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Qualcosa si è rotto, picchiamo lì

Nel caos post-primo turno, alcuni cose diventano chiarissime.

a) Renzi prende molte bastonate sui denti, ovunque;

b) Napoli diventa ufficialmente la prima “città derenzizzata”;

c) il Movimento Cinque Stelle sfonda a Roma e Torino;

d) esistono molte Italie, ma la differenza primaria è tra metropoli e provincia;

e) il sistema di potere allineato lungo la filiera Troika-Unione Europea-Renzi-clientele locali non riesce più a convogliare il consenso di una “maggioranza silenziosa”;

f) vere alternative di sistema per ora non ci sono, o possono trovare progressivamente forma solo a partire da quelle alleanze sociali, per quanto disomogenee e vaghe, che si sono chiaramente coagulate in un voto antigovernativo e antidestra.

Al vertice della banda renziana hanno decisamente ragione ad essere fortemente preoccupati. Si è rotto il presunto incantesimo che doveva elevare Matteo Renzi assolutamente al di sopra della scena politica nazionale. La forza del contafrottole di Rignano sull’Arno sta tutta nel monopolio dei media mainstream (la coalizione dei loro proprietari), schierati a suo sostegno dalla filiera di comando multinazionale. Ma non ha più presa efficace su una coalizione sociale interclassista, com’era stato solo due anni fa, in grado di sostenere credibilmente un rovesciamento costituente e reazionario condensato nelle “riforme” di questo governo.

Il contenimento dei danni non è riuscito. Il “patto del Nazareno 2.0”, a Roma, riuscirà a portare Giachetti al ballottaggio, ma il distacco dalla pentastellata Raggi è abissale. Berlusconi ha smontato consapevolmente il vecchio centrodestra, convogliando le sue clientele sul candidato Pd molto più che sul “palazzinaro di bella presenza” che ufficialmente sosteneva. L’obiettivo sembrava già da mesi chiarissimo: concentrare le forze malate del vecchio potere capitolino per provare a stoppare, al ballottaggio, l’ascesa della “forza antisistema”, pur priva di qualsiasi progetto che vada oltre il minimo sindacale dell’”onestà”, dopo l’abisso svelato da mafia capitale (curioso come, sui media di regime, l’espressione sia scomparsa a favore di una colpevolizzazione del solo Ignazio Marino).

Un disegno razionale, perché è certamente più facile dirottare sul candidato renziano i voti delle clientele di destra che non portare su una fascista come Meloni parti consistenti del residuo voto d’opinione che si considera “progressista” e moderato. Ma è un disegno paradossalmente indebolito proprio dalle politiche di taglio della spesa pubblica (lungo la filiera che si articola dalla Ue fino alle città), che riducono ai minimi termini i margini di bilancio con cui nutrire proprio le clientele, le “cooperative” e gli interessi da subappalto.

Napoli esibisce una coalizione sociale vera, opposta e vincente. Una vera e propria speranza di disarticolazione generale del sistema dominante, sul piano politico e sociale, perché riesce a precisare sempre meglio i contorni di una rivolta dal basso, dalle periferie metropolitane. Anche qui si dimostra come, interrotte le linee di finanziamento che nutrivano clientele e servilismi, diventa impossibile mantenere una consenso elettorale per quanto drogato – tuttora – da voti comprati (a basso prezzo), da minacce e veri e propri brogli, dal voto di scambio.

Torino e Bologna misurano la crisi del sistema di potere in due roccaforti che avrebbero dovuto garantire un rapido disbrigo della pratica elettorale.

L’eccezione italiana è dunque Milano, vera capitale del blocco dominante, con due competitor fotocopia e la sostanziale debolezza dei movimenti sociali (che spiega la debolezza locale delle proposte politiche “antisistema”, e non viceversa).

C’è comunque da tenere nel dovuto conto che le metropoli mostrano una dinamica sociale e politica in rapidissimo movimento, mentre i piccoli centri di provincia – che hanno certamente un peso sul piano nazionale, come massa di voti giostrabili nel referendum di ottobre – vivono logiche assai diverse, frutto di una struttura sociale meno polarizzata sul piano reddituale.

Ma il dato centrale è politico: qualcosa si è rotto nel rapporto tra potere e “popolo”. La presa che sembrava ferrea sull’immaginario e sulla rappresentanza politica si va sfaldando. E la velocità cresce col passare dei mesi. Il vecchio – non è affatto paradossale, Renzi rappresenta proprio questo, nonostante le chiacchiere – sta morendo, ma il nuovo ancora non è nato. Anche se Napoli fa sperare.

Attenzione, però. Nella Storia non si danno “vuoti di potere” che durino a lungo, specie se non ci sono poteri alternativi in grado di sostituire quello declinante. L’antagonismo può giocare la partita solo se smette di pensare nelle dimensioni del cortile e accetta di battersi nella società, in campo aperto, nelle condizioni date e non in quelle che ci piacerebbero. E proprio da Napoli, vogliamo ancora rammentarlo, arriva la lezione del migliore antagonismo oggi esistente. Quello che è in grado di innervare e organizzare settori sociali (non solo “soggettività antagoniste”), di presidiare spazi fisici e politici, di selezionare nuovi protagonisti della politica e di sorvegliare la regolarità del voto, sfruculiando poteri che oggi appaiono assai meno forti di prima.

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9 Commenti


  • Daniele

    Cioè in altre parole voi intellettuali continuate a fare convegni e conferenze dicendo agli altri cosa devono fare e delegando le lotte agli altri? No, perchè finora avete fatto SOLO questo.


  • Giorgio Lonardi

    “Quando si distingue tra intellettuali e non-intellettuali in realtà ci si riferisce solo alla immediata funzione sociale della categoria professionale degli intellettuali, cioè si tiene conto della direzione in cui grava il peso maggiore della attività specifica professionale, se nell’elaborazione intellettuale o nello sforzo muscolare-nervoso. Ciò significa che se si può parlare di intellettuali, non si può parlare di non-intellettuali, perché non-intellettuali non esistono. Ma lo stesso rapporto tra sforzo di elaborazione intellettuale-cerebrale e sforzo muscolare-nervoso non è sempre uguale, quindi si hanno diversi gradi di attività specifica intellettuale. Non c’è attività umana da cui si possa escludere ogni intervento intellettuale, non si può separare l’homo faber dall’homo sapiens. Ogni uomo infine, all’infuori della sua professione esplica una qualche attività intellettuale, è cioè un “filosofo”, un artista, un uomo di gusto, partecipa di una concezione del mondo, ha una consapevole linea di condotta morale, quindi contribuisce a sostenere o a modificare una concezione del mondo, cioè a suscitare nuovi modi di pensare” Antonio Gramsci


  • Redazione Contropiano

    Per Daniele… Crediamo che le tue conoscenze su cosa sia e cosa faccia il piccolo universo politico-sociale di cui Contropiano è parte siano piuttosto scarse. La contrapposizione tra “intellettuali” e “lottatori”, in questo come in altri casi, è un giochino che serve solo a chi lo ripete…


  • marco

    ok napoli.
    ok i referendum
    ok persino il ballottaggio a torino, conscio che contro il PD bisogna votare chiuqnue… persino i cinque stelle.
    ma a roma, dove il distacco tre il candidato della j.p. morgan (giachetti) e il candidato di previti (raggi) è così ampio, non vedo proprio il senso di partecipare alla farsa elettorale.
    sarebbe molto più utile anche solo per visibilità, dare indicazione per il rifiuto della scheda verbalizzato.
    io farò così.
    non ci sono alternative finchè non si costruiscono.
    di norma questo è un lavoro che costa fatica, impegno, dialogo e tempo.
    portare l’acqua a realtà estranee e in alcuni casi antitetiche ai comunisti non ci sarà di alcun aiuto a costruirne in futuro… anzi.
    oppure forse sono io che sbaglio e sulla vostra testata non c’è scritto “giornale comunista”
    in questo caso chiedo scusa


  • Daniele

    Perdonatemi se rispondo alle repliche, forse non dovrei farlo, ma purtroppo sono vecchio e stupido; sorvolo sulla citazione colta che mi sembra assolutamente non attinente (nel lontano 1976 portai uno studio su Gramsci al mio liceo, quindi qualcosa del Grande Sardo ho letto anch’io); ma vorrei invece rispondere alla replica piccata della redazione: certo io non vi conosco personalemte nè come redazione, leggo solo i vostri articoli perchè ritengo che siate una voce indispensabile nel deserto attuale, e probabilmente ho una visione rozza della cosa, ma, e scusatemi la prolissità, vi voglio raccontare una storia: molti anni fa ho avuto il privilegio di conoscere un partigiano della 7 GAP, infiltrato a Bologna tra il 1943 e la Liberazione; si chiamava Giuseppe Giraldi, medaglia d’oro al valor militare e medalglia d’oro al valor civile, mutilato e da sempre iscritto al PCI; nell’infuocato marzo 1977 fu l’unico a venire a parlare con noi nell’assemblea del Movimento degli Studenti dopo l’assassinio di Francesco (lo conoscevo), non fu fischiato, ma applaudito da tutti; una sera mi disse una cosa che ricordo ancora: ci sono due persone che si incazzano se gli dici cosa sono: i primi sono i fascisti, i secondi gli intellettuali. La chiudo qui senza intenzione di offendere alcuno, tantomeno dei compagni, del resto la discussione sta diventando antipatica e sciocca, ci sono cose più urgenti da fare, tipo abbattere il PD e in questo voi fate la vostra parte.
    PS. Vorrei rispondere invece agli intelligentoni, ai duri e puri, che affermano si debba votare solo un partito comunista e cose del genere: vorrei chiedere loro quanti partiti comunisti vedono all’orizzonte e se altrimenti bisogna non votare? Vorrei che questi sapienti venissero avedere cosa è diventata Bologna dopo cinque anni di Merola: una città devastata. demolita, distrutta sia fisicamente che socialmente ed umanamente, se avrebbero sopportato quello che abbiamo sopportato. Al ballottaggio chiederò a tutti di votare la Borgonzoni e non perchè io sia leghista (sono comunista dal 1974 e lo sono rimasto anche dopo il 1989), ma voterei Mussolini, Hitler, Mefistofele, Satana, Jack The Ripper pur di cancellare il PD dalla mia povera e disastrata città, se ci sono altre alternative fatemelo sapere.


  • Francisco

    @ Daniele
    Il problema non è il PD ma il suo elettorato, dal quale ovviamente dobbiamo estrapolare e assolvere vecchissimi militanti, ormai pochi e a fine vita, che vivono ricordi di un sogno non realizzato attraverso la TV.
    L’elettorato attivo in genere, non so se è ancora chiaro, è lo stesso ormai da una decina d’anni, l’astensionismo riguarda sempre e comunque la sinistra, non vorremmo mica pensare che i destri se ne stanno a casa vero? Sennò chiudiamo bottega, visto che il 90% della popolazione sarebbe destroide, con quel che ne consegue.
    Ma ci sono le armi di distrazione di massa, un tempo era la Lega, oggi è il m5s, da lì a pensare che la sparizione del PD non venga ripristinata con l’aumento di questi è segno che parecchie cose stanno sfuggendo a chi “parla” di politica.
    “ma voterei Mussolini, Hitler, Mefistofele, Satana, Jack The Ripper” che al pari della Lega e del m5s si definiscono duri e puri.
    Quindi si parla di voto e di votare… ma nonostante tutto quel po’ di partiti comunisti che ci sono in giro manco li si vota? Esistono, ma per tua stessa ammissione non li voti, giusto allora dare la colpa a loro per questo?
    La questione è cambiata con la rete purtroppo, è diventata un’arma a doppio taglio, e i media di regime, TV in primis, la pilotano alla bisogna… oggi è più facile intervenire in ambienti dove la conduzione politica è ben definita e dichiararsi ex, delusi, pentiti, traditi paga in termini di confusione… è una cosa che a quattr’occhi, quando si dibatteva sul territorio, non era possibile, perché comunque ci si conosceva e si sapeva tutto o quasi di noi.
    Era molto difficile quanto improbabile fare gli infiltrati guastafeste, come si usa oggi.


  • marco

    caro daniele, con il profondo rispetto dovuto alla tua storia ti chiedo io:
    quanti partiti comunisti sono piovuti dal cielo ai compagni che hanno effettivamente fatto qualcosa di buono nella loro vita?
    da lenin a chavez passando per mozgovoi.
    nessuno mi sembra.
    e sempre rispettando profondamente il tuo punto di vista, perché ti considero intelligente (e non intelligentone) mi sembra che la logica del “portiamo l’acqua con le orecchie al meno schifoso tra gli schifosi” non ci aiuti a proseguire nella direzione giusta.
    Io penso di essermi impegnato nella direzione giusta.
    10.000 voti a roma di comunisti duri e puri sono serviti a darci una base militante e a conoscerci tra noi. se non ci fossero state queste elezioni non mi sarei mai avvicinato al PC e avrei continuato a rifiutare la scheda come facevo ormai dal 2008.
    In più abbiamo contribuito a mandare giachetti al ballottaggio… quei 10.000 voti a chi li abbiamo tolti? ai 5 stelle? non credo. non li avrei votati comunque.
    Il voto è un mezzo e non un fine.
    Adesso lo sto usando per costruire un partito che possa finalmente tornare a chiamare casa.
    forse mi sbaglierò ma penso in coscienza di star facendo la cosa giusta e sento una volontà nel farla che non sentivo da tanti, tanti anni.
    non è cosa da poco.
    se falliremo, falliremo avendo la certezza di aver provato a fare qualcosa di buono e in maniera pulita, per noi stessi.
    non per qualcun altro.
    e vista l’attuale situazione del paese, questa non mi sembra una cosa di poco conto.
    “diffida dalla libertà portata in dono” e il giorno che vorrai portare la tua energia, il tuo entusiasmo, la tua intelligenza a disposizione di una più nobile causa, sarò il primo ad esserne felice .


  • luca massimo climati

    Un editoriale perfetto che condivido passaggio per passaggio . Non comprendere la significanza politica del ballottaggio romano, che non è esattamente Pizzaroti a Parma qualche anno fa, anno lungo come trenta anni, nei processi storici asimmetrici ,vuole dire esprimere idiozia, prima che suicidio politico …qualità delle quali questa sinistra radicale o settaria coltiva. Mancano gli attributi per guardare oltre e Lenin s’è letto assai male…..la cassetta degli attrezzi gliela dobbiamo dare in testa! Forse qualcosa impareranno. Pensate che per la Raggi sia una passeggiata con gli interessi che vi stanno sotto?Una volta che si ingrana un meccanismo, diventerà arduo per la Raggi stessa , uscirne fuori o assoggettarsi ad altre logiche…come ha fatto Tsipras, ad esempio, premuto dalla UE …ma nulla è uguale o simmetrico o immanente…..Su Contropiano non vi sono degli intellettuali che scrivono: ma compagni che si possono condividere o meno..su questo editoriale li arcicondivido. . Corro ad arruolarmi nelle brigate internazionali pro Raggi . NO Pasaran!


  • Francisco

    @ climati
    Che c’entra Tsipras poi (Grecia, stato-nazione) con la Raggi (Roma, città-baraccopoli) è tutta roba da capire.
    Attento alle buche mentre corri…

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