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Il “nemico principale” di Salvini non sono i migranti, ma chi se ne preoccupa

Ultim’ora. A totale conferma di quanto scritto stamattina, è stato raggiunto un “singolare accordo” tra il governo italiano e quello maltese. Dopo le due di pomeriggio, infatti, il Viminale ha fatto sapere che  La Valletta, “è disponibile ad accogliere gli immigrati a bordo della Alex, e Roma ne riceverà altrettanti da Malta per lasciare invariata la pressione dell’accoglienza sull’isola“. Intanto una motovedetta maltese ha preso a bordo donne e bambini ospitati dalla Alex.

Ovvero: prendersi 50 naufraghi non è un problema per un paese di 60 milioni di abitanti. Il problema è se questi naufraghi vengono raccolti da “navi umanitarie” – che fanno del soccorso la propria ragione sociale – oppure da navi commerciali, turistiche o militari.

Piccola annotazione momentanea: bisogna essere davvero idioti per ritenere questo meccanismo di scambio instaurato con Malta come una “vittoria della fermezza” fascioleghista.

In pratica si inaugura semplicemente un percorso perverso e più farraginoso: le navi delle Ong portano i naufraghi a Malta  e Malta poi li dirotta verso l’Italia (è solo questione di tempo, e anche quelli che oggi sono stati salvati dalla Alan Kurdi, della ong Sea Eye, ancora in mare aperto, arriveranno in Italia per poi andare dove è possibile vivere…).

A Salvini dei migranti non gliene può fregare di meno, vanno pure bene come occasione per seminare cazzate razziste, ma servono per le imprese medie e piccole (il suo unico e vero “blocco sociale”), visto che la parte giovanile della popolazione “indigena” diminuisce continuamente di numero a causa della bassa natalità (se gli stipendi sono bassi, non si fanno figli) e soprattutto della fuga all’estero, in cerca di una vita migliore.

A Salvini interessa solo “vincere” una battaglia politica dentro il paese, affermare il verbo razzista e individualista, distruggere ciò che resta del senso comune e delle istituzioni antifasciste. Chi insomma accetta il piano di discussione da lui imposto – “stop all’invasione” / “accoglienza senza limiti” – accetta di collaborare alla costruzione di un paese decerebrato.

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Ancora una nave da soccorso, ancora migranti salvati da un naufragio, ancora Salvini che minaccia e vieta l’ingresso in porto. La nave questa volta è italiana – la Alex, messa in acqua da Mediterranea Saving Humans, che non si definisce una Ong (organizzazione non governativa), ma “un’Azione Non Governativa progettata e realizzata da organizzazioni di natura differente e singole persone” – e dunque introduce una variante nello schema “salviniano”, complicandone un po’ la narrazione.

Prima i fatti.

Tre giorni fa la nave ha raccolto in mare migranti a bordo di un natante che stava affondando. Persone che non dormivano da 24 ore e non mangiavano da tre giorni, tirate su e sistemate sul ponte, con gli uomini (39) ammassati a prua e le donne (11) e i bambini (4) a poppa.

A quel punto si è diretta verso il “porto sicuro più vicino” – definizione del codice della navigazione internazionale per indicare un obbligo della nave che presta soccorso ai naufraghi – che è stato ovviamente individuato in Lampedusa. Decisione peraltro logica anche sul piano “nazionale”, visto che – ripetiamo – si tratta di un’imbarcazione battente bandiera italiana, dunque teoricamente “facilitata” nelle comunicazioni con le autorità del punto di approdo.

Ovviamente, il fascioleghista blaterante ha tirato su il solito muro: “Se non dirigeranno verso Malta, è chiaro che sarà l’ennesimo atto di disobbedienza, violenza e pirateria: io non mollo!“. E “Le autorità marittime maltesi hanno dato alla nave dei centri sociali indicazione di dirigersi verso il porto di La Valletta, dove potranno attraccare“.

