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Stati Uniti contro tutti, la Germania è avvertita

E’ sorprendente il clamoroso silenzio che ha accolto il discorso pronunciato da Mike Pompeo, segretario di Stato (ossia ministro degli esteri) degli Stati Uniti, una settimana fa a Bruxelles.

Parlava all’assemblea del German Marshall Fund. l’iniziativa economica che favorì la ricostruzione dell’Europa distrutta dalla seconda guerra mondiale, rendendola ovviamente un secondo “cortile di casa”. Una sede che, alla luce di quanto ha detto, non è stata scelta a caso.

Se scorrete questo testo, vi potere trovare la sintesi della “visione” trumpiana sul mondo intero. Un mondo che deve restare ai piedi degli Stati Uniti, respingendo ogni tentazione “multipolare”. In nome, ovviamente, della “libertà” (d’impresa).

Perché troviamo sorprendente il silenzio europeo?

Perché questa visione, e tutto il nuovo corso della politica Usa, punta direttamente a distruggere ogni istituzione possa rappresentare un rischio per l’egemonia statunitense. A partire dall’Unione Europea a trazione tedesca.

L’elenco dei “nemici dell’America” è praticamente sempre lo stesso, ma la logica strategica è cambiata. Mentre fino all’amministrazione Obama (compresi Bill Clinton e il Bush junior) gli Stati Uniti sembravano accettare una minore presa militare e diplomatica sul mondo, quindi un abbozzo di “multilateralismo” che trovava il fondamento nella crescente potenza economica di altre aree (Cina ed Unione Europea in testa) e nell’integrazione oggettiva spinta dalla “globalizzazione”, l’America great again di Donald Trump rispolvera lo spadone del comando incontrastabile.

Queste le intenzioni, ma naturalmente le condizioni attuali sono molto differenti.

Russia e Cina stanno procedendo speditamente sia negli scambi che nella costruzione di una rete infrastrutturale di dimensioni mai viste, con molte “vie della seta” che puntano a collegare gran parte dell’Asia, Russia ed Europa. Gli Usa possono cercare di rallentare o arginare questo processo, ma ne sono esclusi e non hanno sufficiente forza per impedirlo.

L’Unione Europea a trazione tedesca, che fin qui si è costruita come un abbozzo di “polo imperialista indipendente”, è invece ancora il vaso di coccio in mezzo a quelli di ferro. La grande forza economica e produttiva resta sotto il potenziale per via dell’”austerità” ordoliberista, fin qui utile soltanto a riscrivere i rapporti di forza tra i paesi membri e a ridisegnare le filiere produttive sotto l’egemonia germanica. E sul piano militare, dunque geostrategico, non ha alcuna possibilità di competere (la force de frappe francese, specie dopo la Brexit, è a malapena sufficiente per operazioni tipo il killeraggio di Gheddafi e le pratiche neocoloniali nell’Africa sotto il giogo del franco Cfa), nonostante gli appelli formare un “esercito europeo”.

Dunque l’Unione Europea deve rassegnarsi a tornare sotto il comando statunitense, mettendo fine alle pretese egemoniche di Berlino.

A questo scopo va bene quasi tutto. Il soffiare sul fuoco dei risorgenti nazionalismi (è il titolo dato al suo discorso, del resto), gli accordi bilaterali offerti ai singoli partner, l’attacco alla Corte penale internazionale (che ha avuto l’ardire di inquisire militari Usa), ecc.

E’ l’annuncio della fine di un’epoca e di un progetto.

Bisogna rassegnarsi a questo dominio? Al contrario. Bisogna sapere qual’è il campo di gioco e il ruolo delle diverse “squadre” in campo. Altrimenti – com’è avvenuto negli ultimi 30 anni alla “sinistra” italiana – si è destinati a giocare di supporto a qualcun altro. E dunque a non toccar mai palla.

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Ristabilire il ruolo dello Stato-nazione nell’ordine liberale internazionale

Michael R. Pompeo – Segretario di Stato

German Marshall Fund

Bruxelles, Belgio,

4 dicembre 2018

Buongiorno a tutti voi, grazie per essere qui oggi. È splendido essere in questo bellissimo posto, di avere la possibilità di fare una serie di considerazioni sul lavoro che fate, sui problemi che fronteggia il Marshall Fund, così come la nostra regione.

