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Che cosa ne vogliamo fare del “gasdotto dei terremoti”?

Mercoledì 12 dicembre 2018 il Comitato interregionale “No Tubo” e il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus hanno incontrato il Capo della Segreteria tecnica del Ministro dell’Ambiente Tullio Berlenghi in merito al progetto di gasdotto “Rete Adriatica”. Questo è quanto detto.   La richiesta è molto semplice: no a questo tracciato, dannoso e pericoloso.

Gasdotto “Rete Adriatica” – un sintetico dossier (dicembre 2018)

Il Gasdotto “Rete Adriatica” – il progetto.

la Snam Rete Gas s.p.a.ha proposto – nell’arco degli ultimi anni – “segmenti” di un unico progetto perla realizzazione di un gasdotto denominato “Rete Adriatica”, della lunghezza complessiva di km. 687 (tubazione di diametro 1.200 mm.a mt. 5 di profondità, servitù di mt. 40), ipotizzato con un unico tracciato dal Sud (Massafra, Prov. Taranto) fino all’Italia settentrionale (Minerbio, Prov. Bologna), in forza anche di dichiarazioni di pubblica utilità, alcune delle quali scadute e relative anch’esse ad ogni singolo tratto.   Infatti, le strutture della Rete Adriatica, secondo la programmazione Snam Rete Gas s.p.a., hanno il compito di garantire il trasporto dei volumi di gas attualmente immessi dai punti di entrata meridionali (Mazara del Vallo, proveniente dall’Algeria, e Gela, proveniente dalla Libia) e, inoltre, lo sviluppo delle capacità di trasporto da questi punti di entrata e da altri che dovessero svilupparsi nel Sud Italia (Gasdotto T.A.P.).   In particolare nei documenti prodotti dalla Snam per gli studi di impatto ambientale, vengono elencati i seguenti lotti funzionali:

  • Metanodotto Massafra – Biccari – DN 1200 (48’’), lungo 194,7 km;
  • Metanodotto Biccari – Campochiaro – DN 1200 (48’’), lungo 70,6 km;
  • Metanodotto Sulmona – Foligno – DN 1200 (48’’), lungo 167,7 km;
  • Centrale di compressione di Sulmona, n° 3 turbo compressori da 33 Mw.
  • Metanodotto Foligno – Sestino – DN 1200 (48’’), lungo 113,8 km;
  • Metanodotto Sestino – Minerbio – DN 1200 (48’’), lungo 142,6 km.

La Snam Rete Gas s.p.a. è controllata al 100% dalla Snam s.p.a., il cui azionariato è così composto (agosto 2018, in http://www.snam.it/it/investor-relations/azionariato/index.html): CDP Reti (30,4%), Romano Minozzi (5,9%), Banca d’Italia (0,5%), azioni proprie (3,8%), investitori retail (8,7%), investitori istituzionali (50,7%).

Le aree di importanza naturale.

il tracciato in progetto dell’unico gasdotto “Rete Adriatica” interessa – direttamente o indirettamente – numerose aree naturali protette così come definite dalla legge n. 394/1991 e successive modifiche e integrazioni e in particolare:

*  parchi nazionali della Maiella, dei Monti Sibillini, del Gran Sasso – Monti della Laga;

*  parco naturale regionale del Velino –Sirente;

