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Il buio dentro il Giardino, le novità della Jungla

Sabato e domenica prossimi, si terrà a Roma il Forum “Il Giardino e la Jungla”. La Rete dei Comunisti intende cominciare a discutere collettivamente le caratteristiche della nuova fase storica in cui siamo entrati e le rotture che questa sta imponendo sia alle relazioni internazionali che all’interno delle società nei paesi a capitalismo avanzato. Questi ultimi sono stati identificati come un “giardino” da un esponente guerrafondaio della classe dominante occidentale come Borrell, al quale si contrappone la “jungla” del resto del mondo.

Nei due giorni del Forum porteranno il loro contributo – tra relazioni e interventi – studiosi militanti e ricercatori marxisti come Angelo Baracca, Lorenzo Bargigli, Said Bouamama, Sergio Cararo, Mauro Casadio, Giorgio Cremaschi, Francesco Dall’Aglio, Paolo Ferrero, Roberto Fineschi, Giorgio Gattei, Marcella Grasso, Massimiliano Gazzola, Giampiero Laurenzano, Guido Lutrario, Giacomo Marchetti, Rita Martufi, Andrea Mencarelli, Roberto Montanari, Alessandro Perri, Francesco Piccioni, Chiara Pollio, Franco Russo, Alessandro Scassellati, Ernesto Screpanti, Luciano Vasapollo.

Nei giorni scorsi abbiamo presentato gli snodi con cui la relazione introduttiva del Forum segnala le contraddizioni principali del Modo di produzione capitalista dentro la crisi e quelle che derivano dalla rottura del mercato mondiale.

I lavori del forum

I lavori sono stati divisi in quattro sessioni, tre sabato e una domenica mattina e verranno aperti dalle relazioni elaborate collettivamente dalla Rete dei Comunisti: Modo di Produzione Capitalistico e rottura del mercato mondiale; La politicizzazione e militarizzazione dello scontro tra i nuovi blocchi; Le conseguenze della frammentazione sulla composizione di classe in Italia e in Europa; Le crisi interne di Stati Uniti ed Unione Europea.

La relazione della prima sessione, dedicata al Modo di produzione capitalistico e alla rottura del mercato mondiale, segnala che “Per molti anni siamo stati abituati a vivere in un mondo unipolare guidato dagli Stati Uniti, oggi invece troviamo l’emersione di nuove soggettività politiche, quindi si passa da un centro solo ad un mondo multipolare formato da più paesi come la Cina, la Russia, l’Iran, il Venezuela e Cuba. Questi paesi portano una vera e propria alternativa alla moneta del dollaro ma soprattutto per farci uscire da questa crisi sistemica, visto che il modo di produzione capitalistico non ha trovato un nuovo modello di accumulazione”. La relazione sottolinea anche che: “Ripartendo dall’analisi di Marx sulla contraddizione tra sviluppo delle forze produttive e rapporti di produzione, si spiega il contesto di guerra anche nella specificazione  di quella tra capitale e ambiente fino alla farsa della fusione  nucleare e della  green economy”.

La relazione che aprirà la seconda sessione si concentra invece sulla politicizzazione e la militarizzazione dello scontro tra i due blocchi in cui si va ridisegnando il mondo: quello euroatlantico e quello dei Brics o euroasiatico.

