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La direzione di marcia

Il regime procede a grandi passi e brucia le tappe.

Ne descrive efficacemente i tratti fondativi Michele Ainis sulle colonne del “Corriere della Sera”.

Sono stati messe sotto tiro la scuola, la pubblica amministrazione, la RAI, il mercato del lavoro, le prefetture, le Camere di Commercio, le Province.

E ancora, a quelli che Ainis definisce come “piani alti” la legge elettorale, il Senato, le competenze delle Regioni.

Le parole d’ordine sulla base delle quali si muove questo attacco sono tre: verticalizzazione, unificazione, personalizzazione.

Citando ancora Ainis: “ Nelle scuole comanderà un superdirigente, con poteri di vita e di morte sui docenti. Alla RAI un superdirettore, con le attribuzioni dell’amministratore delegato. Nelle imprese il Jobs Act, allentando i vincoli sui licenziamenti, rafforza il peso dei manager. Diventano licenziabili anche i dirigenti pubblici, sicché il capo di gabinetto del ministro regnerà come un monarca. Nel frattempo viene destrutturato il territorio, nei suoi antichi puntelli istituzionali”.

Da aggiungere a questa eccellente disamina l’attacco serrato al ruolo dei corpi associativi intermedi costretti ad allinearsi (CISL, UIL, Confindustria) oppure fatti oggetto di una aggressiva campagna di marginalizzazione (CGIL), mentre si sono perse le tracce delle grandi associazioni di categoria, Confcommercio, Confartigianato.

E ancora l’asservimento completo della magistratura all’esecutivo: un progetto “colonna portante” del documento P2 del 1975 che poi Craxi e Berlusconi avevano vanamente tentato di completare.

Questa impalcatura di potere è costruita sull’elemento fondativo del “cerchio magico”. Per capire basta scorrere gli album fotografici delle passate “Leopolde”.

Uno strumento che, naturalmente, deve tener conto dell’insieme degli equilibri di potere più o meno dimostrabili palesemente: non a caso, nell’Italia che rimane quella della P2, è rimasta senza seguito l’affermazione di qualche mese fa avanzata dall’ex-direttore del “Corriere” Ferruccio De Bortoli circa “l’odore stantio di massoneria”.

Quel De Bortoli oggi considerato un paria, ai bordi del sistema che sdegnosamente lo rifiuta.

Sta qui la chiave del “Patto del Nazareno” e di molti passaggi interni al- peraltro consueto – “trasformismo parlamentare”.

Questa situazione è sovrastata, inoltre, dalla storica “Questione Morale”.

Una gigantesca “questione morale”, una corruzione diffusa a tutti i livelli, favorita dal formarsi di vere e proprie cosche (basta leggere gli atti fin qui pubblicati dell’inchiesta “Mafia Capitale”) all’interno di quelli che ancora sono definiti partiti fondati sul concetto (terribile!) di individualismo competitivo messo in moto dall’insensatezza del metodo delle elezioni primarie.

La valutazione circa il “senso di marcia” del Regime non sarebbe però completa se non si riuscisse ad analizzare verso quali soggetti sociali si indirizzano le cure di questo sistema di potere.

Tralasciamo il tema dei rapporti con la finanza internazionale, compresa quella con sede nelle Isole Cayman (Gelli era più casereccio: Svizzera e Lussemburgo), mentre il classico “capitalismo all’italiana!, quello dei “Ladri Gemelli” e dei cementieri  ben finanziati, in altri tempi, dal sistema politico abbandonano celermente il Bel Paese.

Verifichiamo invece, per concludere due aspetti forse apparentemente minori tratti dalla più stretta attualità:

1)      Lanciato l’allarme sulla situazione del Meridione, la risposta sembra essere quella (in regime di una clamorosa evasione fiscale in tutte le parti del Paese) di una “leva del Fisco più leggera per chi vuol investire”. Insomma, un regalo ai padroni senza alcuna idea di intervento pubblico, di programmazione economica, di intervento sul territorio;

2)      La distribuzione della spesa assistenziale che pare proprio in mano a Superciuk (ricordate il fumetto: quello che rubava ai poveri per donare ai ricchi): le statistiche dicono che su 19,8 miliardi di spesa assistenziale ai più poveri ne vanno 4,56. Il mondo al contrario (chissà come sono calcolati i finti appalti destinati a finanziare il “mancato lucro” nell’esercizio del furto da parte dei rom dell’ Eur?).

Due piccolissimi esempi tanto per dimostrare in quale direzione si è diretti.

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