La scomparsa di Luciano Galino, avvenuta oggi (8 novembre), all’età di 88 anni, costituisce un lutto gravissimo non solo per la Sociologia internazionale, non solo per il mondo accademico italiano, non solo per la comunità intellettuale, bensì per il sapere critico, un bene sempre più raro, specie nel nostro sciagurato Paese.
Negli ultimi decenni nessuno in Italia, e pochi al suo livello in Europa e nel mondo, hanno saputo dare una lettura disvelatrice del capitalismo finanziario, la “mega-macchina” che produce denaro (per pochissimi) e miseria per tutti gli altri. Una macchina mostruosa che ha rinunciato a produrre merci, per concentrarsi sulla moltiplicazione di denaro: è l’economia immateriale, che nondimeno continua a vedere l’arricchimento di un pugno di famiglie e l’impoverimento di tutte le altre, nello scenario delle società dominate dal neoliberismo, e dall'”ultracapitalismo”.
Avevo in programma di fare una lunga intervista con lui, da pubblicare su “Historia Magistra”, ma non abbiamo fatto a tempo.
A lui devo gratitudine, personalmente, perché fu proprio Gallino, che, nell’ambito di un Seminario di Sociologia (nel corso di Laurea in Filosofia dell’allora Facoltà di Lettere e FIlosofia, all’Università di Torino, di cui ero studente), mi invitò a fare una ricerca sul rapporto tra forze armate e società.
Ne nacque una serie di articoli, e poi il mio primo libro: non ero ancora laureato, e cominciavo la mia modesta carriera di studioso. I demeriti rimangono miei, il merito, se merito vi fu nell’incoraggiare allo studio (a prescindere dalla Laurea), un giovane che aspirava solo a dare il proprio contributo alla cultura critica, nella inesausta ricerca della verità, rimane suo.
Abbandonai presto gli studi sociologici, come più avanti quelli filosofici, e letterari, per dedicarmi alla Storia; ma l’attenzione ai mutamenti politici e alle trasformazioni sociali, così come alle ideologie che ne erano figlie o talora madri, non mi abbandonò, anzi si accrebbe. in una accentuazione storico-politica. Se oggi posso guardare alla realtà con occhio non del tutto appannato dal mainstream, cercando le connessioni tra idee e fatti, tra passato e presente, tra persone e interessi, lo devo anche all’incontro con persone come Luciano Gallino. Ci rimangono le sue opere, imprescindibili anche. ma non soltanto, per svelare di che lacrime e di che sangue grondi il “finanzcapitailsmo” che egli ha così bene studiato. In una delle ultime conversazioni con lui gli dissi: “Lo sai che ti danno del comunista?” – “Io sono rimasto sulle posizioni che avevo 50/60 anni fa; sono gli altri che si sono spostati: a destra!”. Una lezione, la sua, anche di serietà e di coerenza. Del resto, il rigore scientifico e la serietà intellettuale vanno sempre insieme; o dovrebbero.
* docente dell’Università di Torino
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