Si chiama “Maggio”, come il mese in cui si voterà per le Regionali, e si dichiara alternativa alle politiche di austerità di Caldoro e del Pd. I sottoscrittori dell’appello “Maggio: per una politica anti-austerità in Campania” si ritroveranno in una assemblea autoconvocata all’Asilo Filangieri di Napoli venerdì 16 gennaio alle 17.30. Sarà il primo passo – si legge nell’appello – “per un percorso autonomo e indipendente, di donne e di uomini, che dia nuovamente senso all’agire politico collettivo”.
L’obiettivo dei promotori è aggregare intorno al progetto politico “Maggio”, in vista delle elezioni regionali della prossima primavera, “le migliaia di persone che nell’ultimo decennio si sono mobilitate per la difesa del lavoro, della scuola, della cultura, dell’ambiente e del territorio, della salute, dei beni comuni, della valorizzazione del Mezzogiorno e della sua storia”.
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Regionali – appello per «MAGGIO»
CAMPANIA E CRISI
PER UN NUOVO PROTAGONISMO DEI POPOLI DEL MEZZOGIORNO
Intere generazioni stanno pagando il prezzo della diseguaglianza e delle discriminazioni sociali sempre più evidenti. Un gruppo ristretto di interessi privati si rafforza nella crisi e continua a fare profitti a scapito delle persone e dei loro territori, in particolare dei più giovani e di chi vive nel Mezzogiorno. Ciò avviene anche grazie a referenti politico-istituzionali compiacenti che orientano le risorse verso le aree più ricche del Paese e che, con una ormai consolidata coalizione di larghe intese il cui collante sono le politiche neoliberiste, lavora a smantellare diritti, redditi e democrazia facendo leva sul populismo e il controllo sociale.
Il Mezzogiorno vive sulla pelle delle sue popolazioni tale diseguaglianza e le scelte del governo Renzi stanno aumentando il divario con il Nord Italia. Per finanziare il Jobs Act sono stati sottratti 3,5 miliardi “vincolati” allo sviluppo del Sud; ai trasposti ferroviari per la rete del mezzogiorno è stato destinato solo l’1,2% degli investimenti previsti per il settore; le politiche sociali sono segnate da un federalismo truccato che assegna le risorse per istruzione e asili nido in modo da danneggiare le famiglie del Mezzogiorno, accrescendo i divari persino per la fascia d’età entro i tre anni di vita. In Campania la disoccupazione cresce sei volte più velocemente che nelle regioni del Nord, i giovani senza lavoro sfondano la soglia del 50% e l’emigrazione, anche quella intellettuale, appare sempre più spesso l’unica soluzione possibile.
Questi dati rappresentano la fotografia del processo di desertificazione industriale ed agricola (e quindi anche del relativo terziario) che i governi interpreti delle politiche di austerità stanno producendo. Di contro, gli interessi camorristici si trovano a proprio agio in un sistema economico-politico clientelare e teso allo sfruttamento selvaggio della natura e delle persone.
Lo sversamento dei rifiuti tossici e la gestione delle bonifiche, fino ad oggi peraltro solo evocate, ne costituiscono l’esempio più drammatico. In questo contesto, il governo di Caldoro ha operato per il rafforzamento delle lobby private e si è reso perfetto interprete degli indirizzi dei governi nazionali da Monti, passando per Letta, fino a giungere a Renzi, una continuità
foriera di gravi conseguenze per la nostra Regione: condoni, privatizzazioni, fondi Ue inutilizzati, assenza totale di qualsiasi tentativo di difesa della struttura industriale campana, rigetto del confronto con i movimenti che operano per la difesa dei beni comuni, della salute, dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici e del patrimonio pubblico. Si tratta dunque di un governo regionale che ha potuto operare indisturbato con la complicità del Partito Democratico che, seppur nominalmente all’opposizione, ha condiviso la privatizzazione dell’acqua, le politiche di incenerimento, il lento logoramento della sanità e lo smantellamento delle aziende pubbliche. La disuguaglianza non è semplicemente conseguenza di politiche sbagliate, è la
condizione necessaria affinché chi si sta arricchendo nella crisi possa continuare a farlo. Ciò significa che tale insopportabile disparità continuerà nel tempo e minerà ulteriormente il nostro futuro se non facciamo subito qualcosa.
Ci rivolgiamo alle migliaia di persone che nell’ultimo decennio si sono mobilitate per la difesa del lavoro, della scuola, della cultura, dell’ambiente e del territorio, dei beni comuni, della valorizzazione del Mezzogiorno; a quanti, lavoratrici e lavoratori, precari, disoccupati, studenti, insegnanti, intellettuali, pensionati e migranti credono non più rinviabile un’alleanza politica e
sociale che sia chiaramente alternativa alle politiche di austerità di cui si fanno interpreti tanto il PD quanto Caldoro; a quanti, liberamente e con la propria storia, vogliano investire anche in un progetto di rinnovamento delle modalità di azione politica nelle assemblee elettive in cui le persone e il territorio diventino reali e permanenti protagonisti di un nuovo modello di società, alternativo al liberismo ed alla gabbia dei sacrifici imposta dall’Unione Europea, che guardi al Mediterraneo e che sia fondato sul lavoro, l’ambiente e la democrazia.
Questo breve appello, non esaustivo e da arricchire nel confronto che verrà, vuole essere una base di partenza per la costruzione di un percorso aggregativo che sia espressione dell’alleanza sociale qui richiamata e che, anche in riferimento alle prossime elezioni regionali, si possa porre chiaramente in alternativa tanto alla destra populista, razzista e antimeridionalista di Salvini che al blocco di potere rappresentato dalla destra di Caldoro e dal PD: un percorso autonomo ed indipendente, di uomini e di donne, che dia nuovamente senso all’agire politico; un’alternativa capace, tra l’altro, di fare emergere con l’impegno collettivo un nuovo modo di fare politica nelle istituzioni, con persone preparate e disinteressate al
tornaconto personale; un’alternativa che abbia la piena consapevolezza delle sfide ancora da affrontare da parte di quel popolo che per anni ha lottato e continua a lottare contro i poteri economici e criminali, spesso e volentieri indistinguibili, Primi
Firmatari – per sottoscrivere l’appello invia una mail a appellomaggio@gmail.com
Antonio Di Luca – Operaio metalmeccanico, Rsa Fiat Pomigliano
Costanza Boccardi – Attivista movimento acqua pubblica
Danilo Risi – Avvocato
Marco Esposito – Giornalista e meridionalista
Elena Coccia – Avvocato, consigliere comunale di Napoli e Città Metropolitana
Roberto Buglione – Attivista Movimento no Triv Avellino
Nicola Capone – Docente precario di storia e filosofia
Anna Fava – Attivista per la difesa dell’ambiente e del territorio
Antonio Rega – Attivista movimento no Inceneritore Giugliano
Leonardo Masone – Docente precario, consigliere comunale comune di Pietralcina (BN)
Ernesto Rascati – Libreria 4° Stato
Michele Franco – Attivista e sindacalista
Biagio Borretti – Avvocato
Enrico Scola – Medico Ospedaliero
Vincenzo Tosti – Attivista terra dei fuochi Caserta
Lucio Iavarone – Attivista terra dei fuochi Napoli
Aniello di Pasquale – Attivista rete ambiente e salute Salerno
Loredana Marino – Lavoratrice precarie e attivista
Gabriele Gesso – Lavoratore precario e attivista
Roberto De Luca – Professore Università degli Studi di Salerno
Patrizia Rescinito – Attivista Comitato Centro Storico Napoli
Silvana Giannotta – Attivista del Comitato Materdei, Napoli
Nicola Lamonica – Attivista Vas
Piero De Luca – Attivista Gruppoo di Acquisto Solidale Friarielli
Umberto Oreste – Ricercatore CNR
Antonello Zecca – Attivista comitato No TTIP
Aldo Bronzo – Storico
Franco Maranta – Attivista comitato Diritti e Salute
Tommaso Esposito – Avvocato, attivista comitato no incenerito Acerra, Rifiuti Zero
Venia Caramico – Giornalista precaria e attivista
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