Prima che io cominci con le mie osservazioni formali, sarebbe – sarei imperdonabile se non rendessi il ben meritato tributo al quarantunesimo presidente d’America, George Herbert Walker Bush. Lui fu – molti di voi lo conoscono – un incrollabile champion of freedom per tutto il mondo, prima come pilota nella Seconda guerra mondiale, poi come membro del Congresso. Fu ambasciatore per le Nazioni unite, poi un emissario in Cina. In seguito, svolse il mio stesso lavoro come direttore della Cia – io rimasi in carica per più tempo. Fu anche vice presidente sotto Ronald Reagan.

Ho avuto modo di conoscerlo personalmente. Fu un meraviglioso fratello, un padre, un nonno, e un fiero americano. In verità, l’America fu l’unico paese che amò più del Texas.

In realtà, penso che sarebbe contento per me oggi, nell’essere in un’istituzione intitolata a un collega amante della libertà, come George Marshall. E sarebbe stato molto contento di vedere tutti voi, una così ampia folla qui radunata, devota ai legami internazionali, così tanti decenni la loro prima implementazione.

L’uomo che ricostruì la civiltà occidentale dopo la Seconda guerra mondiale, il mio predecessore, il segretario Marshall, sapeva che solo una forte leadership statunitense, assieme con i nostri amici e alleati, poteva riunire le nazioni sovrane in tutto il globo.

Così offrimmo copertura alle nuove istituzioni che ricostruirono l’Europa e il Giappone, per stabilizzare la valuta e facilitare gli scambi. Tutti insieme fondammo la Nato per garantire la sicurezza, quella nostra e dei nostri alleati. Entrammo nei trattati per codificare i valori occidentali di libertà e rispetto dei diritti umani.

Collettivamente, convocammo organizzazioni multilaterali per promuovere la pace e la cooperazione tra gli Stati. E lavorammo duro – davvero, senza sosta – per preservare gli ideali occidentali, come ha chiarito il presidente Trump nel discorso di Varsavia, ideali ognuno dei quali vale la pena che sia preservato.

La leadership americana ci consentì di godere della più grande prosperità della storia moderna. Vincemmo la Guerra fredda. Vincemmo la pace. Con un grande sforzo da parte di George H. W. Bush, riunimmo la Germania. Questo è il tipo di leadership che il presidente Trump sta audacemente riaffermando.

Dopo la fine della Guerra fredda, abbiamo consentito a quest’ordine liberale di iniziare a corrodersi. Ci fece fallire, ci colpì da qualche parte, e qualche volta lo fece a voi e al resto del mondo. Il multilateralismo è stato visto troppo spesso come un fine per sé. Più trattati firmiamo, più supponiamo di essere al sicuro. Maggiore è la burocrazia, e migliore sarà il lavoro svolto.

Era veramente così? La questione centrale che ci troviamo davanti è questa: il sistema, come correntemente configurato, come esiste oggi, e come il mondo esiste oggi, funziona? Funziona per tutti popoli del mondo?

Oggi alle Nazioni unite, le missioni di pace si trascinano da decenni, e non sono vicine al loro obiettivo. I trattati dell’Onu sul clima sono visti dalle nazioni come dei semplici veicoli per la redistribuzione della ricchezza. I pregiudizi anti-isrealiani sono stati istituzionalizzati. I poteri regionali cospirano per votare come Cuba e Venezuela sul Consiglio per i diritti umani. L’Onu fu fondata come un’organizzazione che accoglieva i paesi amanti della pace. Mi domando: questa istituzione, oggi, continua a perseguire fedelmente i suoi obiettivi?

Nell’emisfero occidentale, è stato fatto abbastanza con l’Organizzazione degli Stati americani per promuovere i suoi quattro pilastri, democrazia, diritti umani, sicurezza e sviluppo economico, in regioni che includono paesi come Cuba, Venezuela e Nicaragua?

In Africa, l’Unione africana persegue il mutuo interesse dei suoi stati membri?

La comunità imprenditoriale, da dove io provengo, consideri questo: la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale furono costituiti per aiutare la ricostruzione dei territori lacerati dalla guerra, e promuovere l’investimento privato e la crescita. Oggi, queste istituzioni spesso consigliano, ai paesi che hanno male amministrato i loro affari, di imporre misure d’austerità che inibiscono la crescita ed escludono gli attori dei settori privati.

