Menu

Paracetamolo e antinfiammatori. Un rischio cardiaco certo

Il Paracetamolo, o Acetaminofene, è un farmaco antipiretico e analgesico che attualmente viene utilizzato in maniera impropria per una serie di disturbi. Il dottor Ming Kang, principale autore di uno studio pubblicato sull’importante rivista medica Pediatrcs (febbraio 2016), esprime sorpresa e disappunto sul gran numero di bambini che prendono questo farmaco. Ming Kang è medico e tossicologo al Banner-University Medical Center di Phoenix in Arizona negli Stati Uniti.

Il Paracetamolo, secondo questa ricerca, è in cima alla lista degli “avvelenamenti accidentali” nei bambini. Va subito detto che il Paracetamolo, utilizzato dagli adulti nelle affezioni infiammatorie, in particolare di ossa, muscoli, tendini, legamenti, non ha azione antinfiammatoria; non è quindi un antinfiammatorio non steroideo, cioè un FANS.

Uno studio pubblicato il 17 marzo 2016 su Lancet afferma che il paracetamolo, valutato con altri antinfiammatori non steroidei (diclofenac, etoricoxib, rofecobix), non soddisfa lo standard minimo di efficacia clinica nel ridurre il dolore o migliorare la funzione fisica nei pazienti con osteoartrosi del ginocchio e dell’anca.

E’ risaputo da tempo, inoltre, che altre sostanze antinfiammatorie conosciute come inibitori della Ciclossigenasi-2 possono aumentare il rischio di “attacchi“ di cuore. Morten Schmidt, medico della Aarhus University (in Danimarca) e responsabile del progetto di ricerca pubblicato in uno studio sull’European Heart Journal, afferma che attualmemte molti vecchi tipi di antinfiammatori “in particolare il diclofenac sono associati a un aumentato rischio di infarto […]. Questo è preoccupante perché questi vecchi tipi di farmaci sono spesso utilizzati in tutto il mondo occidentale e in altri paesi senza una prescrizione medica.”

In pratica i comuni analgesici/antinfiammatori utilizzati per dolori, febbre, infiammazioni sono in realtà molto più pericolosi (basti pensare all’aumento della pressione arteriosa) di quanto noi pensiamo.

Gli inibitori della Ciclossigenasi 2 (celecoxib, etodolac, meloxicam, rofecoxib) sono un gruppo di farmaci, proposti come antinfiammatori, da utilizzarsi nel trattamento delle malattie infiammatorie-degenerative (come artrosi e artrite reumatoide) di maggiore efficacia e minore dannosità a livello gastrico.

«Inibire e bloccare la ciclossigenasi 2, (COX-2)», enzima appartenente alle ciclossigenasi attivato nel corso dei processi infiammatori, è stata, e lo è ancora, una delle parole d’ordine di molti medici e farmacologi per combattere sia le infiammazioni, sia i tumori, la cui crescita viene anche condizionata dai processi infiammatori.

La questione che desta maggior preoccupazione è la corretta prescrizione di questi farmaci ma, soprattutto, la gravità degli effetti collaterali a livello cardiaco dei COX-2.

Clamoroso è stato il caso del ritiro dal commercio del rofecobix, noto con il nome di Vioxx, per gli elevati rischi di infarto del miocardio e la cui pericolosità era già stata evidenziata in uno studio pubblicato nel 2000 sul New England Journal of Medicine.

Il National Institute for Clinical Excellence aveva già – molti anni fa – fornito precise linee guida per l’utilizzazione dei COX-2 raccomandando, a esempio, di non utilizzarli come routine nel trattamento dell’artrite reumatoide e dell’artrosi, esattamente il contrario di quanto accade oggi in moltissimi casi. Lo stesso instituto indicava di adoperare i COX-2, al posto dei farmaci antinfiammatori non steroidei, solamente dopo una esatta diagnosi in persone che avevano sofferto di ulcere gastro-duodenali.

L’indicazione era chiarissima: mai somministrare COX-2 in persone con disturbi cardiovascolari ed effettuare sempre un controllo sulle persone che prendevano il farmaco.

L’uso di farmaci gastroprotettori, inoltre, associati ai COX-2 per limitare gli effetti avversi gastro-intestinali, non solo non era stato sufficientemente comprovato, ma non lo è tutt’ora, come emerge anche da numerosi studi pubblicati su giornali scientifici. Che la rivalutazione sulla sicurezza gastrointestinale e cardiovascolare di tutti i COX-2 sia all’ordine del giorno non è una novità per gli addetti ai lavori; e il Comitato per le Specialità Medicinali dell’EMEA (l’agenzia del farmaco europea), oltre a considerare anche le gravi reazioni cutanee, ha riaffermato che, già molti anni fa, per questa classe di farmaci esiste una “tendenza” verso un più altro rischio di infarto.

Dopo circa 13 anni di studi la Perelman School of Medicine, University of Pennsylania, negli Stati Uniti, ci dà la conferma della capacità di una classe di farmaci antinfiammatori di dare rischi cardiovascolari.

In particolare, per i COX-2 la Food and Drugs Administration avverte dei rischi di “attacchi cardiaci” (infarti) e “Stroke risk” (ictus); nel 2015 un importante, e non pubblicizzato studio, presentato all’European Society of Cardiology, afferma che il rischio cardiovascolare del celecoxib non è differente da quello degli altri farmaci analgesici.

Prof. Roberto Suozzi

Medico e Farmacologo Clinico

suozziroberto.altervista.org

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

2 Commenti


  • Salvatore Politini

    Tutti gli inibitori della cox 1 e cox 2 ,come tutti i farmaci,hanno effetti collaterali etc………..etc………non è una novita’!
    Il punto è che tutti ma dico tutti i farmaci e anche gli integratori,dovrebbero essere usati sempre dietro prescrizione medica e senza la attuale mercificazione violenta in atto!
    Dovrebbero essere sempre con obbligo di ricettazione medica ed il farmacista non dovrebbe affatto dispensarli liberamente!


  • Matilde

    Ritengo che anche il farmaco più banale deve essere prescritto dal medico, che se ne deve assumere la responsabilità di ciò che ordina.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *