L’Europa e’ scossa da forti mobilitazioni operaie e popolari contro le politiche di austerità e guerra dell’Unione Europea, veicolate da governi nazionali allineati alle politiche euro atlantiste della NATO e dell’alleato / competitor statunitense.
Dalla Francia all’Inghilterra, dalla Grecia al Portogallo, sino ad alcuni paesi dell’Est Europa, per rimanere al solo continente europeo, milioni di persone scendono in piazza con il comune obiettivo di contrastare l’attacco ai sistemi pensionistici, la privatizzazione di settori strategici delle economie nazionali, la riduzione del salario reale a causa delle impennate inflattive determinate dalla guerra e dalle speculazioni delle grandi multinazionali dell’energia.
Il nostro paese vede invece una stasi del conflitto sociale, che trova origine in una serie di fattori tra i quali non ultimo e’ il posizionamento di CGIL e del sindacalismo concertativo, insieme ad una ex “sinistra” passata armi e bagagli dalla parte del grande padronato nazionale e continentale. Le compagini del centro sinistra, convinte sostenitrici delle politiche imperialiste dell’Unione Europea, in quest’opera di sistematico scardinamento dei diritti del mondo del lavoro si sono passate il testimone della gestione del governo con i fascisti in doppio petto di Fratelli d’Italia, nel tentativo di controllare con il pugno di ferro l’incedere di una crisi sistemica senza precedenti del modo di produzione capitalistico.
La progressiva perdita di egemonia economica e militare mette in costante fibrillazione gli apparati di dominio economici, politici e militari occidentali. Il conflitto in Ucraina e’ soltanto il più evidente e pericoloso epifenomeno di questa situazione di conflitto aperto. Tutto il mondo, dall’America Latina all’Africa, dal medio all’estremo oriente e’ attraversato da tensioni e conflitti potenzialmente esplosivi.
Come già avvenuto in fasi storiche precedenti, le classi dominanti imperialiste tentano di risolvere le proprie contraddizioni attraverso la guerra, guerreggiata all’esterno, sociale all’interno dei propri paesi.
Per contrastare il piano inclinato verso scenari sempre più pericolosi di guerra generalizzata, occorre rompere la stasi che vivono le masse popolari del nostro paese, attraverso una azione di avanguardia che forzi i limiti di una condizione obiettiva, indicando percorsi di conflitto a partire dalle punte più avanzate della coscienza di classe organizzata, che vede in USB e nel sindacalismo indipendente un imprescindibile punto di tenuta e di potenziale controffensiva.
Lo sciopero del 26 maggio e’ un passaggio importante di un processo di ricomposizione sociale e politica sul quale la Rete dei Comunisti e’ impegnata da tempo.
Per questo chiamiamo tutti i comunisti, i rivoluzionari e gli anticapitalisti a partecipare alle manifestazioni ed ai presidi che in quella giornata si svolgeranno nelle varie città del paese.
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