Qui a Bruxelles, l’Unione europea e i suoi predecessori hanno dato una grande contributo alla prosperità dell’intero continente. L’Europa è il più grande singolo partner di scambio per l’America, e noi beneficiamo enormemente del vostro successo. Ma la Brexit – come minimo – è stato un campanello d’allarme politico. L’Ue sta garantendo che l’interesse dei paesi e dei loro cittadini vengano prima di quelli dei burocrati qui a Bruxelles?

Queste sono domande legittime. Ciò mi porta al mio prossimo punto: i cattivi soggetti hanno sfruttato la nostra mancanza di leadership a loro vantaggio. Questo è il frutto avvelenato della ritirata americana. Il presidente Trump è determinato ad invertire la rotta.

Lo sviluppo economico cinese non ha portato a un abbraccio con la democrazia e alla stabilità regionale; ha portato invece a maggiore repressione politica e a provocazioni regionali. Noi accogliemmo la Cina nell’ordine liberale, ma non sorvegliammo il suo comportamento.

La Cina ha ripetutamente sfruttato i cavilli nelle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio, ha imposto restrizioni commerciali, ha forzato il trasferimento di tecnologia e rubato la proprietà intellettuale. E sa che l’opinione mondiale non ha il potere di fermare le sue orwelliane violazioni dei diritti umani.

L’Iran non ha raggiunto la comunità delle nazioni dopo la firma dell’accordo sul nucleare; ma spartì le nuove ricchezze a terroristi e dittatori.

Teheran detiene molti ostaggi americani, e Bob Levinson è scomparso lì per 11 anni. L’Iran ha palesemente disatteso le risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu, mentito agli ispettori dell’Agenzia intenzionale per l’energia atomica circa i suoi programmi nucleari, ed evase le sanzioni dell’Onu. Solo la settimana scorsa, l’Iran testò il lancio di un missile balistico, in violazione della risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu numero 2331.

All’inizio dell’anno, Teheran usò il Trattato di amicizia Usa-Iran per portare accuse infondate contro gli Stati uniti davanti alla Corte internazionale di giustizia – la maggior parte di questa maligna attività durante il Jcpoa.

Russia. La Russia non ha accolto i valori occidentali di libertà e cooperazione internazionale. Anzi, ha soppresso le voci all’opposizione e invaso nazioni sovrane quali la Georgia e l’Ucraina.

Mosca ha inoltre dislocato ufficiali col gas nervino sul suolo straniero, qui in Europa, in violazione della Convenzione sulle armi chimiche di cui fa parte. E come dirò meglio più avanti, la Russia ha violato il Trattato sulle forze nucleari a medio raggio per molti anni.

La lista è lunga. Noi dobbiamo considerare il mondo di oggi per tracciare la via futura. Questo è quello che la Strategia americana per la sicurezza nazionale riteneva il “sano realismo”. A me, piace pensarlo come il “senso comune”.

Ogni nazione – ogni nazione – deve onestamente riconoscere le sue responsabilità verso i suoi cittadini e chiedere se il corrente ordine internazionale persegue il bene dei loro popoli, così come questo è in suo potere. E, se no, noi dobbiamo chiedere come possiamo correggerlo.

Questo è ciò che sta facendo il presidente Trump. Sta riportando gli Stati uniti al suo tradizionale, fondamentale ruolo guida nel mondo. Egli vede il mondo per come è, non per come vorremmo che fosse. Sa che niente può ripristinare il ruolo dello Stato-nazione come il garante delle libertà democratiche e degli interessi nazionali. Egli sa, così come George H. W. Bush sapeva, che un mondo più sicuro ha sempre richiesto il coraggio americano sul palcoscenico mondiale. E quando noi – e quando tutti noi – trascuriamo le responsabilità che abbiamo verso le istituzioni da noi create, altri ne abuseranno.

I critici in paesi come l’Iran e la Cina – che stanno davvero minando l’ordine internazionale – stanno dicendo che l’amministrazione Trump è la ragione per cui il sistema sta andando in frantumi. Loro dicono che l’America sta agendo unilateralmente invece che multilateralmente, come se ogni tipo di atto multilaterale fosse per definizione desiderabile. Persino i nostri amici europei alcune volte dicono che noi non stiamo agendo nell’interesse del mondo. Questo è chiaramente falso.

La nostra missione è di riaffermare la nostra sovranità, riformare l’ordine liberale, e vogliamo che i nostri amici ci aiutino e che riadoperino anche la loro di sovranità. Noi ambiamo di fare l’ordine internazionale servo dei nostri cittadini, non per controllarli. L’America ha intenzione di comandare – ora e per sempre.

