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La guerra nel Mar Mediterraneo. Scontro sulle Zone Economiche Esclusive

Molti osservatori sono concentrati sulla guerra civile sul territorio della Libia e le tensioni in Medio Oriente. Ma c’è un aspetto di questa guerra che merita di essere conosciuto e compreso: lo scontro sulle Zone Economiche Esclusive (da adesso in poi ZEE) nel mare Mediterraneo. Il problema si è palesato negli anni più recenti a causa della scoperta di grandi giacimenti di gas nei fondali marini.

Infatti fino alla fine degli anni novanta nessun Paese che si affacciava sul Mar Mediterraneo aveva proclamato ZEE, pur avendone il diritto riconosciuto dal trattato Onu di Montego Bay del 1982.

Ma la competizione sui corridoi e i giacimenti energetici dalla fine degli anni Novanta in poi è diventata furiosa. Sui tracciati delle pipelines che portano gli idrocarburi dai giacimenti fino ai mercati di sbocco in Europa, si è combattuta per anni una guerra non dichiarata tesa ostacolarne o definirne i tracciati ( ed anche le conseguenti roialty per i diritti di passaggio). Sul come fare arrivare petrolio e gas dai giacimenti dell’Asia ex sovietica e Iran in Europa si sono combattuti sanguinosi conflitti nel Caucaso e in Turchia.

Per anni i corridoi energetici che dovevano sboccare sul porto russo di Novorossik sul Mar Nero o su quello turco di Ceyhan sul Mediterraneo, hanno visto un braccio di ferro tra Russia, Iran, Stati Uniti, Turchia. In parte questo braccio di ferro è stato anche la causa della guerra e dello smembramento della Jugoslavia e delle tensioni nei Balcani, cioè della regione a ridosso del mercato di sbocco in Europa.

Negli anni più recenti, questo scontro si è spostato sul mare. La scoperta di grandi giacimenti di gas sul fondo marino, ha attivato immediatamente gli Stati rivieraschi.

Ha cominciato Israele definendo in modo piuttosto ampio la propria ZEE tagliando fuori i palestinesi (mare davanti a Gaza) e coinvolgendo Cipro. Il progetto ha via via coinvolto anche la Grecia. La cosa ha preoccupato la Turchia che a sua volta ha definito la propria ZEE, la quale risulta però imbrigliata da quelle di Israele, Cipro e Grecia. Se con la prima i rapporti si sono via via fatti più tesi nel tempo, con le prime due le tensioni sono storiche. Cipro è divisa tra zona greca e zona turca, con la Grecia la rivalità risale nel tempo della dissoluzione dell’Impero Ottomano dopo la Prima Guerra Mondiale.

A finirne coinvolta è stata però anche l’Italia. Nel febbraio del 2018 le unità della marina militare turca hanno bloccato e fatto allontanare una nave della Saipem (Eni) che doveva perforare ed esplorare un’area marina al largo di Cipro, dove la Turchia aveva dichiarato unilateralmente il blocco delle attività di esplorazione dei fondali.

A ottobre del 2019, la Turchia ha alzato ulteriormente il livello della sfida nel Mediterraneo Orientale, spingendo la propria ricerca di gas in acque cipriote e direttamente in “casa” di Eni e Total all’interno del blocco esplorativo 7, che Nicosia aveva da poco affidato alle società italiane e francesi. Secondo il Sole 24 Ore, alla Total sono andati il 20% dei blocchi 2 e 9 (quota identica a quella già detenuta dalla cipriota Kogas, mentre Eni ora è scesa al 60%); il 30% del blocco 3 (Eni è scesa al 50%, Kogas resta al 20%) e il 40% del blocco 8, che prima era al 100% “italiano”. Eni e Total erano già socie al 50% nel blocco 6 della Zona Economica Esclusiva al largo di Cipro.

L’ultima forzatura è avvenuta poche settimane con l’accordo tra Turchia e la Libia di Sarraj che hanno di fatto unificato le loro ZEE incuneandosi tra quelle integrate di Israele, Cipro e Grecia. Con l’accordo turco-libico siglato a fine novembre sulla definizione dei nuovi confini marittimi con la Libia, la Turchia ha voluto mettere pesante ipoteca sulla questione della delimitazione delle contese acque territoriali attorno all’isola di Cipro e soprattutto sullo sfruttamento delle ingenti risorse di gas che in quelle acque si trovano. Il che riguarda un’area marittima che va dalla parte sud-occidentale della penisola anatolica alle coste nord-orientali della Libia.

Non solo. Secondo l’Istituto di Studi di Politica Internazionale, Ankara ha voluto anche dare un segnale forte a tutti gli altri stati – Egitto, Giordania, Israele e Italia – che a inizio 2019 hanno costituito l’Eastern Mediterranean Gas Forum per lo sviluppo congiunto degli idrocarburi, “esplicitando che nella partita del gas del Mediterraneo orientale la Turchia è intenzionata a giocare la sua parte, anche con regole del gioco non condivise, e a non lasciarsi marginalizzare”.

E qui entra in ballo un altro soggetto pienamente coinvolto nella guerra civile libica: l’Egitto, che come noto, sostiene il generale Haftar contro il governo di Tripoli. Già nel 2015 l’Eni aveva effettuato una scoperta di gas di rilevanza mondiale nell’offshore egiziano del Mar Mediterraneo, presso il prospetto esplorativo denominato Zohr. Il giacimento supergiant presenta un potenziale di risorse fino a  850 miliardi di metri cubi di  gas in posto e un’estensione di circa 100 chilometri quadrati. Zohr rappresenta la più grande scoperta di gas mai effettuata in Egitto e nel Mar Mediterraneo. “Eni svolgerà nell’immediato le attività di delineazione del giacimento per assicurare lo sviluppo accelerato della scoperta che sfrutti al meglio le infrastrutture già esistenti, a mare e a terra” scriveva il sito dell’Eni.

Ma a giugno del 2018 di fronte alle coste dell’Egitto l’Eni ha scoperto nella ZEE dell’Egitto un altro giacimento di gas, il “Noor”, che avrebbe dimensioni pari a tre volte il gigantesco giacimento di Zohr, individuato appunto nel 2015 e ritenuto all’epoca il più grande del Mediterraneo.

E questo è stato un evento che in prospettiva può cambiare la geopolitica del Mediterraneo. L’Egitto si troverebbe nelle condizioni di diventare un grande esportatore di energia verso l’Europa, a scapito delle analoghe ambizioni israeliane affidate ai giacimenti Tamar e Leviathan, (quest’ultimo in joint-venture con l’americana Noble) e delle ambizioni della Turchia.

Il Mar Mediterraneo, attraverso i confini invisibili di delimitazione delle ZEE, sta diventando così un terreno di contesa né più né meno di quella che si sta combattendo sulla terraferma, in Libia come a Gaza o a Cipro.

Ieri al Cairo si è svolto un vertice straordinario di paesi coinvolti nella guerra civile libica ma anche nella contesa sulle ZEE nel Mediterraneo ovvero Italia, Egitto, Francia, Cipro e Grecia. La partecipazione infatti di Grecia e Cipro conferma che il problema non riguarda solo gli scontri militari sul territorio libico ma anche le tensioni in mare sui giacimenti di gas.

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