Conversazione con Jamil Safieh, del Partito Comunista Libanese, ospite della Festa di Avante! 2015
La situazione attuale in Libano, come in tutto il Medio Oriente, è “complessa, delicata e difficile”. Chi esprime questo giudizio è Jamil Safieh, membro del Comitato Centrale e della Sezione Internazionale del Partito Comunista Libanese, per il quale la “tradizionale” ingerenza dell’imperialismo è la grande responsabile per il caos che è stato provocato.
Oltre alla corruzione che dilaga nell’apparato dello Stato e all’appoggio da parte di alcuni governanti al cosiddetto “Stato Islamico” (che è stato introdotto in Libano), la grande ondata di rifugiati siriani che si è riversata nel paese – un milione e mezzo tra una popolazione di tre milioni, a cui aggiungere i 700.000 rifugiati palestinesi – ha reso evidente l’incapacità del governo a far fronte alle importanti necessità sociali del paese. In molte regioni del Libano non c’è sufficiente approvvigionamento di energia e acqua, l’immondizia non viene raccolta e non sono garantite le prestazioni sanitarie.
Attorno all’esigenza della soddisfazione di tali bisogni, si è sviluppato nelle ultime settimane un “poderoso movimento di massa”, che si è tradotto in “manifestazioni quotidiane” contro il governo; il Partito Comunista Libanese e la sua organizzazione giovanile sono a fianco del popolo in questi giorni, rileva Jamil Safieh.
Nei giorni che hanno preceduto la conversazione con Avante!, racconta, la situazione ha registrato un’evoluzione. Il governo che non dà segnali di volere dare risposta alle rivendicazioni popolari, ha alzato la posta, infiltrando provocatori nelle manifestazioni per deturparne il significato e giustificare la repressione poliziesca. Ma la lotta continuerà, garantisce il compagno libanese.
Ingerenza e aggressione
L’ingerenza dell’imperialismo in Libano è di lunga data, ma ha raggiunto un punto particolarmente estremo nel 2006, durante il tentativo di invasione israeliana del paese, fermata allora dalla resistenza patriottica libanese (di cui il Partito Comunista Libanese fa parte) e da Hezbollah. Israele continua a rappresentare la maggiore minaccia alla sovranità nazionale, afferma Jamil Safieh.
Più recentemente, la guerra contro la Siria ha contribuito a destabilizzare ulteriormente la regione. Per i comunisti libanesi, il rovesciamento del governo della Siria è l’obiettivo centrale della strategia dell’imperialismo nel Medio Oriente. Da un lato, perché la Repubblica Araba di Siria è alleata dell’Iran e di Hezbollah, due dei principali ostacoli al predominio degli USA e di Israele nella regione.
Ma l’offensiva contro la Siria rappresenta anche un “attacco indiretto” alla Russia, che non solo ha basi in Siria me ha con questo paese solide relazioni commerciali, politiche e militari. Forzare la Russia a ritirarsi è un altro degli obiettivi dell’imperialismo nordamericano.
Alla scalata dell’ingerenza in Siria, nel Libano e in tutto il Medio Oriente concorre anche un altro fattore, rileva Safieh: l’intenzione dell’imperialismo di controllare gli importanti giacimenti di gas recentemente scoperti nella regione. Gli USA hanno già concordato con il Qatar un piano per il trasporto di questo gas in Europa, attraverso la Turchia, il Libano e la Siria.
Concludendo, il dirigente comunista libanese afferma che gli USA vogliono “aumentare la loro influenza nella regione”, attraverso la salvaguardia dei loro attuali alleati (Israele, Arabia Saudita e le rimanenti monarchie del Golfo) e l’allargamento dei loro sostegni, attraverso la sostituzione di governi che gli siano ostili con altri favorevoli.
Parlando del ruolo del cosiddetto “Stato Islamico”, Jamil Safieh non ha dubbi nell’includerlo nel novero degli alleati dell’imperialismo. E sostiene che, al contrario di quanto viene propagandato, gli USA non hanno bombardato postazioni di questo gruppo, ma al contrario, hanno favorito la sua avanzata sul terreno.
Resistenza e lotta
Di fronte a una situazione così complessa, i comunisti hanno ben definito i loro obiettivi: un primo e più immediato è rappresentato dall’appoggio alla lotta delle masse popolari per la soddisfazione dei loro bisogni più elementari.
Un altro compito, più di fondo, è il cambiamento della legge elettorale nel paese, che fa si che il PCL , che si stima abbia un consenso tra il nove e il 12 per cento, non abbia alcun deputato eletto. In Libano, la popolazione è divisa in base alle sue confessioni religiose – e ce ne sono decine – e ogni comunità vota propri partiti e ha diritto a un numero di posti da occupare (nel parlamento come nell’amministrazione pubblica). Il Partito Comunista Libanese difende un sistema laico di rappresentanza proporzionale.
L’altro obiettivo essenziale per i comunisti è la salvaguardia della sovranità nazionale contro l’aggressione esterna, particolarmente da parte del cosiddetto “Stato Islamico” e di Israele. In questo momento, rivela, “ci sono membri del Partito Comunista armati a lottare alla frontiera con la Siria per fermare l’invasione del Paese”.
A cura di Gustavo Carneiro
fonte: http://www.marx21.it
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