Dalla nave, stamattina, è giunto un comunicato tutt’altro che bellicoso:

Alle 4 di stamattina la nave ALEX di Mediterranea è arrivata al limite delle acque territoriali italiane, a 12 miglia da Lampedusa, ma un decreto dei ministri di Interno, Difesa e Trasporti ci vieta l’ingresso“. “Abbiamo risposto che ALEX, per le condizioni psicofisiche delle persone a bordo e le caratteristiche della nave, non è in grado di affrontare la traversata verso Malta. Ma siamo disponibili a trasferire i naufraghi su motovedette maltesi o della guardia costiera italiana“. “Siamo ora al limite delle acque territoriali italiane in attesa che venga al più presto assegnato un porto sicuro di sbarco per le 54 persone salvate da ALEX Mediterranea. Prima che la situazione a bordo diventi insostenibile“.

Assolutamente chiaro, comunque, che il copione si va dipanando secondo modalità identiche o quasi con gli episodi precedenti.

Italia (oltre 60 milioni di abitanti) e Malta (250mila) si palleggiano 54 persone disperate. L’”Europa reale” – ossia gli sgherri dell’Unione Europea – se ne disinteressa completamente.

Tutto già visto, e apperentemente senza soluzioni.

Se non fosse per l’attuale scarsità di navi dedicate al soccorso in mare presenti attualmente nel Canale di Sicilia, nei prossimi giorni avremmo potuto assistere a un moltiplicarsi di “battaglie mediatiche” simili.

A causa dell’avanzata delle truppe di Haftar su Tripoli, infatti, il fantoccio Al Serraj (nei giorni scorsi a Milano per un incontro con lo stesso Salvini, bypassando il primo ministro Conte) ha annunciato che “libererà” le migliaia di migranti illegalmente rinchiusi nei centri di detenzione finanziati dai governi italiani (da Minniti in poi). Le sua “guardia costiera” – ampiamente rimpolpata dai trafficanti di esseri umani che detengono i barconi su cui poi i migranti tenteranno l’avventura – a bordo di motovedette italiane “regalate” al precario quisling libico, si incaricherà successivamente di fare quel tanto di manovre sufficienti a far dire (a Salvini o chi per lui) che gli eventuali soccorritori avrebbero “infranto la legge” (ossia la volontà di Salvini di far riportare a Tripoli i migranti).

A nessuno sfugge, peraltro, che questo fenomeno è già in atto da giorni. Centinaia di migranti hanno raggiunto Lampedusa – il “porto sicuro più vicino” – a bordi di barchini e gommoni. Ma il ministro dell’insulto non se ne è occupato affatto. Per lui l’unico problema nasce dal salvataggio in mare, non dall’arrivo (comunque limitatissimo) di migranti e profughi.

Questa differenza di “attenzione” – tra barchini di fortuna e navi di salvataggio – dovrebbe illuminare anche le caratteristiche della narrazione nazi-salviniana. Il problema e “il nemico” principale, infatti, non sono i migranti, ma chi se ne preoccupa, li salva in mare, pretende siano trattati come normali esseri umani.

Un insieme variegato, anche questo, che comprende tantissima gente davvero generosa, tanti volontari che sacrificano ferie e rischiano l’incolumità (la “guardia costiera libica” non è mai avara di minacce…), qualche vecchio presenzialista in cerca di nuova notorietà, politicanti di non eccelso corso a caccia di un’altra occasione…

Quella di Salvini e di tutta destra fascista (fino ed oltre la patetica Meloni, sempre costretta al ruolo di chi spara “più uno”), insomma, è una battaglia politica interna. Punta ad affermare la sua “capacità di dettare l’agenda” e perfino il vocabolario – definire “criminale” una persona prosciolta dalla magistratura è da querela immediata, facilmente vinta – tramite uno sceneggiato televisivo in cui tutti noi (la popolazione intera) siamo ridotti a semplici spettatori, chiamati a fischiare o applaudire.

Uno sceneggiato in cui la nave di salvataggio è necessaria per confermare lo schema e riprodurlo. Se non ci fosse, qualcuno della Lega se la inventerebbe…

I naufraghi vanno salvati e accolti, come sempre si è fatto nel mondo.

Le guerre neocoloniali vanno impedite, perché producono la schiacciante maggioranza di queste crisi umanitarie.

Lo schema salviniano va rotto.

Questo è il compito politico che abbiamo davanti nei prossimi mesi. Dobbiamo ammettere di non essere sicuri che le punture di spillo delle navi ong nel Mediterraneo siano il percorso più efficace per questo obiettivo. Urgono nuove idee, che cambino la trama e producano un altro film…

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