Menu

Le città e la crisi. Quattro casi di globalizzazione urbana

Metà della popolazione mondiale vive nelle città. Città globali, multiculturali, microcosmi quasi scollegati dallo Stato nazionale di appartenenza. Nella città possiamo leggere in controluce molti dei problemi posti dalla globalizzazione; attraverso le microstorie urbane analizzare quei rapporti di potere che agiscono nei contesti urbani e riflettono questioni più generali.

“La città e la crisi” a cura di Paolo De Nardis per le Edizioni Bordeaux, storicizza le situazioni analizzate inserendole nel contesto globale e nello stesso tempo, ci racconta del dominio che un piccolo gruppo di persone esercita sulla maggioranza dei cittadini, privando questi ultimi dell’esercizio e delle pratiche della democrazia.

Le città prese in esame – Napoli, Bilbao, Dublino e Lisbona – appartengono a quell’area dell’UE maggiormente colpita dalla crisi economica e in misura diversa, sono strette nella morsa dell’austerity imposta dai mercati internazionali. Ciò genera nuove povertà e l’acuirsi del divario economico e culturale tra le classi sociali. Inoltre, e non è problema secondario o inattuale, il disagio economico acuisce le difficoltà di convivenza tra i differenti gruppi etnici e religiosi che abitano l’urbe contemporanea.

L’austerity provoca i suoi effetti principalmente sulle città, soprattutto nei casi in cui impone una centralizzazione del potere contro le già scarse autonomie degli enti locali. Questo aspetto è ben visibile nei quattro casi analizzati e in misura più o meno diversa ne influenza le politiche. Certamente la controriforma costituzionale in atto in Italia, con l’esecutivo rafforzato e “libero” di attuare le politiche imposte dagli organismi sovranazionali, non aiuta le città. D’altronde i casi esaminati, mostrano bene quanto fosse minimo, già in passato, il margine d’azione per le politiche locali.

Napoli è un esempio di quanto ci sia bisogno di federalismo sociale e pur in presenza di comportamenti resilienti da parte di alcuni soggetti che agiscono sul territorio, la crisi ha acuito alcuni dei problemi di cui soffre da anni. Un centro storico in mano alle elités moderne e gigantesche periferie plebee in cui mancano molti dei servizi di welfare essenziali.

La gentrificazione dei centri urbani è ben visibile nel caso di Bilbao. Città post-industriale, il ferro e l’acciaio sono stati sostituiti dalle masse di turisti che si recano a visitare il nuovo Museo Guggenheim; il progetto, sorretto dalla logica del grande evento, ha fatto aumentare le rendite immobiliari delle zone riqualificate espellendo di fatto intere fasce di popolazione operaia e a basso reddito. Parallelamente molti servizi pubblici sono stati privatizzati o dati in gestione a società miste con il conseguente impoverimento per la collettività.

A Dublino, la crisi ha livellato verso il basso i redditi della popolazione, anche se la situazione irlandese si distingue per un maggior impoverimento delle realtà rurali che della capitale. In questo caso però, gli Enti locali hanno scarsissima libertà d’azione e sono affiancati da numerosi attori privati che lavorano nel sociale. La crisi ha paradossalmente provocato un aumento della spesa che però si è limitata alle misure a sostegno della povertà individuale, tagliando invece sui servizi di welfare collettivo come sanità ed educazione: cioè si combatte la crisi con le misure neo-liberiste che l’hanno generata e tendono a mantenere lo stato delle cose invariato.

Il caso di Lisbona è leggermente diverso. Pur avendo subito gli effetti della crisi come le altre città prese in esame, le “ricette” adottate per arginarla sono diverse. Lisbona ha subito la perdita di migliaia di posti di lavoro; ciò ha portato ad un impoverimento generalizzato seguito dal problema abitativo, nodo comune a varie realtà cittadine. Le risposte immediate sono state nuove politiche per il diritto alla casa, come il restauro di palazzi municipali nel centro storico, un sussidio per l’affitto e la vendita di case a prezzi popolari; gli interventi sui quartieri si basano inoltre sulle reali richieste dei cittadini che partecipano alla vita politica lisbonese tramite vari strumenti come il Bilancio Partecipato e il programma Agenda 21. Inoltre Lisbona si è dotata di un Assessorato per i Diritti Sociali che ha competenze trasversali ed interviene in ambiti cruciali come la salute e l’educazione. Questi tentativi di risoluzione della crisi, hanno trovato ovviamente moltissimi ostacoli a livello governativo.

Lisbona rappresenta un tentativo, sicuramente meno negativo di altre politiche, spesso inefficaci o complici di interessi particolari; è interessante soprattutto perchè coinvolge nel processo decisionale  ampie fasce della popolazione e pare procedere in direzione contraria rispetto all’andamento generale che tende a bloccare ogni pratica democratica.

I temi trattati nel testo non sono una novità; ciò nondimeno vengono messi a fuoco alcuni nodi locali che sono paradigma del sistema globale in cui viviamo e lo si fa con un’ampia documentazione scientifica e un linguaggio accessibile e chiaro.

Inoltre, il lavoro ha indubbiamente il merito di svelare una delle grandi mistificazioni dietro cui si nascondono sindaci e giunte comunali: non è vero cioé che le amministrazioni locali siano de-politicizzate o svuotate di ogni potere decisionale a fronte di uno Stato centrale e sovranazionale onnipotente. Le decisioni prese nelle città, possono avere un enorme peso politico. Se un primo cittadino plaude all’intervento della polizia che sfratta gli occupanti di una casa, mette in campo dinamiche di potere precise; sceglie da che parte stare, che tipo di privilegi sostenere, di chi essere il rappresentante e chi ignorare. Cercare soluzioni condivise o sbattere per strada qualcuno, non è la stessa politica.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *