Sentiamo in continuazione che a Mosca – così come in tutte le capitali dei paesi che si oppongono alle potenze occidentali, guarda caso – vige un regime autoritario e corrotto, e l’Ucraina gli si oppone come baluardo della democrazia. Stando a quel che si legge sul Financial Times, però, anche Kiev non è da meno.
Vari diplomatici, politici e attivisti hanno accusato il presidente Zelensky di utilizzare i poteri speciali concessigli dalla legge marziale per mettere a tacere i critici del suo governo e gli oppositori politici, consolidando così il controllo suo e del suo più stretto entourage sugli apparati dello stato.
Le voci si sono alzate quando venerdì 11 luglio alcuni agenti dell’Ufficio Investigativo Statale (SBI) dell’Ucraina hanno fatto irruzione nella casa di Vitaliy Shabunin, a Kharkiv, sequestrando telefoni, computer e tablet. Shabunin è un noto attivista che guida la ONG Centro d’azione anticorruzione.
Quasi contemporaneamente, gli agenti sono entrati anche nell’abitazione dell’ex ministro delle Infrastrutture Oleksandr Kubrakov, a Kiev, sequestrandogli anche in questo caso tutti i suoi dispositivi elettronici. Le autorità hanno fatto sapere che le operazioni sono collegate a indagini riguardanti l’abuso di fondi pubblici.
A Shabunin è contestato anche l’evasione dell’obbligo militare, il che sembra piuttosto assurdo considerato che già nel 2022 era partito volontario per il fronte. Insomma, non si tratta di un ‘filo-russo’, e proprio per il suo lavoro di critica l’attivista ritiene di essere stato preso di mira dal governo.
“Zelensky sta usando il mio caso“, ha dichiarato Shabunin al Financial Times, “per inviare un messaggio a due gruppi che potrebbero rappresentargli una minaccia. Il messaggio è questo: se posso perseguire Shabunin pubblicamente – sotto l’occhio vigile dei media e nonostante il sostegno dell’opinione pubblica – allora posso perseguire chiunque di voi“.
Questi due gruppi, a suo avviso, sarebbero i giornalisti e gli attivisti che denunciano casi di corruzione, mentre il secondo gruppo sarebbe costituito dalle gerarchie militari che contrastano il presidente. Non sono poche le scelte prese nelle ultime settimane da Zelensky che hanno fatto storcere il naso a vari esponenti ucraini.
Sono state comminate sanzioni a diversi politici di spicco, tra cui l’ex presidente Poroshenko che è diventato un fervente oppositore di Zelensky (ma di certo non un ‘filo-russo’); il rifiuto di nominare Oleksandr Tsyvinsky a capo dell’Ufficio per la Sicurezza Economica, che indaga sui reati economici, nonostante fosse stato scelto in maniera indipendente; la nomina di Yulia Svyrydenko come primo ministro al posto di Denys Shmyhal.
Le critiche a Zelensky sono arrivate sia dal partito stesso del presidente, sia dall’interno del governo, ad esempio da Oleksandra Ustinova, presidente della commissione parlamentare ucraina per il controllo degli armamenti e consigliere del ministro della Difesa. Per questo non bisogna a un moto di onesta di fronte a una giunta nazi-golpista: si tratta di uno scontro tutto interno alla classe dirigente guerrafondaia di Kiev.
Quello che viene criticato è il saldarsi di un gruppo di potere molto ristretto intorno a Zelensky e nei gangli di settori importanti dello stato, un gruppo sempre meno propenso ad accettare la pur striminzita dialettica politica di un Ucraina che, da almeno un decennio, può tranquillamente definirsi come avviata sulla strada dell’autoritarismo.
Ma c’è anche un altro retroscena che potrebbe legare le perquisizioni da poco avvenute alla Casa Bianca, mostrando la totale mancanza di autonomia da parte di Kiev. E ciò sarebbe indirettamente confermato dal silenzio dei leader del G7 sugli ultimi eventi, nonostante in passato abbiano messo in guardia Zelensky riguardo alla governance interna.
Riporta il Corriere della Sera che Kubrakov e Shabunin sono stati vicini in passato all’ambasciatrice statunitense Bridget Brink, la quale aveva fatto finanziare loro iniziative. La diplomatica si è dimessa lo scorso aprile, in protesta con le politiche trumpiane, e ha annunciato la sua corsa al Congresso con la casacca dei democratici alle elezioni mid-term del 2026.
Le accuse a Kubrakov e Shabunin servirebbero a mettere in discussione la gestione dei fondi da parte della Brink, e dunque a mettere in cattiva luce un’oppositrice di Trump, di cui Zelensky cerca di ritrovare un solido appoggio dopo mesi turbolenti. Due piccioni con una fava di Occidente – e sue emanazioni – che hanno in tutto e per tutto l’aspetto di ‘democrature’.
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Vannini Andrea
l’imperialismo, sempre, alleva e usa i fascismi, ucraino o sionista che sia, per le sue mire, per le sue guerre. quanti golpe sono stati organizzati dagli usa? in Ucraina nel 2014, chi, se non i criminali e assassini fascisti, avrebbe realizzato i piani golpisti usa? la malvagità é la corruzione sono una caratteristica tipica di questa genia. La complicità dell’ A-ccidente-U-ccidente non stupisce. Non sono meno fascisti degli sgherri ucraini. solo la Russia rappresenta la possibilità e la speranza oggi di schiacciare questi mostri.
angelo
siamo d’accordo. solo la Russia puo’ e lo fara’