Menu

Fuori Le Pen, ma ora che succede?

Il tema è rognoso, come si vede dalle reazioni. Ma non impossibile da affrontare razionalmente.

Come ormai tutti sanno, ieri Marine Le Pen, leader storica del partito fascista francese Rassemblement Nationale, è stata condannata a oltre a quattro anni di reclusione (due condonati, due da scontare con il braccialetto elettronico), una multa di 100mila euro e cinque anni di ineleggibilità con esecuzione immediata.

Di fatto, le è preclusa la possibilità di candidarsi alle prossime elezioni presidenziali, nel 2027, con i sondaggi che al momento la davano in vantaggio di almeno 10 punti su tutti i possibili rivali.

Fatto l’augurio che sempre ripetiamo nei confronti dei fascisti (“ogni male possibile!”), proviamo a vedere cosa significa e quali possono essere le possibili conseguenze.

Le reazioni delle destre europee sono ovviamente furiose. Da Orbàn a Salvini, dal capo spagnolo di Vox, Abascal, al padre della Brexit britannica, Farage, a Fratelli d’Italia (con Foti), è tutto un digrignar di denti. Sostenuti come sempre da Trump ed un Elon Musk più fuori di cranio del solito («Quando la sinistra radicale non riesce a vincere con un voto democratico, abusa del sistema giudiziario per mettere in prigione i suoi oppositori. Questo è il loro modus operandi in tutto il mondo»).

Inevitabili, scontati ed inutili i soliti balbettii sul “rapporto malato tra politica e magistratura”, condotti senza un briciolo di riflessione sul perché si producano nella stessa epoca fatti molto simili in sistemi politici e giudiziari molto diversi (dal Brasile alla Francia, dall’Italia alla Romania, ecc).

Comprensibile che il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, Peskov abbia colto l’occasione per ironizzare, sotto i baffi, sulla contraddizione palese tra i princìpi dichiarati e la concreta pratica del potere nell’Occidente capitalistico e neoliberista: «una violazione delle norme democratiche».

Comprensibile anche che un giudizio molto simile (“un furto di democrazia; non spetta alla magistratura decidere chi il popolo debba votare”) sia stato dato anche da Jean-LucMélenchon, leader de La France Insoumise e della sinistra radicale, decisamente alternativa sia alla versione Le Pen che alla versione “bancaria” (Macron).

In fondo anche con lui è stato fatto qualcosa di simile, anche se ancora in tono minore, e non è detto che non possa accadere da qui alle presidenziali (largo il suo vantaggio sui macronisti, al momento, per quel secondo posto che garantirebbe l’accesso al ballottaggio).

Anche il reato per cui è stata condannata la Le Pen – “appropriazione indebita di fondi pubblici”, di fatto l’aver stipendiato funzionari del suo partito con i fondi messi disposizione dal Parlamento Europeo – potrebbe essere facilmente contestato a quasi tutti i partiti di quasi tutti i paesi europei (ed extraeuropei, crediamo).

Soprattutto, ci sono i molti episodi simili – con imputazioni ancora più arbitrarie o con prove fasulle – che coinvolgono paesi più periferici come la Romania, la Moldova, ecc, dove sono stati esclusi candidati “anti-europeisti” accusati di essere filorussi o pagati da Mosca.

In generale, cresce dappertutto, in Europa, la tentazione di ridurre le forze politiche “ammissibili” soltanto a quelle che si dichiarano totalmente “pro-UE”.

Non il massimo, in fatto di pluralismo e libertà di opinioni politiche…

Si dice, a giustificazione di questa stretta, che “si tratta di forze reazionarie e fasciste”. Ed è verissimo, lo sa bene chi ci si scontra nelle piazze da decenni. Ma lo erano anche prima di diventare così forti da poter vincere le elezioni o condizionare il dibattito politico (vedi il caso dell’Afd in Germania). Quando, insomma, sia la presunta “anima antifascista europea”, sia il brutale calcolo costi-benefici, avrebbero consentito il definitivo scioglimento di quelli che prima erano solo gruppuscoli nostalgici.

