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Alitalia. Adesso si cambi rotta: congrui investimenti pubblici e zero esuberi del personale

Sul futuro dell’Alitalia, il vicepremier Di Maio ha avanzato la proposta di una Newco con una dotazione iniziale tra 1,5 e 2 miliardi, partecipata dal Governo, grazie alla conversione in equity di parte del prestito ponte da 900 milioni concesso dal precedente Esecutivo. Il resto dovrebbe metterlo  Ferrovie e un importante partner industriale internazionale. Insieme ad un’altra società dedicata all’ammodernamento della flotta aerea, che potrebbe essere finanziata da Cassa depositi e prestiti. Ma su questa proposta in serata è arrivato lo stop del ministro dell’economia Tria. “Io penso che delle cose che fa il Tesoro debba parlarne il ministro dell’Economia. Io non ne ho parlato”. Così ha risposto il ministro dell’Economia e delle Finanze Giovanni Tria a chi gli chiedeva una valutazione sulle proposte avanzate dal ministro e vicepremier Di Maio sull’Alitalia.

Qui di seguito il comunicato dell’Usb dopo l’incontro sulle sorti dell’Alitalia al Ministero dello Sviluppo Economico:

L’Unione Sindacale di Base nell’incontro di venerdi al Ministero dello Sviluppo Economico su Alitalia ha espresso apprezzamento al ministro Di Maio per l’annunciata inversione di rotta sul destino della compagnia, riservandosi però di verificare nella sostanza l’operato futuro di tutti i soggetti potenzialmente coinvolti.
Dopo 15 anni di accelerazioni sulla privatizzazione di Alitalia, dopo la svendita all’esterno di settori importanti, dopo l’ingresso e l’uscita ingloriosa di capitani sedicenti coraggiosi, dopo il tourbillon di compagnie straniere, finalmente lo Stato torna a manifestare il proprio interesse per un settore produttivo strategico per l’Italia, come da sempre sostenuto in assoluta solitudine dall’Unione Sindacale di Base, l’unica a chiedere la nazionalizzazione della compagnia.
USB ha preso atto della volontà del governo di considerare invalicabili le prossime scadenze sul bando del 31 ottobre  e sul prestito ponte del 15 dicembre e di presentare una lettera d’impegni per destinare lo stanziamento a investimento e non a puro e semplice risanamento.
Tuttavia, ha ricordato USB a Di Maio – che su questo punto ha convenuto – adesso occorre un libretto delle istruzioni che parta dal fare esattamente l’opposto di quanto visto negli ultimi 15 anni.
Occorre che siano specificati gli investimenti necessari per la riconversione sul lungo raggio e per la reinternalizzazione dei processi svenduti all’esterno, elementi che garantiscono la piena occupazione e il rilancio di un asset strategico nell’interesse di questo paese.

Nello stesso libretto delle istruzioni deve esserci la riforma del trasporto aereo, altro elemento da sempre sostenuto da USB, per superare una fase che ha di fatto favorito le compagnie low cost e ulteriormente azzoppato Alitalia.
Positivo dunque l’interesse dello Stato, si traduca o meno nell’intervento di FS, bene la ricerca di nuove linee strategiche per l’intera filiera del turismo, ma no alla parola esuberi. Su questo aspetto abbiamo l’ambizione di fare meglio di quanto deciso per Ilva. Se la formula deve essere quella di good company-bad company, quest’ultima non deve assolutamente riguardare i lavoratori.
L’operazione Alitalia deve fare capo allo Stato, l’unico che può riportare sullo scenario mondiale una compagnia che si è tentato di uccidere in tutti i modi. No esuberi, sì investimenti.
Proprio a sostegno di questa proposta i lavoratori Alitalia e di tutto il Trasporto Aereo parteciperanno il 20 alla manifestazione nazionale di Roma indetta da USB per le nazionalizzazioni.

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