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Costruire “l’Alba Mediterranea” per superare il capitalismo

La Rete dei Comunisti in questi ultimi mesi ha intensificato, sviluppato e dato centralità alle consolidate relazioni con i partiti e i governi rivoluzionari dei paesi dell’ALBA, direttamente o in collaborazione altre strutture politiche, culturali, sociali e di comunicazione, come l’associazione e rivista Nuestra America, Radio Città Aperta e il Laboratorio Europeo di Critica Sociale, l’Associazione Marxista Politica e Classe. 
Nel 1998 con la prima vittoria elettorale di Hugo Chavez e l’alleanza con Cuba socialista e rivoluzionaria, ha inizio un processo di cambiamento e di transizione di carattere socialista che si è esteso con modalità diverse all’intero continente latino-americano, e oggi è con grande evidenza il principale punto di riferimento per le forze sociali e di classe che si battono a livello mondiale per il superamento del capitalismo. fin dal primo momento ci siamo posti a fianco di questo  importante  percorso rivoluzionario, centrale perla costruzione della NUESTRA AMERICA dei popoli. Il nostro impegno per far conoscere e sostenere la battaglia per la costruzione del socialismo nel XXI secolo, attraverso il lavoro politico-culturale in relazione costante con le lotte sociali, si è ulteriormente rafforzato nel rapporto diretto, sviluppato ai massimi livelli, con  il PSUV, il PCV,dirigenti politici, governativi,le diverse istituzioni bolivariane e tanti intellettuali militanti organici a  questo processo di reale transizione al socialismo.

Gli incontri e le importanti attività svolte in Italia e all’estero con i Presidenti  Hugo Chavez, Evo Morales, Rafael Correa e la totale condivisione dei processi politici in atto anche con i continui viaggi a Cuba, hanno intensificato gli incontri ai più alti livelli del partito, del governo e delle diverse istituzioni cubane, e hanno reso ancor più permanente e forte la  fraternità con la Rivoluzione cubana, consentendo di capire nel profondo le ragioni politiche ed economico-sociali e partecipare attivamente alle straordinarie realizzazioni conseguite, come anche intendere le difficoltà e le capacità politiche dei cubani per superare le contraddizioni sempre presenti in un processo di transizione.

In Italia e in Europa, la sinistra ormai quasi del tutto compromessa con le politiche neoliberiste, ma anche le cosiddetta sinistra radicale comprese diverse organizzazioni che si dichiarano comuniste, continuano a non comprendere la portata della Rivoluzione Bolivariana in Venezuela e la profonda trasformazione avviata con l’Alleanza Bolivariana per i Popoli di Nuestra America (ALBA).

Questa moribonda sinistra eurocentrica, lontana da ogni prospettiva di cambiamento in senso anticapitalista, non vede oltre l’orizzonte consociativo della società dello sfruttamento e scambia le enormi difficoltà nel realizzare un processo di transizione al socialismo, con le difficoltà delle sfavorevoli condizioni dei rapporti di forza del contesto storico attuale. Tale miopia politica e la conseguente scelta di campo tutta interna alle logiche della società del capitale, porta anche a  definire queste esperienze rivoluzionarie e di transizione al socialismo dei paesi dell’ALBA tutt’al più come alternative di carattere democratico o progressista o come forme di capitalismo di Stato. O peggio ancora di dittature populiste, come purtroppo dobbiamo sentire negli immancabili vaneggiamenti dei partiti di centro –sinistra, accompagnati dall’idiozia impolitica di troskisti ed estremisti vari, che su questa base si schierano in latino-america con l’opposizione, in appoggio alla destra oligarchica e filo-imperialista.

 Nell’ambito di tale intenso intervento politico internazionalista,sabato 8 dicembre si è svolta a Roma nei locali della Casa della Pace con una grande attenta e impegnata partecipazione di moltissimi compagni, una conferenza promossa dalla Rete dei Comunisti in collaborazione con l’Ambasciata della Repubblica Bolivariana del Venezuela in Italia, sul tema “Rivoluzione e Cultura nella Venezuela Bolivariana”, con la partecipazione della compagna Carmen Bohorquez, deputato dell’Assemblea venezuelana ed Ex Vice-Ministro della cultura.

