Pagare la retta dello scuolabus e della mensa non è una trovata della sciagurata sindaca di Lodi. Lo fanno tutti i comuni. Perché alla scuola sono stati tagliati i finanziamenti, non da oggi, da quando al governo c’era Berlusconi, alle Finanze c’era Tremonti e Gelmini – “beata ignoranza”- stava al ministero dell’istruzione, senza neanche capire che ci stava a fare.
Non è da oggi che nelle scuole primarie le ragazzine e i ragazzini devono portarsi da casa anche la carta igienica, oltre i materiali didattici che un tempo erano a carico della scuola dell’obbligo.
In un paese in cui l’evasione dall’obbligo scolastico è sempre in agguato, in cui i diplomati sono meno del 50%, al di sotto della soglia europea e i laureati neanche il 10%, la metà degli altri paesi, imporre queste gabelle agli scolari è un crimine contro il diritto all’istruzione, l’accesso alla cultura, una discriminazione economica, contraria alla nostra Costituzione. Ostacolare la scuola pubblica è rendere zoppa la democrazia. Un crimine non casuale: si definanzia la scuola pubblica, si foraggia la privata.
Oltre alla dispersione scolastica, il basso numero di diplomati e la penuria di laureati, il fenomeno dell’assenza di strumenti pubblici che forniscano l’autoformazione, la cura della propria istruzione e cultura è uno dei fenomeni che colpisce la popolazione italiana: per dirlo chiaro, l’analfabetismo di ritorno e la mancanza di stimoli all’apprendimento è la causa fondamentale del bassissimo numero di lettori di giornali e libri. Un popolo ignorante è quello che ci vuole a certe politiche.
Ostacolare la scolarizzazione di massa nei primi anni di vita scolastica con gabelle alla mensa è anche un inno all’ignoranza delle norme basilari di uno stile di vita sano: si rinuncia alla diffusione dell’educazione alimentare del paese che ha inventato la dieta mediterranea.
È stato giusto raccogliere i soldi per sanare queste insopportabili discriminazioni. Ma è tempo di raccogliere le forze per proteggere e diffondere il diritto all’istruzione per tutti.
* da Facebook
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