*  siti di importanza comunitaria – S.I.C. e/o zone di protezione speciale – Z.P.S. Area delle Gravine” (codice IT9130007), Valle Ofanto-Lago di Capaciotti” (codice IT9120011), Valle del Cervaro-Bosco dell’Incoronata” (codice IT9110032), Sorgenti ed Alta Valle del fiume Fortore” (codice IT8020010), Bosco di Castelvetere in Valfortore” (codice IT8020006), Bosco di Castelpagano”(codice IT8020005), Sella di Vinchiaturo” (codice IT7222296), La Gallinola-Monte Miletto-Monti del Matese” (codice IT722287), Maiella” (codice IT7140203), Maiella sud-ovest”(codice IT7110204), Monte Genzana” (codice IT7110100), Parco nazionale della Maiella” (Z.P.S., codice IT7140129), Fiumi-Giardino-Sagittario-Aterno-Sorgenti del Pescara” (codice IT7110097), Velino-Sirente” (codice IT7110130),  Fiume Topino”(codice IT5210024), Boschi bacino di Gubbio” (codice IT5210013), Boschi di Pietralunga” (codice IT5210004), Biotopi e ripristini ambientali di Argenta, Medicina e Molinella” (codice IT4050022), Valli di Medicina e Molinella” (codice IT4050017), Biotopi e ripristini ambientali di Budrio e Minerbio” (codice IT4050023), Valle Benni” (codice IT4050006).

Come noto, il decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i. (codice dell’ambiente), così come modificato dal decreto legislativo n. 4/2008, prevede, all’art. 10, comma 3°, che la procedura di V.I.A. comprenda la procedura di valutazione di incidenza: detta procedura, ai sensi e per gli effetti del D.P.R. n. 35//1997 così come integrato e modificato dal D.P.R. n. 120/2003, prevede esplicitamente (art. 5, comma 7°) che detta valutazione sia effettuata sentito” il parere dell’Ente gestore dell’area protetta di carattere nazionale: in proposito, non si è a conoscenza del rilascio di alcun parere da parte di alcun Ente gestore di area protetta di carattere nazionale.

Numerose sono, poi, le aree tutelate con vincolo paesaggistico (artt. 142 e ss. del decreto legislativo n.42/2004 e successive modifiche ed integrazioni) e ambito di piano paesaggistico (artt. 135 e ss.del decreto legislativo n. 42/2004 e successive modifiche ed integrazioni), anche con misure di conservazione integrale, interessate dal tracciato del gasdotto proposto.

Le procedure di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) e le autorizzazioni.

L’unica opera gasdotto “Rete Adriatica”, come detto, è stata suddivisa in cinque tronconi diversi + la centrale di compressione del gas naturale di Sulmona con conseguenti diversi procedimenti di V.I.A., senza alcuna valutazione complessiva.

I tratti maggiormente impattanti e più pericolosi sotto il profilo del rischio sismico sono:

* il tronco Sulmona – Folignoe la centrale di compressione del gas naturale di Sulmona (http://www.va.minambiente.it/it-IT/Oggetti/Info/154), assoggettati a procedura V.I.A.conclusa con decreto Ministero Ambiente di concerto con Ministero B.A.C. n. DVA-DEC-2011 70 del 7 marzo 2011 e con decreto Ministero Ambiente di concerto con Ministero B.A.C. n. DVA-DEC-2010 25608 del 25 ottobre 2011 (http://www.va.minambiente.it/it-IT/Oggetti/Documentazione/154/186?Testo=&RaggruppamentoID=23#form-cercaDocumentazione)

* il tronco Foligno – Sestino (http://www.va.minambiente.it/it-IT/Oggetti/Info/160) assoggettato a procedura V.I.A.conclusa con decreto Ministero Ambiente di concerto con Ministero B.A.C. n.DVA-DEC-2011 256 del 16 maggio 2011 (http://www.va.minambiente.it/it-IT/Oggetti/Documentazione/160/192?Testo=&RaggruppamentoID=23#form-cercaDocumentazione) e successiva procedura di verifica di assoggettabilità a V.I.A. per una minima variante di tracciato nei Comuni di Gubbio e Gualdo Tadino (http://www.va.minambiente.it/it-IT/Oggetti/Info/1015) conclusa con decreto direttoriale n. DVA-2013 24665 del 29 ottobre 2013 (http://www.va.minambiente.it/it-IT/Oggetti/Documentazione/1015/1302?Testo=&RaggruppamentoID=140#form-cercaDocumentazione).

