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Referendum. La scheda di Renzi e i precedenti

Un club di truffatori si vede da molte cose. Diciamo che però il governo in carica ha voluo essere ben certo di essere riconosciuto da tutti come tale.

Infuria in questi giorni la polemica sul quesito referendario, che appare anche ad un cieco un pezzo di propganda anziché una domanda seria. Un po' come accade per certi sondaggi, in cui manca sempre la possibile risposta giusta in mezzo a un mare di ipotesi utili soltanto al committente del sondaggio.

Abbamo scelto questa analisi di Alessandro Gilioli, da L'Espresso – un giornale davvero poco d'opposizione – perché propone il confronto più sobrio con i precedenti quesiti, votati nell'arco degli ultimi decenni.

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La scheda di Renzi, a confronto

Alessandro Gilioli

All'ultimo referendum confermativo di una modifica costituzionale, quello del 2006, la scheda era così:

scheda

A quello precedente, nel 2001, era così:

Schermata 2016-09-23 alle 09.52.43

A questo giro, ha fatto sapere Renzi su Twitter, sarà invece così:

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Non so, vedete voi la differenza: a me pare che, per la prima volta, si abbandoni la neutralità burocratica per inserire nella scheda alcuni connotati politici.

Peccato che siano solo i connotati su cui argomenta una della due parti in causa: il superamento del bicameralismo, la riduzione dei parlamentari, il contenimento dei costi, la soppressione del Cnel.

Tutti veri, per carità, ma allo stesso modo (essendo ugualmente vero) si sarebbe potuto scrivere:

Approvate il testo della legge costituzionale concernente
"Creazione di un nuovo Senato non eletto dai cittadini
Doppio incarico di senatori e consiglieri regionali
Creazione di nuovi procedimenti tra Camera e Senato fino un massimo di dieci per l'approvazione delle leggi
Riduzione dell'autonomia delle regioni
Triplicazione del numero delle firme necessarie per le proposte di legge di iniziativa popolare?"

In altre parole, in questa scheda la domanda contiene in sé (solo) argomentazioni a favore di una delle due risposte. Tra l'altro proprio quelle argomentazioni di più facile impatto "anti-casta": meno parlamentari, riduzione dei costi della politica.

Non sono sicuro che questa sia la modalità più fair e neutrale per porre un referendum.

Non sono sicuro che non si potesse arrivare un testo meno burocratico rispetto al passato senza sconfinare nel phishing – e magari concordandolo tra i comitati del sì e del no.

Non sono sicuro che, in assenza di un eventuale accordo, non sarebbe stato comunque meglio ricorrere alle formule – burocratiche ma indubbiamente neutrali – con cui si è votato nei precedenti referendum costituzionali.

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