Non c’è inoltre da dubitare che identico trattamento sarà riservato a quei partiti di sinistra radicale che dovessero assurgere a potenziali vincitori in elezioni nazionali.

Non c’è soltanto il caso de La France Insoumise già ricordato. Perché – anche se in forma “non giudiziaria”, ma brutalmente politica – anche l’annichilimento della Grecia allora guidata da Tsipras (2015) aveva seguito la stessa logica: non è possibile che un governo nazionale deroghi agli “ordini” provenienti da Bruxelles. Adults in the room, il film di Costas Gavras basato sui diari dell’ex ministro dell’economia Yanis Varoufakis, sta lì a dimostrarlo con durezza.

Al di là della connotazione politica dei singoli protagonisti, insomma, abbiamo davanti un quadro ormai abbastanza chiaramente delineato: se l’Unione Europea va al riarmo e poi alla guerra, gli spazi di dialettica politica interna devono ridursi al minimo, eliminando le “variabili” indisciplinate (i nazionalisti estremi, più o meno fascisti) o potenzialmente “ribelli” (le varie forme possibili di “sinistra radicale”).

I modi per realizzare questa “stretta” possono essere i più diversi, ma quello del lawfare – l’uso politico di regime delle magistrature nazionali e sovranazionali (la Corte Europea) – sembra ancora il più semplice e persino il più gestibile politicamente (“i politici sono ladri per definizione”, anche se non tutti finiscono nei guai).

Il problema è che questa riduzione forzata della “rappresentanza politica” non risolve affatto la marea di ostilità popolare alle politiche decise al riparo dagli interessi popolari ma all’ombra delle lobby economiche (a Bruxelles, sono sono legalmente ammessi e registrati, ci sono quasi dieci lobbisti per ogni europarlamentare…).

Che si tratti di austerità, pensioni, sanità o riarmo e guerra, l’astio di massa esiste e cresce. In assenza di rappresentanti credibili (o “ammessi in campo”) quell’astio prende la forma dell’astensionismo e della fede in qualche “populismo”, anche se rabberciato alla bell’e meglio. E di fatto, negli ultimi anni, ha preso la via della destra estrema, nostalgica, reazionaria ma senza progetti di una qualche realizzabilità. Caccia ai migranti a parte, non caso (l’unica cosa “facile” e alla loro portata, insomma…).

Inevitabile e facile la previsione: questa eliminazione di Marine Le Pen, fatta in questo modo, si tradurrà in un boost per l’estrema destra francese, favorendone (involontariamente? È persino opinabile…) una crescita al di là delle attese, anche se il “delfino” Bardella – fresco di investitura da parte persino di Netanyahu, quindi preventivamente assolto dalle possibili accuse di “antisemitismo” – non appare ancora all’altezza della sua “capa”.

E’ quasi una legge della politica neoliberista. Anni passati a favorire la “competizione” – fra imprese, strati sociali, individui, paesi interi, ecc – come base necessaria di uno “sviluppo della democrazia” si vanno traducendo rapidamente in libertà per le sole imprese e per nessun altro. Ma se tutto deve funzionare come un’azienda – non serviva Musk per ricordarcelo – la “democrazia” è di troppo.

L’ironia della Storia ancora una volta è all’opera. Una restrizione della “competizione politica” giustificata con l’inaffidabilità dei fascisti nell’esecuzione delle politiche europee (figuriamoci cosa potrebbe accadere con l’emersione di forze effettivamente socialiste…), specie quando c’è da continuare una guerra (in Ucraina) e gestire un riarmo di proporzioni colossali, genera una situazione in cui può più facilmente emergere un movimento reazionario di massa.

Che si troverà probabilmente con un arsenale gigantesco e nuovissimo da utilizzare.

L’ultimo spenga la luce….

