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Un fronte anticapitalista contro la Troika

Nella scacchiera della politica i pedoni/proletari  possono fare lo “scacco del barbiere” al re e alla sua corte? 

Spesso i pedoni/proletari sono carne da cannone al servizio dei potenti, vengono mandati a morire nelle guerre imperialiste, vengono sacrificati su l’altare del profitto capitalistico. I disoccupati, i precari, i licenziati sono solo milioni dei numeri subalterni, sudditi e schiavi.

La storia ci aiuta a capire che gli sfruttati coscienti delle loro condizioni si sono organizzati e hanno resistito, insomma hanno praticato la lotta di classe. 

Oggi perché non avviene tutto questo? 

La frammentazione politica, l’opportunismo elettorale di certa sinistra definitasi “comunista”, la connivenza con i padroni dei sindacati consociativi, hanno  lasciato sul terreno macerie, solitudine, marginalità. La rabbia e la resistenza vengono espresse dalle decine di azioni disperate che lavoratori di aziende in crisi  praticano continuamente, ma non facenti parte di una strategia pianificata e diretta da una organizzazione anticapitalista, rimangono azioni scoordinate tra loro e la loro radicalità avrà i giorni contati. 

Le centinaia di comunità ecoresistenti che mantengono un livello duraturo di vertenzialità e opposizione contro le devastazioni del territorio, dal nomuos, al noponte, dal nocorridoio, alla no tav non riescono a fare corpo unico con i conflitti operai. La natura, il lavoro e il capitale non vanno disgiunte, perché devono essere ricondotte alla questione del dominio borghese dello sfruttamento dell’uomo e dell’ambiente.
 
Immaginando che un fronte ampio anticapitalista contro  la troika europea si affacci all’orizzonte, esso deve liberarsi da tutti quei “pugili suonati” di ciò che rimane dei “dirigenti” della cosiddetta “sinistra radicale” perché con il loro inutilità e la loro acriticità sulle pesanti sconfitte, potrebbero indebolire le pratiche insorgenti sul ring della lotta di classe.
La centralità dello scontro risiede nella rottura con le politiche della BCE/FMI e quindi con il potere finanziario delle banche usuraie, quindi è l’Unione Europea della moneta e dei potenti che deve essere abbattuta e con essa tutte le leggi capestro antiproletarie dal fiscal drag al pareggio di bilancio. 

Se il fronte avrà questa corposità anticapitalista tutte le altre categorie risulteranno superflue e fuorvianti. Se nascerà nel suo seno un movimento popolare, esso dovrà fare subito i conti con il tema della costruzione di un suo blocco sociale e  con l’egemonia nella più genuina interpretazione gramsciana. A quel punto si può pensare di fare scacco al re, una volta messo a nudo dai pedoni/proletari.

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