Il 5 novembre 2014 agorà compie 20 anni.
Un anniversario importante per chi, come noi, nel 1994 scommise in un progetto socio/culturale in contro tendenza netta allo “spirito del tempo”, rappresentato dall’avvento del primo governo Berlusconi (10 maggio di quell’anno) che formalizzò una “egemonia culturale” nella società italiana in totale contrasto con la storia e i valori che intendevamo (e intendiamo) rappresentare.
In queste brevi note potremmo attingere alla retorica, evidenziando la permanenza di esperienze come la nostra nello scenario socio/culturale a fronte del tramonto del berlusconismo.
Potremmo anche elencare la consistente attività socio/culturale del circolo, le trasformazioni organizzative e i nuovi servizi che abbiamo implementato al fine di sostenere e affiancare le lotte, i bisogni del mondo del lavoro, dei disoccupati, dei pensionati, dei migranti e di tutte le figure emarginate da un modello economico e sociale sempre più iniquo e antipopolare. Non lo faremo.
Più che una sintesi di quel che abbiamo fatto sino a oggi, ben noto alle migliaia di persone che ogni anno frequentano la sede di Via Bovio e seguono le nostre attività attraverso i (pochi) strumenti informativi a nostra disposizione, intendiamo piuttosto evidenziare l’urgenza, il bisogno di continuità e di sviluppo per progetti come il nostro, in un “ambiente” socio/culturale – locale e nazionale – in piena involuzione.
Il progetto politico di Berlusconi è morto, mantenuto artificialmente in vita dall’opportunismo di classi dirigenti nuove solo per dato anagrafico ma vecchissime nello stile politico, a dimostrazione del fatto che il ventennio alle nostre spalle ha lasciato un segno profondo nella società, ben rappresentato dalle cosiddette “logiche di governance”, che a parer nostro ne rappresentano in negativo la sintesi. Logiche che tentano di imporre arcaici stili di dominio dall’alto, spacciandoli per “nuovi”, creando così le condizioni per una regressione culturale, sociale e degli assetti democratici a dir poco preoccupanti.
Eugenio Scalfari, fondatore e “guru” de La Repubblica, giornale guida del pensiero “progressista ” italiano, in un recente editoriale (domenica 10 agosto ’14), scrive: ”…io credo che la sola e vera forma che realizza la sovranità sociale sia l’oligarchia….” contrapponendola a “…quella esercitata dal popolo direttamente (l’agorà greca, la piazza nei comuni medievali, il sistema referendario esteso e facilitato al massimo) ”. Un’oligarchia che – continua Scalfari – “…verrà giudicata dal cosiddetto popolo sovrano come consuntivo delle sue azioni sia in politica sia nelle istituzioni sociali ed economiche attraverso libere elezioni”.
Non è un “eccesso di ambizione” quello che ci porta a contestualizzare l’anniversario che andiamo a celebrare nello scenario politico/culturale nazionale, ben rappresentato dalle agghiaccianti indicazioni del “Maître à penser” di Repubblica, che abbiamo deciso di citare.
Le politiche di “governance” che mettiamo all’indice agiscono quotidianamente e molto concretamente nella vita di tutti i giorni, attraverso declinazioni locali che realizzano modelli di città (e quindi di società) dove le espressioni culturali indipendenti sono sempre più emarginate.
Pisa non è immune da questo clima di vera e propria “restaurazione oligarchica”, anzi.
Negli ultimi anni le Giunte comunali succedutesi a Palazzo Gambacorti hanno fatto parlare di sé a livello nazionale per ordinanze vergognose contro immigrati e poveri, delibere e provvedimenti restrittivi, per tagli alle attività sociali e culturali, per svendita del patrimonio pubblico. Gli Assessorati alla Cultura si sono trasformati in fiori all’occhiello, utili solo a orientare selettivamente le poche risorse e contributi (diretti e indiretti) ad associazioni “fedeli”. Per il resto dell’associazionismo rimangono bandi simbolici, attraverso i quali si distribuiscono “a pioggia” cifre irrisorie per lo sviluppo di qualsivoglia attività culturale.
Ultimo, eclatante esempio di queste politiche a inizio agosto di quest’anno, quando in seguito ad una scelta della Giunta Filippeschi, gli uffici comunali hanno tentato di asportare fisicamente i totem informativi dell’associazionismo dal centro storico, tra cui quelli del circolo agorà. Un grave vulnus contro un elementare diritto: quello all’informazione sulle attività di un mondo socio/culturale, presente massicciamente sul nostro territorio, che però non ha trovato spazio neppure sui nove totem multimediali installati dal Comune, costati 1,7 milioni di euro.
Per realizzare queste politiche si usano a piene mani risorse pubbliche attraverso i Piani Integrati di Sviluppo Urbano Sostenibile (PIUUS), al fine di trasformare il centro città in una “City” in stile nord europeo, nella quale Il nuovo arredo urbano esclude fisicamente l’espressione indipendente di attività, idee e culture alternative a ciò che “chiede l’Europa”.
Nonostante queste pratiche, dettate dai diktat europei, legittimate da intellettuali alla Scalfari e realizzate dalle classi dominanti nazionali e locali, noi siamo agorà, ci sentiamo parte di quello che loro definiscono il “cosiddetto popolo”, ma non abbiamo alcuna intenzione di giudicare le loro azioni in “consuntivo”.
Per questo – parafrasando una celebre frase dall’“Enrico VI” di Shakespeare – abbiamo deciso che per i prossimi venti anni “vivremo per calpestare la nuova oligarchia”, cercando non solo di criticare l’esistente che vogliono imporci, ma di dare ogni giorno il nostro piccolo contributo socio-culturale alla costruzione di un mondo nuovo, emancipato dal loro irrazionale sistema di sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sulla natura.
Lavoro improbo e immane, che ha bisogno del contributo di donne e uomini liberi, cioè capaci di pensare con la propria testa.
Benvenuti nei prossimi venti anni di Agorà.
Circolo ARCI Agorà
Via Bovio 48/50 56125 Pisa
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