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

10 Commenti


  • ugo

    Il potere è impensierito più dalla destra che dalla sinistra, cosa che non è un grande complimento. In ogni caso, questo riscalda il clima e mette la palla nel campo dei partiti estremi, che è un male ma approfondisce la frattura con l’America, che è un bene. Io mi domando se gli euroburocrati abbiano seriamente pensato alle conseguenze della loro politica interna e, soprattutto, estera. Tra qualche anno dovremo chiedere in ginocchio alla Cina di ricostruire l’ordine mondiale; e speriamo che non sia necessaria una guerra.


    • Redazione Contropiano

      quando dici “sinistra non preoccupante” naturalmente, speriamo che tu intenda il duo Schlein-Fratoianni…


  • antonio D.

    Ok, oltre a spengere la luce assicurarsi bene che non ci sia nessuno nascosto nel’”ombra” !


  • Arsenio Stabile

    Credo che Ugo intenda la sinistra sinistra (NO il PD, tutto), perché non si vede almeno nel bel Paese un gran consenso, anzi nonostante che ai già tanti problemi sociali ed economici generati dai precedenti governi (del cd centro sinistra) se ne sono aggiunti altri dalla destra (non poteva essere diverso). Insomma la sinistra in Italia non è “pericolosa” per l’UE, ahimé


  • Arsenio Stabile

    La sinistra (quella che è rappresentata, una volta si diceva quella “parlamentare2) è per l’UE, che non ha ben capito neanche il famoso manifesto di Ventotene (ho forse l’ho capito è lo condivide proprio perché quel manifesto non è quello della Comune di Parigi del 1948)


  • Ta

    Purtroppo penso che sia la sinistra in quanto tale a non essere minimamente preoccupante per il sistema. Restando in Francia, tutta la grande operazione Nuovo Fronte Popolare in cosa si è risolta? Macron ha usato la sinistra per togliersi (temporaneamente) dai piedi i fascisti, e poi tanti saluti e grazie. C’era da aspettarselo, ovvio: ma una sinistra che non ha un piano B quando viene gabbata pur avendo vinto le elezioni non può certo preoccupare i padroni e i loro servitori…


  • m

    1\diciamo che la differenza fra un totalitarismo fascista e un totalitarismo Dem è difficile da accettare
    2\per ora i casi sono 2: o le elezioni hanno un senso e chi ha più voti deve governare, oppure vanno bene tutti i ballottini per non mandare a governo chi ha avuto la maggioranza dei voti (e Le Pen, piaccia o no, è la più votata)


    • Redazione Contropiano

      La maggioranza relativa dei voti non è l’unico criterio della politica, sennò anche i capi della curva corrono da premier…


  • Oigroig

    Da questo intervento e da questi commenti sembra che rubare 3 milioni di euro di fondi pubblici sia una cosa di cui non tenere conto perché tale furto «potrebbe essere facilmente contestato a quasi tutti i partiti di quasi tutti i paesi europei», insomma così fan tutti… I comunisti forse dovrebbero avere un po’ più di intransigenza giacobina. D’altra parte, la democrazia borghese forse è sempre stata un artificio della classe dominante per costruire stabilità del privilegio e consenso… Quando Marx parla di «democrazia», pensa alla «volontà generale» di Rousseau (che è cosa ben diversa dalla «volontà di tutti») e non al rispetto degli aspetti formali del momento elettorale. Certi discorsi vengono in mente a chi considera le elezioni come il fondamentale piano della lotta, e proprio per questo suonano vuoti…


    • Redazione Contropiano

      Il vizio di trarre conclusioni generalizzanti da ogni singola frase, anche quando è una semplice constatazione (se piove, piove…), è tra i peggiori che si incontrano “a sinistra”.
      Se “così fan tutti”, nei parlamenti nazionali e sovranazionali, il fatto che a qualcuno venga contestato come reato e a quasi tutti no, pone un problema oggettivo.
      Che non riguarda noi comunisti – senza un euro e al lavoro per spirito militante – ma i rapporti politici tra poteri costituiti e masse, all’interno dell’area in cui (purtroppo) ci è toccato di vivere e lottare. Farlo notare è un dovere rivoluzionario (“la verità è rivoluzionaria”, diceva un tale col pizzetto), non una giustificazione.
      Meno chiacchiere, please…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *