stata, in fondo, bassissima come si temeva, questa ha però premiato il partito di governo e, qua e là, qualche formazione liberale, segno di una sfiducia diffusa tra i potenziali elettori della sinistra e della pressoché completa assenza (per ora) di prospettive politiche chiare, pur in presenza di larghi movimenti rivendicativi economici in molti settori industriali. Il corso eltsiniano è tutt'altro che sconfitto.

 

Fabrizio Poggi

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