L’acutizzazione della competizione globale e il riaffacciarsi della guerra come punto di rottura nelle relazioni internazionali, ha spostato in avanti il terreno della competizione stessa. Se fino ad oggi la competizione è stata prevalentemente economica e monetaria, in questa fase sta assumendo anche un carattere politico, ideologico e potenzialmente militare”. Il blocco dei paesi capitalisti occidentali, il Blocco Euroatlantico, sta affrontando lo scontro con la Russia, la Cina e i paesi ritenuti “rogue states” anche sul piano della contrapposizione ideologica: progetto liberale contro dispotismo asiatico, democrazie contro autocrazie. Sostanzialmente evoca se stesso, come ha scritto Le Monde Diplomatique, come “l’imperialismo delle virtù”. Sul piano militare si vanno delineando, secondo i compagni che hanno curato la relazione, tre faglie di scontro: quella più evidente nell’area del Pacifico, quella già visibile del Baltico con la guerra in Ucraina e quella dello Spazio. “La New Space Economy muove dal presupposto che è la nuova corsa allo spazio che cambierà la terra, cioè gli equilibri geo-politici e la geografia degli oligopoli economici finanziari che domineranno diversi settori, a cominciare dalla Spazio.

La terza sessione analizzerà invece le conseguenze della rottura del mercato mondiale sulla composizione di classe e il mondo del lavoro in Italia e nei paesi a capitalismo avanzato.  La contraddizione che ormai balza agli occhi non è solo la fine delle lunghe catene del valore attraverso l’interruzione delle filiere mondiali di produzione, ma è anche il contestuale peggioramento delle condizioni dei lavoratori/trici e dei salari in Occidente e il loro miglioramento nei paesi emergenti nel resto del mondo: Nel Blocco euroatlantico si è assistito a un generale livellamento verso il basso dei salari. In un contesto di bassa crescita, perlopiù drogata dalle politiche imperialiste di espropriazione del valore o dalla sovrapproduzione di capitale in funzione del sostentamento della speculazione finanziaria, i salari delle mansioni routinarie e poco qualificate sono rimasti stagnanti o sono addirittura diminuiti (rispetto al costo della vita), mentre per le mansioni ad alta qualifica gli incrementi relativamente maggiori sono stati rilevanti solo per una piccola nicchia. Nel Blocco euroasiatico invece la spinta al salario medio viene soprattutto dalla Cina (1,4 miliardi di persone), che traina la crescita del “resto del mondo”, altrimenti più in difficoltà sia nel resto dell’Eurasia, sia in America Latina (per non parlare dell’Africa)” scrive in un passaggio la relazione dedicata a questa area tematica.

La quarta sessione, che si svolgerà la mattina di domenica, analizza infine le crisi interne a Unione Europea e Stati Uniti, in pratica in quello che abbiamo definito il Blocco Euroatlantico. “Se si osserva l’attuale livello di contraddizioni che sta attraversando l’area euroatlantica e le soluzioni che sta cercando di esprimere, sembra emergere una gestione complessivamente emergenziale e improvvisata che suggerisce una difficoltà di individuazione di una chiara e solida strategia per il futuro” è scritto nella relazione “Sembrerebbe, in tal senso, che attualmente questa area si stia interrogando sulle problematiche strategiche che stanno emergendo, producendo un continuo di prove e tentativi scoordinati che non presentano un progetto strategico. Inoltre, questi tentativi sembrano produrre per lo più ipotesi di soluzione che, lungi dal proporre una seria messa in discussione sistemica, si presentano sostanzialmente in continuità con le scelte che hanno portato alla condizione attuale. In questa situazione, l’Unione Europea è forse quella che più di tutti ha necessità di interrogarsi su una strategia di medio – lungo periodo, in considerazione del suo stato attuale e degli input e minacce che vengono dall’esterno: in tal senso, nell’analisi sul “dove sta andando l’UE”, il punto di domanda finale è attualmente d’obbligo”.

Insomma il Forum di sabato e domenica cercherà di esaminare e capire le tendenze in corso sia nel “Giardino” che nella “Jungla”, prese certo a prestito come una semplificazione – ma con un suo portato colonialista ben evidente – per individuare le conseguenze della rottura del mercato mondiale e quindi di quella globalizzazione su cui il Modo di produzione capitalista aveva scommesso molta della sua sopravvivenza.

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1 Commento


  • Giancarlo staffo

    “A floresta é jovem e chea de vida”.. opera di Luigi Nono.l

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