La lotta No Muos continua.
Non ci basta il Muos sotto sequestro, vogliamo la smilitarizzazione della Sicilia.
Dal 6 al 9 agosto 2015 si terrà il terzo campeggio No Muos.
Ancora una volta al presidio permanente in contrada Ulmo.
Dopo anni di lotte e pressioni popolari il Muos è sotto sequestro.
C’è stato il tempo per festeggiare un risultato che senza la mobilitazione collettiva non si sarebbe mai ottenuto. Eppure noi rimaniamo vigili e cauti: troppe volte abbiamo assistito a inganni, raggiri e false promesse per poterci dire del tutto soddisfatti. Il nostro obiettivo resta lo smantellamento non solo dello stesso Muos ma anche dell’intera base americana che ha sventrato quel che resta della Sughereta. E’ in contrada Ulmo che, da più di vent’anni, sono installate le quarantasei antenne NRTF, le cui radiazioni costituiscono, non solo un permanente pericolo per la salute pubblica, ma rappresentano l’avamposto più importante che le potenze imperialiste occidentali, Stati Uniti in testa, utilizzano per le loro politiche di guerra e distruzione nei confronti dei popoli dell’area mediterranea. Queste politiche guerrafondaie che abbiamo avuto negli ultimi decenni costringono l’Italia a sostenere un sempre maggiore impiego di forze militari, in nome d’ipocrite e criminali operazioni umanitarie che sono la causa delle gravi tensioni geopolitiche che rischiano di sfociare in un nuovo terribile conflitto mondiale.
Per questi motivi lanciamo il 3° campeggio No Muos, dal 6 al 9 agosto, ancora una volta al presidio permanente in contrada Ulmo.
Nel corso degli anni la lotta No Muos ha raccolto tantissimi consensi e ottenuto grandi risultati, ha instaurato legami e attraversato pratiche e dinamiche di conflitto sociale su e giù per il mondo.
Siamo stati i primi a denunciare gli scempi che avvenivano al Cara di Mineo, tra i primi a chiederne la chiusura ben prima che il fetore di Mafia Capitale fosse manifesto. Le condizioni di detenzione dei migranti sono ormai note. Di fronte ad una Fortezza Europa che prova a barricarsi nei propri confini di cartapesta e di fronte un’Italia che tenta di smistare persone come fossero pacchi, da antimilitaristi ribadiamo che non possono essere soluzioni praticabili il respingimento, l’isolamento, il controllo mascherato da esigenze di sicurezza. Noi crediamo ancora all’appello di Vittorio Arrigoni: restiamo umani.
Abbiamo partecipato al tentativo di unire le miriadi di conflitti ambientali sparsi per l’Italia. A Bruxelles così come a Taranto ci siamo accorti di parlare la stessa lingua, di poterci e saperci mettere in connessione per imbrigliare il potere di pochi nella volontà di tanti, ci siamo resi conto che non siamo soli. Le lotte di ciascuno sono le nostre lotte.
Siamo stati a Kobane, dove si è registrata l’unica reale vittoria sui terroristi dell’Isis. Abbiamo partecipato e siamo stati solidali con la resistenza dei guerriglieri e delle guerrigliere curdi del Rojava e siamo impegnati a sostenere la ricostruzione di Kobane. Intanto dovevamo subire la colossale menzogna che il Muos potesse servire per contrastare l’Isis, bugia raccontata da molti guerrafondai durante l’avanzata dell’esercito islamista in Libia.
Saremo in Giappone per un meeting internazionale contro le basi Usa sparse per il globo. Siamo stati a bordo della Freedom Flottilla, che si batte per rompere l’embargo di Israele sulla striscia di Gaza ai danni della popolazione palestinese. Siamo stati nella Milano dell’Expo, per opporci a questo modello economico che adotta retoriche umanitarie e ambientaliste per nascondere le devastazioni ambientali, economiche e sociali che produce. È questa la nostra risposta a chi ci taccia di essere un manipolo di sedicenti rivoluzionari. Siamo ovunque perché siamo chiunque lotta.
Perché crediamo che la migliore solidarietà ai popoli in lotta, dal Kurdistan all’Ucraina, contro l’oppressione imperialista sia quella di combattere per smantellare gli strumenti di guerra a casa nostra. E perché crediamo che la profonda crisi economica che stiamo attraversando la paghiamo anche noi quando chi ci governa taglia fondi alle scuole, agli ospedali e alle pensioni per mantenere in piedi un apparato militare utile ai soli interessi dell’industria bellica e delle multinazionali alla conquista di nuovi mercati.
Quest’anno è il centenario dell’inizio della Prima Guerra Mondiale, momento storico che registrava un esteso fermento contro la guerra e di cui oggi raccogliamo l’eredità ideale, morale, politica, culturale e antimilitarista. Dal 6 al 9 agosto cade anche un altro tragico anniversario: il lancio delle bombe atomiche americane su Hiroshima e Nagasaki. Ricorrenze significative alle quali dedichiamo il 3° campeggio No Muos, all’insegna dell’opposizione a qualsiasi attività militare.
Ed è proprio per ricordare in chiave antimilitarista e antimperialista queste ricorrenze che lanciamo una manifestazione nazionale l’8 agosto; il 9 agosto invece è previsto un sit-in di protesta per commemorare la tragica conclusione della 2° guerra mondiale.
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