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L’inutilità del voto utile

Se c’è un dato che sta emergendo da questa campagna elettorale è la totale inutilità del cosiddetto “voto utile”.

Le opzioni in campo – dal Pd a Fratelli d’Italia – convergono infatti su tutte le scelte strategiche, a cominciare dalla fedeltà alla Nato.

Questa linea viene riaffermata in ogni dibattito o incontro pubblico. Ultimo in ordine di tempo il forum di Cernobbio, dove tutti i leader – qui, diversamente dal meeting di Rimini hanno avuto la correttezza di invitare tutti i presenti nell’attuale Parlamento – hanno sgomitato per riaffermare e “far sapere” che l’obbedienza euroatlantica non è in discussione.

L’unico ad aver pasticciato su questo tema è stato Salvini, che sta diventando infatti il bersaglio principale di tutti i competitori, sia esterni che interni al centro-destra.

Il leader della Lega incarna il sentiment di quella piccola e media impresa italiana in sofferenza per molte ragioni. Una tra queste – non la sola certamente – sta nei contraccolpi delle sanzioni alla Russia, rilevabili sia sulle esportazioni che nel boom dei prezzi dell’energia.

Ciò che fa dannare i partiti dell’establishment è che questo sentimento appare però assai diffuso nella popolazione italiana. Ragione per cui sarà Salvini, più che l’atlantista Meloni, a fare da bersaglio nei prossimi giorni della campagna elettorale.

In Italia la demonizzazione di Putin e della Russia non è riuscita fin qui a scavare quel solco che era stato ritenuto scontato quando il governo Draghi (quindi con dentro Pd. M5S, Lega, Forza Italia, etc) ha portato l’Italia dentro la guerra alla Russia. Guerra economica in modo prevalente, ma anche militare visto le forniture di armamenti e l’assistenza alle forze armate ucraine.

Curiosamente il Copasir, Di Maio o il PD starnazzano intorno a improbabili ingerenze russe sulle elezioni, ma accettano senza battere un ciglio quelle israeliane sui candidati o quelle di Hillary Clinton che ha salutato la leadership della Meloni come positiva in quanto donna.

A rendere i partiti dell’Agenda Draghi del tutto intercambiabili e convergenti, rimane infatti l’accettazione del doppio vincolo esterno: sia quello della Nato che quello della Bce.

Non è un dettaglio perché è il vincolo che determina sia la politica e le relazioni internazionali del paese (e quindi con chi commerciare, cooperare etc.), sia il perimetro delle scelte economiche e le priorità nel reperimento delle risorse.

Non è un caso che nessuno dei partiti in lizza metta mai in discussione la supremazia del libero mercato rispetto al ruolo del pubblico e degli interessi collettivi. Infatti il collasso economico ed energetico sta dimostrando proprio questo. Aver lasciato in mano ai privati  e al gioco truccato del mercato una questione decisiva come l’energia sta mettendo in crisi un intero sistema fino all’ultimo dettaglio (le bollette).

Certo ci si accapiglia magari sullo ius scholae o sugli sbarchi di migranti, ma nulla di più. Su tutto il resto il Pd e la destra si ispirano alla comune filosofia del liberismo e della fedeltà alla Nato.

Si dirà che il residuo ciarpame fascista o i personaggi poco raccomandabili che la Meloni si trascina dietro e dentro sono indigeribili. Ma è anche vero che negli anni il PD è riuscito ad aggregare e dare spazio a personaggi altrettanto detestabili del mondo liberale e agli eredi della peggiore Democrazia Cristiana.

Allo stesso modo nel “popolo della sinistra” si assiste ad una mutazione del “voto utile” in versione M5S. Se il Pd sarebbe la diga contro la destra, il M5S sarebbe la diga contro lo spostamento a destra del PD.

Alla luce di quanto visto – e quanto visto pesa, non può non pesare – queste sono illusioni del tutto sballate o nel migliore dei casi consolatorie. Se a Cernobbio sono andati tutti a fare dichiarazioni di fedeltà alla Nato e alla UE di quale dighe stiamo parlando? Più che dighe sembrano gabbie.

Che senso ha, dunque, l’appello al voto utile al Pd o al M5S? Mai come oggi questo appello ha perso di senso e significato.

Le elezioni sono quelle che sono, somigliano sempre di più ad un gioco truccato per lasciare gli equilibri e le priorità più o meno come lo erano prima delle elezioni. Se si vuole provare a scompaginare un gioco truccato è meglio usare altre opzioni che puntano apertamente alla rottura. A questo, obiettivamente, vuole essere utile Unione Popolare.

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