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Referendum contro i Trattati Europei. Si può fare, anche in Italia

Era il 21 marzo dello scorso anno quando una delegazione del movimento politico Ross@ entrò alla Presidenza della Camera dei Deputati per consegnare un dispositivo che chiedeva – e consente – un referendum di indirizzo costituzionale sui Trattati Europei sottoscritti arbitrariamente dai governi italiani che si sono succeduti dal 1992 a oggi. Si trattava di quei “governi di tecnocrati” che firmarono il Trattato di Maastricht (che comportò subito la “terapia d’urto” del governo Amato, 90.000 miliardi di lire di tagli, tasse, imposte, blocco dei salari, privatizzazioni), un trattato del 1992 che includeva la nascita dell’Unione Monetaria che diventerà otto anni dopo l’Eurozona.

Maastricht, Two Pack, Six Pack, Fiscal Compact, Semestre Europeo, obbligo di pareggio in bilancio in Costituzione, Trattato di Dublino. Una lunga serie di misure micidiali e di vincoli che hanno portato da tredici anni a questa parte il paese in recessione, la disoccupazione giovanile al 43%, due milioni di posti di lavoro persi, aumento continuo e non diminuzione del debito pubblico, tagli alle spese sociali nella sanità, nella scuola e nella previdenza sociale, privatizzazioni e svendite di industrie, banche e servizi strategici.

I governi Amato, Ciampi, Berlusconi, Dini, Prodi, D’Alema, Monti, Letta e infine Renzi, hanno sottoscritto trattati vincolanti e pesantissimi dal punto di vista economico, sociale e politico, senza mai consultare la popolazione su queste scelte disastrose. Anzi guardandosene bene perchè ogni volta che in un paese europeo è stato possibile svolgere referendum popolari su trattati europei… le oligarchie europee li hanno persi in Francia, Olanda, Irlanda, Danimarca e infine in Grecia.

Ma le classi dominanti (e anche una sinistra smemorata, pavida ed europeista oltre ogni ragionevolezza) contano sempre sulla memoria corta delle masse popolari, sulla connivenza dei mass media e sulla mancanza di coraggio politico delle opposizioni. Ci hanno detto sempre che un referendum su questa materia non si può fare perchè la nostra Costituzione non prevede referendum in materia di trattati internazionali. Eppure…. eppure uno strappo alla regola – in nome del dogma europeista – è stato fatto nel 1989, quando insieme alle elezioni europee i cittadini italiani vennero chiamati ad un referendum di indirizzo costituzionale per dichiarare se fossero d’accordo o meno nel dare mandato al Parlamento Europeo di legiferare su alcune materie. In quel referendum del 1989, votò il 72% degli aventi diritto e vinse ovviamente il via libera al Parlamento Europeo. Quindi, se la maggioranza dei deputati o la maggioranza dei senatori lo vuole, anche in Italia si può fare un referendum sui trattati europei, incluso quello che ha istituito l’Eurozona e introdotto l’euro.

Il dispositivo consegnato dalla delegazione di Ross@ alla Presidenza della Camera dei Deputati il 21 marzo del 2014, annunciato in via ufficiale agli uffici della Camera con il nr.613/marzo 2014, sostenuto da tremila firme raccolte nelle piazze di diverse città italiane, così recita:

Petizione al Senato della Repubblica e alla Camera dei Deputati

I e le sottoscritti/e cittadini/e italiani/e, a norma dell’articolo 50 della Costituzione, rivolgono [ al Senato della Repubblica; alla Camera dei Deputati]  una petizione affinché sia varata una legge costituzionale – ripetendo il precedente del 1989 −  per l’indizione di un referendum popolare di indirizzo sulle misure economico-sociali e di austerità previste nella normativa europea e nazionale.

Chiedono, altresì, che nella formulazione del quesito si faccia riferimento alla Raccomandazione del Consiglio del 12 luglio pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’UE del 21 luglio, al decreto legge 138/2011 (legge 148/2011) emanato in seguito alla lettera di Jean-Claude Trichet e Mario Draghi del 5 agosto 2011,  e agli altri provvedimenti assunti in seguito alla lettera indirizzata dal Governo italiano al Consiglio Europeo e al Vertice Euro del 26 ottobre 2011.

Firme

Giorgio Cremaschi

Emidia Papi

Franco Russo

Sergio Cararo

Più altre tremila firme circa di cittadini italiani.

A fine maggio di quest’anno, il M5S ha presentato invece al Senato una proposta di legge di iniziativa popolare corroborata da decine di migliaia di firme, che chiede venga approvata la legge che consenta il referendum anche in materia di trattati europei, in particolare sull’introduzione dell’euro.

Anche in questo caso le classi dominanti, gli eurocrati di casa nostra, i giornalisti e i commentatori asserviti e finanche gli esponenti politici pavidi o corrotti, proveranno a dire che non si può fare. Così come continuano a ripetere – nonostante i disastri sociali certificati che hanno prodotto le loro ricette e solo le loro ricette in Grecia, Spagna, Portogallo, Italia, Irlanda etc. – che non si può fare diversamente, che occorre rimanere dentro l’Eurozona e l’Unione Europea perchè al di fuori di queste “colonne d’Ercole” ci sono i draghi, i mostri e i fantasmi. Dopo il referendum in Grecia, sappiamo che così non è, non lo era prima e non lo sarà più. Niente è più come prima, ma adesso occorre avere coraggio politico e disponibilità alla lotta in misura molto maggiore, anche in Italia. La campagna Eurostop che si sta dando gambe per crescere in Italia, in Spagna e in Grecia (per ora) intende avviare una battaglia a tutto campo per fare il referendum anche qui contro i diktat della Troika. L’accumulazione di forze e la rottura degli apparati di dominio esistenti non sono decreti o manuali, sono processi reali che si danno concretamente dentro il conflitto sociale.

 

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