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Pisa. Presidio e contestazione di Napolitano

da Repubblica

Pisa, gli antagonisti
contestano Napolitano

Il presidente accusato di aver controfirmato le leggi di Berlusconi da una cinquantina di persone fuori dall’ateneo. Migliaia gli studenti e i cittadini che lo hanno invece applaudito. Un cartello: “Presidente ci è rimasto solo lei”

Dal nostro inviato SIMONA POLI

PISA – “Vergogna, vergona”. E’ con questo grido che gli antagonisti hanno accolto l’arrivo del presidente Napolitano nell’Università la Sapienza di Pisa. Erano una cinquantina nella piazza, sui loro striscioni si legge che non vogliono pagare il debito pubblico fatto da altri. Al presidente rimproverano di avere controfirmato le leggi di Berlusconi e la riforma Gelmini. Hanno anche diffuso un volantino con scritto: “Caro Napolitano non sei il nostro presidente, guerra e sacrifici falli tu. Non saremo tra chi festeggia la tua visita Pisa. Il vostro debito non le pagheremo e le vostre guerre non le faremo”. Fra i manifestanti anche bandiere “No Tav”.  Molto più numerosi rispetto al gruppo di contestatori, le scolaresche e la gente che aspettava invece la visita di Napolitano con tutt’altro stato d’animo: applausi quando il corteo presidenziale si affaccia sulla piazza.

Atmosfera festosa anche quando il presidente lascia l’università dopo la cerimonia e dopo aver anche incontrato una delegazione studentesca: “Il presidente ci ha incontrati per pochi minuti, ma ha ascoltato con grande attenzione la sintesi della lettera che gli abbiamo consegnato” ha detto Emiliano Dovico esponente di Sinistra Per… e rappresentante dell’organizzazione studentesca degli organi di governo dell’Ateneo pisano. Nella lettera consegnata a Napolitano i giovani spiegano alla fine: “abbiamo le energie e le idee per cambiare il mondo in cui viviamo e non ci difetta il coraggio dell’immaginazione, che si scontra tuttavia con l’impermeabilità di un sistema partitico e di una classe politica oggi non in grado di interpretare i bisogno espressi dai movimenti della società civile e di interloquire conseguentemente, con essi su piano di ascolto e di pari dignità”

 

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Appuntamento per un presidio in Piazza Dante. Appuntamento 20 ottobre ore 10 di fronte alla facoltà di Lettere (Palazzo Ricci)

 

Il presidente Napolitano sarà in visita a Pisa il giorno 20\10 per inaugurare il nuovo anno accademico e per dare la sua “benedizione” ai PIUSS (Piani integrati di sviluppo urbano sostenibile), con i quali s’investono immense risorse economiche al fine di trasformare Pisa in una città vetrina, come voluto dall’amministrazione comunale.

Sarà a Pisa un Presidente della Repubblica che si è posto come garante delle politiche liberiste e guerrafondaie.

 

Noi lavoratori, studenti, disoccupati, precari contestiamo:

 

•   che in una città nella quale si continuano a perdere migliaia di posti di lavoro, si esternalizzano i servizi pubblici, si vive nel precariato, si alimentano speculazione immobiliare ed edilizia, Giorgio Napolitano venga a benedire i lavori di un progetto, il PIUSS, che è parte integrante e trainante di un uso delle risorse tutto a favore di commercianti e delle lobby dei palazzinari e degli affittuari, di un turismo di élite. 

 

•   la volontà di Napolitano di sostenere attivamente l’aggressione italiana in Libia e di tacere, nella sua visita a Pisa, il fatto che dai nostri territori partano quotidianamente armi e uomini verso tutti gli scenari di guerra aperti dalla NATO. Un ruolo che è destinato ad aumentare a dismisura con la prossima nascita dell’HUB.

 
  • l’inaugurazione dell’anno accademico di un’Università che il Presidente ha contribuito personalmente a smantellare. Firmando la riforma Gelmini ha contribuito alla totale dismissione dell’università pubblica e alla nascita di un mondo della formazione totalmente piegato agli interessi dei privati. Tale mossa rientra perfettamente nel suo ruolo di garante degli interessi economici che hanno creato questa crisi e che da essa vogliono trarre un ulteriore profitto.
  • di essere stato parte attiva nell’elaborazione della lettera Trichet-Draghi ( rispettivamente il vecchio e il nuovo Presidente della Banca Centrale Europea), che ha dettato al governo Berlusconi provvedimenti economici approvati con le manovre finanziarie lacrime e sangue dello scorso agosto.
  • Va inoltre ricordato come l’Amministrazione Comunale di Pisa, guidata dal Sindaco PD Filippeschi, ha sviluppato negli ultimi anni progetti educativi di “cultura alla pace e alla solidarietà” promuovendo le “Giornate della solidarietà” in cui bambini delle scuole materne, elementari e medie sono stati portati nella caserma operativa dei paracadutisti della “Folgore”: una bella lezione di pace dai professionisti della guerra.
 
 
 

Per tutto questo giovedì 20 ottobre noi non festeggeremo l’arrivo di Napolitano, ma eserciteremo un diritto democratico elementare, quello del dissenso verso le scelte politiche di uno dei massimi  rappresentanti istituzionali, diritto che in questi giorni viene messo pesantemente in discussione.

Forze politiche e mass media chiedono di rispolverare leggi speciali degli anni ’70 (Legge Reale), negano la piazza di Roma per manifestazioni e cortei, intendono monetizzare l’uso delle piazze, chiedono provvedimenti restrittivi delle più elementari libertà personali (DASPO).

 

Noi dissentiamo radicalmente dalle scelte politiche di Giorgio Napolitano e diciamo no a questo nuovo clima da “caccia alle streghe”. Chi è d’accordo con noi e intende partecipare al presidio in Piazza Dante  l’appuntamento è il 20 ottobre 2011. alle 10 di fronte alla facoltà di Lettere (Palazzo Ricci)

 

Il Comitato popolare d’accoglienza al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

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CARO NAPOLITANO, NON SEI IL NOSTRO PRESIDENTE.

GUERRE E SACRIFICI FALLI TU.

“È nostro impegno, sancito dal Parlamento, restare schierati in Libia con le forze di altri paesi che hanno raccolto l’appello delle Nazioni Unite».

Con queste parole lo scorso 20 giugno il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano sosteneva l’aggressione militare contro la Libia. Oggi silenzio di tomba sulle centinaia di civili che continuano a morire a causa dei bombardamenti della NATO sulle città libiche.

Parole di “fermezza” contro gli iniziali tentennamenti dell’esecutivo berlusconiano, dilaniato da divisioni interne sulla conduzione delle operazioni militari contro l’ex amico Gheddafi.

Parole di guerra da parte di un uomo che si è fatto garante delle posizioni più filo europeiste all’interno del debole scenario politico italiano.

In nome di quale Europa parla il Presidente della Repubblica italiana? Non certo di quella dei popoli, dei lavoratori e degli sfruttati, ma in nome e per conto della Banca Centrale Europea, dell’Unione Monetaria Europea e dei grandi industriali.

Il 16 settembre scorso, prima di partire verso la Romania – dove si è complimentato con gli imprenditori italiani che si arricchiscono sui salari da fame in quel paese – il Presidente ha dichiarato in conferenza stampa che “occorre una riflessione in merito alle scelte fatte negli anni ’70 e ’80 perché Il mondo è radicalmente cambiato e in un certo senso tutto va rimesso in discussione. Occorrono comportamenti adeguati”.

A quaranta anni di distanza Napolitano ripropone la solita ricetta di allora: “sacrifici” dei lavoratori per salvare l’economia italiana. In quegli anni ci illudevano con la “politica dei due tempi”: i sacrifici avrebbero portato lavoro, reddito, benessere, che nessuno ha mai visto.

Nel lessico della classe dominante di oggi nessuna ipotesi di tempi migliori, solo guerra. Guerra interna, contro le classi sociali subalterne, guerra esterna, per rapinare ad altri popoli risorse strategiche e braccia a basso costo.

Per favorire queste politiche Napolitano ha contribuito attivamente al varo delle manovre economiche di questa estate, firmando tutto quel che poteva firmare per la loro realizzazione.

Caro Presidente, non ce la dai a bere. Non saremo tra chi festeggia la tua venuta a Pisa.

L’unità nazionale e i sacrifici che ci proponi sono per pagare i danni degli unici responsabili dell’attuale disastro economico, sociale e ambientale: industriali, finanzieri, banchieri, manager, burocrati, politici e faccendieri. Voi dovrete pagare, non noi.

In Libia gli aerei italiani e della NATO sono a difendere gli interessi dell’ENI, non i civili che muoiono a centinaia. Nascondere questa realtà dietro la retorica dei “diritti umani” è un’insopportabile operazione di cinismo. Le truppe vanno riportate a casa, i soldi spesi per il lavoro, l’istruzione, la salute, non per le aggressioni militari.

IL VOSTRO DEBITO NON LO PAGHEREMO, LE VOSTRE GUERRE NON LE FAREMO.

 

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