La centrale di compressione del gas naturale di Sulmona è stata autorizzata con deliberazione del Consiglio dei Ministri del 22 dicembre 2017 (deliberazione del Consiglio dei Ministri ai sensi dell’articolo 14-quater, comma 3, seconda parte, della legge 7 agosto 1990, n. 241, e s.m.i., per la conclusione del procedimento di autorizzazione ed esercizio dell’opera denominata Centrale di compressione gas di Sulmona).

E’ seguito il decreto Ministero dello sviluppo economico (D.G. Sicurezza approvvigionamenti e infrastrutture energetiche) del 7 marzo 2018 di approvazione definitiva del progetto di centrale di compressione del gas naturale di Sulmona e connessione alla rete esistente (il campo di stoccaggio gas in sotterraneo ‘Fiume Treste Stoccaggio’, situato nel vicino Comune di Cupello,  già collegato alla Rete Nazionale dei Gasdotti tramite i metanodotti ‘Vastogirardi – San Salvo’ e ‘Campochiaro –Sulmona’).

Il tracciato interessa (es. Popoli, PS) varie aree a uso civico (legge n. 1766/1927 e s.m.i.; legge n. 168/2017; regio decreto n. 332/1928 e s.m.i.): non risulta alcuna autorizzazione legittimamente emanata che ne abbia decretato la sdemanializzazione e/o ne abbia autorizzato l’occupazione.

Il rischio sismico.

Il progetto di gasdotto “Rete Adriatica” intercetta le zone altamente sismiche di Abruzzo, Umbria, Marche.

Si snoda lungo le depressioni tettoniche dell’Appennino Centrale storicamente interessato da un notevole tasso di sismicità, con eventi anche di magnitudo elevata, come il terremoto del 6 aprile 2009 che ha colpito L’Aquila e molte altre località dell’Abruzzo, e i terremoti del 26 settembre 1997 e del 24 agosto – 18 gennaio 2017 che hanno colpito l’Umbria, il Lazio e le Marche. Aree interessate da forti sciami sismici, come quello di fine marzo 2014 in Umbria (Gubbio – Città di Castello), e dell’aprile 2013, sempre a Città di Castello.

Nel tratto relativo all’Abruzzo, Lazio, Umbria e Marche, su 28 località attraversate dal progetto di metanodotto, 14 sono classificate in zona sismica 1 e 14 in zona sismica 2. Anche il sito proposto per la centrale di compressione, localizzata a Sulmona, ricade in zona sismica di primo grado.

E’ agevolmente documentabile quanto sopra con l’impressionante mòle di dati presente sul sito web istituzionale (http://www.ingv.it/) dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (I.N.G.V.), la massima Istituzione scientifica nazionale in materia.

Il rischio idrogeologico.

Soprattutto nella parte settentrionale del tronco Foligno-Sestino, ovvero tra l’area eugubina (PG) e la Valmarecchia (RN), l’assetto idrogeologico si presenta decisamente precario. Il tracciato proposto da Snam dovrebbe attraversare zone nelle quali insistono numerosissime frane sia attive che quiescenti, Tali dislocamenti interessano la facies “umbro romagnola” e quindi aree sia rocciose che argillose. Le dimensioni dei corpi franosi hanno talvolta dimensioni spropositate, nel senso sia dell’estensione che della profondità. La sola eventuale cantierizzazione di tali aree, col passaggio di mezzi pesanti e la realizzazione di piste di varie dimensioni, può provocare l’attivazione (o riattivazione nel caso di corpi quiescenti) dei movimenti franosi, con risultati difficilmente prevedibili. Oltre ai dislocamenti di intere masse orografiche,i cantieri produrrebbero l’alterazione dei delicati equilibri relativi alla circolazione delle acque, con la perturbazione dei flussi idrici sia superficiali che profondi.