Nell’incontro-dibattito,  l’intellettuale e dirigente bolivariana Carmen Bohorquez, ha lucidamente spiegato, citando il Presidente Hugo Chavez, che vincere le elezioni e governare non significa aver preso il potere. Che le nazionalizzazioni e le grandi realizzazioni economico-sociali a favore del popolo e della classe lavoratrice da sole non bastano. Che è necessario uno straordinario impegno per costruire una egemonia culturale che superi i modelli imposti dal colonialismo e dal capitalismo e metta al centro i valori della solidarietà, dell’emancipazione e dell’indipendenza, che solo con il socialismo si possono realizzare compiutamente. Che il superamento del capitalismo e la transizione verso una società libera, non possono darsi in assenza di una piena coscienza di classe che porti alla costruzione dell’uomo nuovo”.

 Non è quindi un  caso che il presidente Hugo Chavez al primo posto del II° piano socialista per la patria, per i prossimi sei anni dal 2013 al 2019, abbia messo l’avanzamento e l’accelerazione nella costruzione del socialismo, l’indipendenza nazionale e la trasformazione del Venezuela in una potenza nell’ambito sociale economico e politico, all’interno della grande potenza nascente nell’America Latina e nel caribe, verso la costruzione della Nuestra America della solidarietà e complementarietà, così come pensata e voluta dal  pensiero e dall’agire dei padri della patria: Simón Bolívar, José Martí, Francisco De Miranda e Tupac Katari.

  Costruire quindi l’unità culturale dei popoli attraverso i principi della solidarietà e della complementarietà, significa in primo luogo non accettare le regole del capitale e ribaltare il primato dell’economia sulla politica, imposto dal modello neoliberista nell’ultimo ventennio. Questa è dunque la grande sfida dell’ALBA, avanzare nella costruzione del socialismo possibile, superando, nella gradualità imposta dalle reali condizioni storiche, il modo di produzione capitalista.

Per questo come Rete dei Comunisti guardiamo con grande attenzione al modello dell’ALBA, che fuori da trasposizioni semplicistiche e meccanicistiche, può costituire un valido esempio per i paesi dell’Europa Mediterranea che sono oggi sottoposti ai medesimi piani di “aggiustamento strutturale” da parte dell’FMI, dalla Banca Mondiale, con l’aggiunta dell’Unione Europea, dai quali si stanno sottraendo in America Latina, con la cultura e le  lotte antimperialiste di massa e la consapevolezza  di classe di porsi come soggetto storico  per il superamento del modo di produzione capitalista nella trasformazione socialista verso l’orizzonte  comunista.

 Certamente l’Italia non è il Venezuela e la Spagna non è la Bolivia, la Grecia non è l’Ecuador e il Portogallo non è Cuba; ma lo sfruttamento capitalista e il drammatico peggioramento delle condizioni di vita delle popolazioni avviene oggi a livello globale, lasciando intravedere l’imminente esplosione di una fortissima crisi sociale in particolare qui, nella nostra area mediterranea. La politica dell’austerità imposta dalla Troika sta sprofondando i paesi della periferia mediterranea in una crisi profonda e il massiccio trasferimento di redditi dal lavoro al capitale oltre a produrre disoccupazione e recessione, non è in grado di far ripartire né lo sviluppo economico né un nuovo processo di accumulazione a lungo termine.

 Per contrastare e invertire questa tendenza, una soluzione si può individuare solo nel recupero di un  nuovo e radicale protagonismo del mondo del lavoro e  del lavoro negato insieme ai movimenti sociali in percorsi fortemente caratterizzati dalla ripresa della lotta anticapitalista. In queste settimane abbiamo iniziato a proporre e confrontare la nostra proposta di non pagamento del debito, delle nazionalizzazioni del sistema bancario e dei settori strategici, l’uscita dei PIGS dall’area dell’euro, non solo mettendo al centro i bisogni e gli interessi politici dei lavoratori del nostro paese, ma con i movimenti sociali e i sindacati conflittuali e di classe in Spagna, Grecia e Portogallo.

