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Sgombero dell’ex Penicillina: la kermesse va in onda, ma ad attendere Salvini più polizia che occupanti

«Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti». Così recita il primo verso dell’articolo 1 della Dichiarazione universale dei diritti umani, di cui oggi se ne ricordano, formalmente, i 70 anni dalla sua proclamazione per opera dell’Assemblea generale delle Nazioni unite.

Formalmente, sì, perché quando si passa #dalleparoleaifatti, come piace propagandare al Ministro dell’Interno, la realtà è ben diversa, e racconta dell’ennesimo sgombero-farsa andato in scena stamattina, lunedì 10 dicembre, nell’estrema periferia di Roma.

Stiamo parlando della tanto annunciata «bonifica» dell’ex fabbrica di Pennicillina, quartiere San Basilio. Fin dal primo mattino, decine di camionette della Polizia e dei Carabinieri, centinaia di agenti chiamati all’ordine, bloccata un’arteria fondamentale per la viabilità pendolare della città come la Tiburtina, tutto per… una cinquantina di disperati. Tanti infatti i “dannati della terra” che avevano deciso di rimanere nello stabile (si fa per dire) nonostante l’annunciato sgombero.

Uno sgombero dei fantasmi dunque, una kermesse inscenata dal, e per, il ministro Salvini, sfilata su un tappeto di manganelli e scudi, e andata in onda su tutti i media del paese. La maggior parte degli occupanti originali infatti, circa 500, aveva già lasciato l’ex fabbrica, nella ricerca dell’ennesima soluzione emergenziale in assenza di un’alternativa alla loro cacciata.

All’indegno spettacolo era attesa anche la presenza della Sindaca, la quale però ha lasciato il palco libero agli altri attori del teatrino, forse fiutando il clima di rifiuto che si respirava tra le realtà organizzate e la società civile presenti, anche loro, sin dall’alba.

E così, a prendersi una metaforica sberla da parte di quel pezzo di popolo che non è disposto a dimenticare, sono stati la presidente a cinque stelle del IV municipio, Roberta Della Casa, sommersa dai fischi mentre sgattaiolava via dal presidio momentaneo composto dai migranti di fronte l’immobile, e Andrea Casu, segretario del Pd romano, che invece, più insolente, tentava invano di rifare il trucco al suo partito cianciando di diritti umani alle vittime odierne dell’azione poliziesca. Classico caso della realtà che supera l’immaginazione…

Dall’altra parte della barricata, la Roma conflittuale che non si arrende alla logica binaria proposta, a tutti livelli, da questo governo, sia essa itagliani-immigrati, o legali-irregolari, ecc. Da Asia-Usb a Potere al Popolo, dal Comitato Nuova Penicillina a Noi restiamo, passando per AlterEgo, e molti altri, il grido unanime ha rispedito al mittente la speculazione messa in atto da Salvini & co., lui sì, rimasto a debita distanza e ben protetto dai suoi in blu.

La differenza è tutta qui: da una parte, una sfilata per aizzare il clima di odio verso gli ultimi e cementificare un consenso, tutto ideologico, che altrimenti, se sparisse la coltre di fumo che tenta di nascondere i continui arretramenti del governo a favore dell’austerità made in Unione europea, andrebbe materialmente in fumo; dall’altra, una proposta di alternativa reale a una condizione di fragilità imposta dalle politiche delle ultime amministrazioni.

Requisizione dell’immobile, bonifica del sito e costruzione di un complesso di case popolari che dia finalmente un senso, oltre che ristoro e speranza alle migliaia di persone in difficoltà abitativa, a questo pezzo di territorio, già falcidiato da tutti i problemi che un quartiere periferico di una metropoli, oggi normalmente vive sulla propria pelle.

Queste le parole d’ordine che verranno ripetute alla conferenza stampa di oggi pomeriggio, alle ore 17, alla “balena” di San Basilio, venerdì al convegno che si terrà in via Tiburtina 1064 sul futuro dell’ex fabbrica, e che sicuramente troveranno una loro espressione nella manifestazione di sabato pomeriggio «Get up stand up» che si terrà a Roma per, come scritto nel lancio della giornata, la giustizia sociale, la libertà di movimento e la fine di ogni sfruttamento e razzismo, per tutte e tutti.

Di fronte la barbarie, la distanza tra la legalità e la giustizia è una questione di prospettiva rispetto allo stato di cose esistenti.

Compito di ogni soggettività che voglia farsi carico del futuro, in una dimensione che varia da quella del quartiere a quella del mondo intero, è quella di non abbandonarsi alla guerra contro chi si trova uno scalino appena più in basso, ma di alzare la testa e lottare contro chi impedisce la risalita verso l’uguaglianza e la giustizia sociale.

Che 70 anni fa sia stato scritto anche su un pezzo di carta ufficiale, per ora, resta un’altra storia.

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