Tali aspetti sono rilevanti anche sul piano della sicurezza: infatti, nell’area descritta, vi sono stati incidenti a carico di gasdotti, con esplosioni e danni consistenti alle abitazioni, anche a distanza. L’ultimo episodio risale al 19 novembre 2015 (Comune di Sestino – AR) e le fiamme hanno illuminato il cielo notturno dall’Umbria alla Romagna. Preme ricordare che quasi tutti gli ultimi incidenti a carico di gasdotti avvenuti in Italia (compreso quello sopra citato) sono stati provocati da piccoli movimenti franosi.

Le azioni legali.

Fra i motivi più rilevanti di illegittimità c’è l’assenza di un unico procedimento di valutazione di impatto ambientale (direttive n. 85/337CEE, n. 97/11/CE, n.14/52/UE) come richiesto da normativa e giurisprudenza comunitaria (vds. es.Corte di Giustizia CE, Sez. II, 28 febbraio 2008, causa C-2/07) e di una procedura di valutazione ambientale strategica (direttiva n. 01/42/CE).

I provvedimenti conclusivi dei procedimenti di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) dei tronchi Sulmona – Foligno Foligno – Sestino del progetto di gasdotto“Rete Adriatica” sono tuttora oggetto di ricorsi straordinari al Presidente della Repubblica effettuati nel luglio 2011 (ricorrenti Provincia di Perugia, Comune di Gubbio, Mountain Wilderness Italia, Lega per l’Abolizione della Caccia, Federazione nazionale Pro Natura, interveniente Gruppo d’Intervento Giuridico onlus).

La deliberazione del Consiglio dei Ministri del 22 dicembre 2017 e il decreto Ministero dello sviluppo economico (D.G. Sicurezza approvvigionamenti e infrastrutture energetiche) del 7 marzo 2018 di approvazione definitiva del progetto di centrale di compressione del gas naturale di Sulmona e connessione alla rete esistente sono oggetto di ricorsi pendenti davanti al T.A.R. Lazio da parte della Regione Abruzzo e altri (2018). E’ intervenuto ad adiuvandum il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus.

Avverso il progetto di gasdotto sono stati presentati vari ricorsi alla Commissione europea (2011, 2013, 2015)da amministrazioni pubbliche (Province di Pesaro-Urbino e di PerugiaComunità Montana Catria e NeroneComune di GubbioComune di L’Aquila), associazioni ecologiste (Gruppo d’Intervento GiuridicoComitato “No Tubo”Federazione nazionale Pro NaturaWWFItalia NostraMountain WildernessComitati cittadini per l’ambiente di SulmonaComitato civico Norcia per l’ambienteLa Lupus in Fabula) e venatorie (Arci Caccia –Perugia).

Gruppo d’Intervento Giuridico onlusComitato interregionale “No Tubo” e altre associazioni ambientaliste hanno inviato alle amministrazioni pubbliche competenti (22 ottobre 2017 e 7 dicembre 2017) le Note critiche alla valutazione del rischio sismico stimato da SNAM PROGETTI e inerente al ‘Metanodotto Sulmona-Foligno e Centrale di compressione di Sulmona’ e al ‘Metanodotto Foligno-Sestino’, perizie tecniche predisposte dal dott. geol. Francesco Aucone in merito agli studi di impatto ambientale (S.I.A.) depositati nelle rispettive procedure di V.I.A.

Questi i risultati sul tronco Sulmona-Foligno:

o Approccio inappropriato nella definizione dell’Azione Sismica, sia nelle procedure (utilizzo inadeguato della PGA) che nei livelli energetici sismici presi in considerazione (PGA utilizzate più basse dei livelli di accelerazione registrati sul territorio in occasione degli eventi sismici storici recenti);

o Assoluta insufficienza nel considerare l’aspetto della fagliazione”.

Questi i risultati sul tronco Foligno-Sestino:

L’analisi del SIA ha infatti messo in risalto i seguenti aspetti:

o Improprietà di alcune enunciazioni

o Assoluta insufficienza nel considerare l’aspetto della fagliazione

o Approccio inappropriato nella definizione dell’Azione Sismica

o Perplessità sulle categorie sismiche dei terreni attraversati (insufficienza delle indagini in sito)

o Sottostima dell’accelerazione sismica nella verifica strutturale allo scuotimento sismico

o Sottostima dell’accelerazione sismica nella verifica della stabilità dei versanti

o Eccessiva genericità nel valutare l’aspetto della liquefazione.