 La nostra proposta concreta perché possibile e realizzabile, è quella di costruire un’area libera basata sull’interscambio alternativo e solidale, ALIAS cioè una vera e propria ALBA Mediterranea, costituendo un’alleanza  internazionalista e uno spazio di sviluppo post capitalista intorno ai  PIGS. L’uscita dall’euro dovrebbe realizzarsi in forma concertata tra i paesi della periferia mediterranea, dotandosi di una propria moneta, l’abbiamo chiamata Libera, di compensazione come il Sucre (moneta di scambio dei paesi dell’ALBA), e dirottando le risorse destinate al pagamento del debito a investimenti nel sociale e a compatibilità ambientale, alla nazionalizzazione dei settori strategici e delle banche e al rafforzamento dell’economia pubblica in genere.

 Questa alleanza internazionalista e anticapitalista potrebbe inoltre estendersi, sviluppando interscambi economici solidali  fuori dal dominio dell’euro e del dollaro, con i paesi della sponda africana del mediterraneo e dell’Est Europa, colonizzati dai potentati economico finanziari europei e statunitensi.

Come hanno dimostrato i movimenti sociali e di classe del continente latino americano, non esiste una via di uscita dalla crisi sistemica del capitalismo rimanendo nell’ambito dell’attuale modo di produzione, il capitalismo non è riformabile, una nuova fase a keynesismo sociale è incompatibile con la crisi sistemica del capitale. Pensare a cure economiche di stampo keynesiano, come continuano a proporre anche studiosi ed economisti che si dichiarano marxisti, significa non aver compreso la natura, le origini e le cause della crisi stessa. Né la natura imperialista dell’ Europolo che nella fase attuale della competizione globale non prevede la possibilità di coniugare rigore e crescita e tanto meno di riproporre un modello più “umano e sociale” di capitalismo. Al contrario i piani di aggiustamento prevedono lo smantellamento di quel poco di Stato sociale che è rimasto nei paesi dell’Europa centrale e di sferrare l’ultimo e decisivo attacco al potere d’acquisto dei salari e ai diritti dei lavoratori.

 La Rete dei Comunisti è dunque impegnata a promuovere le analisi e le  proposte avanzate dal centro studi Cestes già sviluppate da anni e anche contenute nella  pubblicazione nel 2011 del libro Il Risveglio dei Maiali” (di Vasapollo, con Martufi e  Arriola), libro che  è in corso di traduzione in lingua inglese, greca, spagnola e anche galleca, che sta facendo dibattere ampi settori dei movimenti sociali e del sindacalismo di classe conflittuale dei PIGS e di vari altri paesi europei.

 Legare i percorsi di lotta dei movimenti sociali e dei sindacati conflittuali e di classe dei PIGS a una prospettiva strategica di trasformazione è per noi la strada da seguire, attraverso un nuovo protagonismo della classe lavoratrice in una chiara prospettiva internazionalista e anticapitalista. Per questo continueremo a studiare, diffondere e sostenere l’opera dei governi rivoluzionari del continente latino americano dell’ALBA nel difficile ma concreto processo avviato di transizione al socialismo.

E’ con tale profondo e sentito spirito di solidarietà internazionalista di classe e comunista, che la Rete dei Comunisti rinnova il pieno e fraterno sostegno alla rivoluzione Bolivariana, al popolo venezuelano, al PSUV, e formula gli auguri di piena guarigione al Presidente Ugo  Chavez;  ci permettiamo di farlo sicuri di interpretare lo spirito rivoluzionario dei movimenti sociali, del sindacalismo conflittuale di classe e degli antimperialisti che animano il conflitto di classe in Italia, nei PIIGS, in tutta Europa contro la società dello sfruttamento capitalista e che si sentono fratelli nella lotta con il popolo venezuelano e con il suo Comandante.

* Commissione internazionale della Rete dei Comunisti
 

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