Sotto il presidente Trump, non stiamo abbandonando la leadership internazionale o i nostri amici nel sistema internazionale. Piuttosto, il contrario. Si guardi solo, come esempio, allo storico numero di paesi che hanno preso in carico la nostra campagna di pressione contro la Corea del nord. Nessun’altra nazione al mondo avrebbe potuto radunare dozzine di nazioni, da ogni angolo del mondo, per imporre sanzioni al regime di Pyongyang.

Gli organismi internazionali devono aiutare la facilitazione della cooperazione che rinforza la sicurezza e i valori di un mondo libero, oppure devono essere riformati o eliminati.

Quando i trattati sono infranti, i violatori devono essere affrontati, e i relativi trattati vanno rivisti o scartati. Le parole dovrebbero pur significare qualcosa.

La nostra amministrazione sta dunque legittimamente uscendo o rinegoziando i trattai scaduti o pericolosi, gli accordi di scambio, e altri accordi internazionali che non servono ai nostri interessi sovrani, o gli interessi dei nostri alleati.

Noi annunciammo il nostro intento di ritirarci dall’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico, in assenza di condizioni migliori per gli Stati Uniti. Il pacchetto corrente avrebbe sottratto denaro dai salari americani e arricchito inquinatori come la Cina.

In America, abbiamo trovato una soluzione migliore, che pensiamo essere una soluzione migliore per il mondo. Abbiamo liberato le nostre compagnie energetiche nella corsa all’innovazione e alla competizione, e le nostre emissioni di carbone sono diminuite drasticamente.

Abbiamo cambiato corso all’accordo con l’Iran a causa, tra le altre cose, dell’azione violenta e destabilizzante di Teheran, la quale danneggia lo spirito dell’accordo e mette la sicurezza del popolo americano, e quella dei suoi alleati, in pericolo. Al suo posto, stiamo guidando i nostri alleati a limitare le ambizioni rivoluzionarie dell’Iran e a metter fine alla campagna iraniana per il terrorismo globale. E non abbiamo bisogno di una nuova burocrazia per farlo. Noi abbiamo bisogno di continuare a sviluppare una coalizione che conquisterà quell’obiettivo che aiuterà la gente nel Medio oriente, in Europa e nel mondo intero, a essere al riparo dal pericolo iraniano.

L’America ha rinegoziato il nostro trattato continentale, il Nafta, per promuovere l’interesse dei lavoratori americani. La scorsa settimana, il presidente Trump ha orgogliosamente firmato l’Accordo tra Usa-Messico-Canada al G20 di Buenos Aires, che venerdì sarà sottoposto al Congresso, un’istituzione tenuta a rispondere al popolo americano.

Il nuovo accordo include anche la possibile rinegoziazione delle misure, perché nessun accordo di scambio è sempre adatto a tutti i tempi.

Abbiamo incoraggiato i nostri partner del G20 alla riforma del Trattato di libero commercio, e su questo hanno fatto un buon primo passo la scorsa settimana a Buenos Aires.

In precedenza, ho parlato della Banca mondiale e del Fmi. L’amministrazione Trump sta lavorando per reindirizzare queste istituzioni su politiche che promuovano la prosperità economica, spingendo per bloccare i prestiti alle nazioni che già possono accedere al capitale internazionale – paesi come la Cina – e pressando per ridurre i sussidi al contribuente (taxpayer handouts) per banche di sviluppo che sono perfettamente capaci di raccogliere capitale privato per conto proprio.

Stiamo inoltre esercitando la leadership per un’azione reale per fermare le corti internazionali, come la Corte penale internazionale, che in modo furbesco calpestano la nostra sovranità – la vostra sovranità – e tutte le nostre libertà.

L’ufficio del Procuratore della Cpi sta tentando di aprire un’investigazione sul personale degli Stati uniti in relazione alla guerra in Afganistan. Noi prenderemo le misure necessarie per proteggere il nostro popolo, quelli dei nostri alleati della Nato che combattono accanto a noi in Afganistan, da un’ingiusta accusa. Perché noi sappiamo che, se può accadere alla nostra gente, può accadere anche alla vostra. Questa è una domanda che merita attenzione: la Corte continua a perseguire il suo obiettivo originale?