Con il risultato che … il Rischio Sismico è stato fortemente sottovalutato.

Per cui si ritiene che, al fine di non creare pericoli per gli ecosistemi attraversati e per le comunità residenti interessate dal tracciato del gasdotto, la valutazione del Rischio Sismico venga rifatta di sana pianta, alla luce delle nuove Normative Tecniche (NTC 2008 o meglio ancora NTC 2017 che dovrebbero uscire prima della fine dell’anno corrente)”.

Da evidenziare è la palese illegittimità della relazione geologica del progetto della centrale di compressione del gas di Sulmona, sottoscritta da un ingegnere (Ing. Antonio Quadrato, n. 15115 dell’Ordine degli Ingegneri di Roma) al posto di un geologo, come richiesto dal quadro normativo vigente (legge n. 64/1974 es.m.i.; D.M. LL.PP. 11 marzo 1988; circolare n. 218 del 9 gennaio 1996).

Le Istituzioni.

Sono stati numerosi gli atti di sindacato parlamentare in sede comunitaria e nazionale, dove l’VIII Commissione permanente “Ambiente” della Camera dei Deputati ha approvato il 26 ottobre 2011 all’unanimità la Risoluzione n. 7-00518 presentata il 15 marzo 2011 (prima firmataria on. Raffaella Mariani, P.D.) che ha impegnato il Governo alla modifica del tracciato del gasdotto appenninico “Rete Adriatica”. La Risoluzione è finora disattesa.

Numerose le formali contrarietà espresse dagli Enti territoriali interessati:

il Comune di Sulmona (Aq), interessato sia dal metanodotto che dalla centrale di compressione, ha espresso la propria contrarietà attraverso 10 deliberazioni del Consiglio Comunale 23/02/2009,16/07/2009, 1/03/2010, 13/12/2010, 5/04/2012, 29/06/2012; 15/01/2015;30/10/2015; 17/09/2016; 12/01/2018;

il Comune de L’Aquila ha espresso parere contrario con delibera del Consiglio Comunale del 25/10/2010;

il Comune di Pratola Peligna (Aqha espresso parere contrario sull’opera con deliberazione della giunta comunale del 31/08/2010; 12/01/2015;

il Comune di Pacentro (Aqha espresso parere contrario sull’iniziativa Snam con deliberazione consiliare approvata all’unanimità il 27/11/2008 e con nota prot.  n. 216 del 16.01.2015;

il Comune di Corfinio (Aq) ha espresso parere contrario del Consiglio Comunale del 1/09/ 2010;

il Comune di Navelli (Aq) ha espresso parere contrario del Consiglio Comunale del 2/09/2010;

il Comune di Introdacqua (Aq) ha espresso parere contrario del Consiglio Comunale del 29/11/2010 e con delibera di Giunta del 13.01.2015;

Il Comune di Pettorano sul Gizio (Aq) con delibera di giunta ha espresso contrarietà al metanodotto Sulmona-Foligno l’8 gennaio 2015;

il Comune di Cansano (Aq) ha espresso parere contrario con delibera di Consiglio del 14.01.2015;

la Comunità Montana Peligna (AQ) nel cui territorio è ricompreso il tratto che interessa i Comuni di Pacentro Pratola Peligna, Corfinio e Roccacasale, ha espresso parere contrario con deliberazione della giunta esecutiva il 25/02/2010;

la Provincia dell’Aquila, nella quale sono ricompresi 19 Comuni su 28 del tratto Sulmona-Foligno, ha espresso parere contrario all’opera con 5 deliberazioni consiliari approvate all’unanimità (10/02/2010, 31/01/2011, 29/09/2011,30/05/2012 e luglio 2016);

