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Grecia: dopo gli immigrati i nazisti prendono di mira i gay

 

«Dopo gli immigrati, voi sarete i prossimi»: questa la minaccia riportata su migliaia di volantini che gli squadristi del partito nazista greco Chrysi Avghì stanno distribuendo in alcuni quartieri della capitale Atene. Avevano cominciato la loro nuova campagna intimidatoria qualche giorno fa lanciandone alcuni nelle strade del quartiere di Gazi, una delle zone di Atene dove si concentrano numerosi locali frequentati dalla comunità omosessuale. Alcuni giorni fa, durante una intervista, il segretario di Alba Dorata, Stavros Theodorakis, aveva affermato che gli omosessuali sono «una parte malata e anormale della società greca». «Io non mi sentirei per niente orgoglioso se fossi omosessuale» aveva invece spiegato il ducetto dei nazisti greci, Nikos Michaloliakos.
Ieri, durante la cerimonia d’insediamento del Parlamento di Atene eletto lo scorso 6 maggio – che a breve dovrebbe essere sciolto in vista delle nuove elezioni fissate per il 17 giugno – il drappello di deputati neonazisti ha fatto il suo ingresso in aula a ritmo di marcia. Dopo esser entrati in formazione militare, i 21 parlamentari di Chrysi Avghi sono rimasti seduti durante la cerimonia officiata dall’arcivescovo di Atene Ieronimus (così come i tre deputati di fede islamica, mentre quasi tutti i deputati comunisti sono usciti dall’aula per non presenziare al giuramento). E oggi i quotidiani ellenici non parlano d’altro.

Nuova pubblicità gratuita per il partito che continua ad essere sotto i riflettori, e che dopo aver preso di mira gli immigrati con minacce,  aggressioni fisiche e vere e proprie spedizioni punitive, cerca nuovi consensi e nuovi proseliti concentrandosi anche contro gli omosessuali. Una campagna ridicola e odiosa, ma che in una società spaventata dalla crisi economica e terrorizzata dalla propaganda apocalittica dei media – “o Berlino o default” – rischia di attecchire e di portare nuovi consensi a un partito che dopo aver vivacchiato per decenni al margine della scena politica ha fatto il suo ingresso in Parlamento con addirittura il 7%.
Nonostante in tutti gli ultimi sondaggi le inchieste d’opinione abbiano previsto un calo o addirittura un crollo di Chrysi Avghi, i suoi dirigenti sanno che sobillare le paure e i pregiudizi dei greci può avere effetti rapidi all’interno di un elettorato che si è dimostrato assai mobile.

E quindi continuano a battere sul chiodo della “pulizia”, dell’ordine, e della cacciata degli immigrati clandestini (che per loro sono praticamente tutti gli stranieri). Il loro discorso attecchisce e fa breccia anche tra i dirigenti e gli elettori dei partiti di destra ‘moderata’. Anche se tutte le inchieste affermano che negli ultimi anni centinaia di migliaia di lavoratori stranieri – tra questi 600 mila albanesi e decine di migliaia di bulgari – hanno lasciato il suolo greco per far ritorno a casa o per tentare la fortuna in altri paesi, agli occhi di molti greci gli immigrati sono dei parassiti, dei concorrenti. A volte dei nemici da cacciare. Da questo punto di vista il modo allarmistico in cui alcune notizie vengono diffuse dai media fornisce nuovi argomenti alla propaganda razzista. Come quella secondo cui le frontiere elleniche sarebbero rimaste sguarnite, vista l’incapacità delle autorità di Atene di gestire le pratiche dei rifugiati e degli immigrati provenienti da Afghanistan, Iraq, Iran e altri Paesi. L’allarme giustamente lanciato dalla Caritas e dall’Unhcr (l’Alto commissariato per rifugiati delle Nazioni Unite) tende a denunciare il rischio che decine di migliaia di richiedenti asilo rimangano per mesi senza risposte, e che si crei un pericoloso vuoto giuridico, il che non farebbe altro che gettare gli stranieri nelle grinfie della criminalità. Ma il modo in cui la notizia viene riportata spesso non fa che esasperare gli animi dei cittadini greci che si sentono indifesi e assediati.

Di questo clima approfitta il movimento che come simbolo ha scelto il ‘meandro’, la svastica greca alla quale si ispirò il movimento nazionalsocialista tedesco per realizzare il suo. Il loro messaggio fa breccia, e si afferma. Un programma minimalista, sparato sotto forma di pochi e comprensibili slogan, mix di nazionalismo, populismo e razzismo: minare le frontiere per impedire l’accesso agli immigrati, incarcerare e poi espellere gli stranieri già sul suolo greco, applicare i diritti legati alla cittadinanza ai soli greci e i loro diretti discendenti, introdurre la pena di morte per gli spacciatori di droga, vietare per legge i sindacati, uscire dall’euro, nazionalizzare banche e risorse naturali…

Slogan che negli ultimi tempi hanno preso la forma di violente spedizioni punitive realizzate in numerosi quartieri della Capitale, e non solo, dai ragazzotti palestrati sotto lo sguardo tollerante della Polizia. E sotto la direzione, si dice, di  Themis Skordelli, indagata per concorso in omicidio e secondo alcuni analisti ‘eminenza grigia’ del partito. Il movimento si descrive e si rappresenta come ‘antisistema’, ma non sono un segreto i suoi stretti legami con gli esponenti della Giunta militare che ha imperversato tra il ’67 e il ’74, godendo del sostegno della Nato e degli Stati Uniti.
Già nel 1984 il leader Nikolaos Michaloliakos, fu eletto ai vertici del partito di estrema destra Ethniki Politiki Enosis (Unione Politica Nazionale), su indicazione di quel Giorgios Papadopoulos promotore del colpo di stato e numero uno della dittatura dei Colonnelli.

Per non parlare della protezione di cui sembrano godere i suoi dirigenti e i suoi scagnozzi, ritratti in decine di video mentre in questi anni davano manforte ai reparti speciali della polizia contro i giovani e i lavoratori che manifestavano contro i vari governi filo-troika. Una contraddizione che però non sembra scalfire la pericolosa simpatia dimostrata nelle urne da centinaia di migliaia di greci.

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