I primi due anni dell’amministrazione Trump hanno dimostrato che il presidente Trump non sta indebolendo queste istituzioni, né sta abbandonando la leadership americana. Piuttosto, il contrario. Nella migliore tradizione della nostra grande democrazia, noi stiamo radunando le nobili nazioni del mondo per ricostruire un nuovo ordine liberale che prevenga la guerra e raggiunga una maggiore prosperità per tutti.

Noi stiamo supportando le istituzioni che crediamo possano essere migliorate; istituzioni che lavorano nell’interesse americano – e del vostro – al servizio dei nostri valori condivisi.

Per esempio, qui in Belgio nel 1973, le banche di 15 paesi formarono lo Swift per sviluppare uno standard comune per i pagamenti internazionali, e ora è una parte integrale della nostra infrastruttura finanziaria globale.

Lo Swift ha disconnesso dalla sua piattaforma le banche iraniane sanzionate a causa di un inaccettabile rischio che queste ponevano al sistema nel suo complesso. Questo è un esempio eccellente di leadership americana che lavora al fianco di un’istituzione internazionale per agire responsabilmente.

Un altro esempio: l’Iniziativa per la proliferazione della sicurezza, composta da 11 nazioni sotto l’amministrazione Bush per fermare il traffico di armi di distruzione di massa. Il suo organico è cresciuto fino a 105 paesi e ha reso il mondo indubbiamente più sicuro.

E non posso dimenticare, stando qui, una delle più importanti istituzioni internazionali che continuerà a fiorire con la leadership americana. Il mio primo viaggio, a poche ore dall’aver giurato come segretario di Stato; ho viaggiato qui per fare visita ai nostri alleati della Nato. Ripeterò questa mattina quel che ho detto allora: questa è un’istituzione indispensabile. Il presidente Trump vuole che tutti paghino la giusta quota in modo che possiamo scoraggiare il nostri nemici e difendere la gente – la gente dei nostri paesi.

Per questo obiettivo, tutti gli alleati della Nato dovrebbero lavorare per rinforzare quel che è già la più grande alleanza militare di tutta la storia.

Mai – mai – un’alleanza è stata così potente o così pacifica, e i nostri storici legami devono continuare.

A questo scopo, sono lieto di annunciare che ospiterò i colleghi ministri degli esteri per un incontro a Washington il prossimo aprile, dove verrà ricordato il settantesimo anniversario della Nato.

Visto che le mie considerazioni vengono al termine, io voglio ripetere quel che George Marshall disse all’Assemblea generale dell’Onu, tornando al tempo della sua fondazione nel 1948. Disse, cito, «le organizzazioni internazionali non possono prendere il posto degli sforzi nazionali o personali, e dell’immaginazione locale o individuale; l’azione internazionale non può sostituire l’auto-aiuto». Fine della citazione.

Certe volte non è popolare opporsi allo status quo, sfidare quel che tutti vediamo, ma che alcune volte rifiutiamo di analizzare. Ma francamente, oggi in questa sala per tutti noi è in gioco troppo, per non farlo. Questa è la realtà che il presidente Trump, in maniera istintiva, comprende.

Così come la generazione di George Marshall diede la vita per una nuova visione, per un mondo sicuro e libero, così noi vi chiediamo di avere lo stesso tipo di audacia. La nostra richiesta è di un’urgenza speciale – un’urgenza che è speciale alla luce dei pericoli che provengono da attori e paesi molto potenti, la cui ambizione è di rimodellare l’ordine internazionale nella uso aspetto illiberale.

Lavoriamo insieme. Lavoriamo insieme per preservare il mondo libero, così che questo continui a servire l’interesse di quei popoli di cui ognuno di noi è responsabile.

Facciamo questo in maniera che si creino organizzazioni internazionali che siano agili, che rispettino la sovranità nazionale, che eseguano gli obiettivi dichiarati, e che creino valore per l’ordine liberale e per il mondo

Il presidente Trump capisce profondamente che quando la l’America comanda, pace e prosperità seguono pressoché certamente.

Lui sa che se l’America e i nostri alleati qui in Europa non si mettono alla testa, qualcun altro sceglierà di farlo.

L’America, come ha sempre fatto, continuerà a lavorare con i nostri alleati in giro per il mondo verso un pacifico ordine liberale che ogni cittadino del mondo merita.

Grazie per essere stati qui oggi. Che il buon Dio benedica ognuno di voi. Grazie.

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