la Regione Abruzzo con voto unanime del Consiglio, ha espresso parere contrario con cinque risoluzioni (18/10/2011;14/02/2012; 3/12/2013; 22/07/2014; 10/11/2015); ha altresì negato l’intesa attraverso ben otto Delibere di Giunta (DGR n. 597/2014; n.623/2014;n.500/2014; n.132/2015; n.227/2015; DGR del 3/11/2015 e 18/11/2015; n. 668 del 20/10/2016);

la Regione Umbria ha approvato due mozioni consiliari per chiedere la modifica del tracciato 30 settembre 2014 e 11 dicembre 2012).

Le manifestazioni di protesta.

La contrarietà delle popolazioni interessate si è concretizzata con numerose iniziative: petizioni, proteste, esposti e con manifestazioni nazionali come quella del 21 aprile 2018, tenute a Sulmona.

Il gas naturale in Italia.

consumi di gas naturale in Italia nel 2017 sono stati di 75,1 miliardi di metri cubi, che significa una crescita del 6% rispetto al 2016”, secondo il sito web specializzato Quale Energia (elaborazione su dati Ministero Sviluppo Economico), in lieve crescita rispetto agli anni precedenti, ma nel 2013 eran ben “85,67 miliardi di metri cubi con un decremento rispetto al 2012 di 1,02 miliardi di metri cubi, pari al 1,2%”, come affermava l’E.N.I. s.p.a.holding controllante del sistema monopolistico dei gasdotti e del gas naturale in Italia insieme al gruppo S.N.A.M. [1].

Non vi quindi sono particolari ingenti aumenti della richiesta di gas naturale.

consumi di gas, nel nostro Paese, non hanno mai superato gli 85-86 miliardi di metri cubi l’anno, mentre le infrastrutture esistenti (metanodotti e rigassificatori) hanno la ben superiore capacità di importazione di 107 miliardi di metri cubi annui.

Abbiamo, inoltre,un’ottima diversificazione degli approvvigionamenti di gas: l’85-90%  viaggia in gasdotti che arrivano dal nord Europa (Olanda e Norvegia), dall’Est (Russia) e dall’Africa (Algeria e Libia). Inoltre, sono operativi due rigassificatori (Rovigo e Panigaglia) che danno circa il 15% del gas consumato in Italia.

Gli impianti di stoccaggio (8 strategici principali, 15 miliardi di metri cubi) sono in mano alla Stogit s.p.a., controllata dalla S.N.A.M. anch’essa.

In buona sostanza, la questione centrale in Italia non è la carenza di gas, piuttosto la gestione del sistema gas, svolta in regime di sostanziale monopolio. Una corretta gestione potrebbe evitare qualsiasi genere di emergenza per gli approvvigionamenti.

A cosa servono, allora, i 2 nuovi metanodotti che dovrebbero giungere in Italia dall’Africa e dall’Est Europa e gli oltre 10 rigassificatori ipotizzati o progettati, dei quali 3 in dirittura d’arrivo?

L’obiettivo èdichiarato con enfasi nella pubblicità che il gruppo Snam effettua sui mass mediadiventare l’hub europeo del gas.  In parole povere, il gas che arriverà attraverso le nuove infrastrutture sarà rivenduto ai Paesi del centro Europa.

Ecco perché i progettidel gasdotto “Rete Adriatica” (il gasdotto Appenninico) e il gasdotto Trans Adriatic Pipeline (T.A.P.).

Ciò che non quadra è perché un’operazione puramente commerciale, che ha per scopo quello di portare enormi profitti nelle casse dell’Eni e della Snam, debba essere pagata dai nostri territori e dalle nostre popolazioni in termini di rischi e costi elevatissimi per la salute, la sicurezza, l’ambiente e le economie locali.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

Comitato interregionale “No Tubo”

(*) articolo tratto da Gruppodinterventogiuridicoweb.com

 

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