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La Liguria è antifascista!

Sabato 14 ottobre si è svolta una importante manifestazione antifascista a Savona, nel mentre a Genova, si svolgeva una medesima mobilitazione, dopo quella del sabato scorso contro l’apertura (annunciata e nuovamente rinviata), in centro cittadino, di una delle due nuove sedi neo-fasciste: quella di Casa Pound a pochi metri da Piazza Alimonda, l’altra legata a “Lealtà e Azione” in via Serra a pochi passi dalla Città Vecchia. Mentre a Genova i compagni tracciavano davanti alla sede una enorme scritta contro i fascisti, a Savona il corteo attraversava i quartieri con canti, slogan e interventi. (Vedi foto)

Più di un migliaio di persone hanno sfilato tra il centro cittadino savonese e il popolare quartiere di Villapiana, scandendo a gran voce slogan che ribadivano la natura antifascista della città ligure. In piazza Sisto, luogo di concentramento della manifestazione, prima dell’inizio del corteo quattro interventi introducono le ragioni della manifestazione, dando voce alle differenti componenti di questa iniziativa politica.

Il primo intervento dal microfono dell’impianto degli organizzatori, “montato” su una vecchia Ape, chiarisce le tappe di un percorso durato più mesi che ha visto l’assemblea preparatoria ingrossare via via le proprie fila, testimoniando il pericolo che lo sviluppo della destra significa per il territorio savonese nel generale contesto di sfruttamento dei sentimenti razzisti e xenofobi.

Il secondo intervento di un immigrato centro-africano – la componente più vivace che anima la testa del corteo – descrive la condizione di questi ragazzi ma non si ferma a descrivere i paradossi del sistema di non-accoglienza e la loro condizione di marginalizzazione. A essere attaccato è l’uso che il blocco sociale dominante fa di loro: “non siamo stati noi a chiudere le fabbriche” viene urlato dal microfono e, ribadendo la natura colonialista dell’Occidente che ruba le ricchezze all’Africa e li costringe a migrare, viene chiesto: “c’è il petrolio in Italia?” La domanda ironica esce dal microfono dopo un elenco di tutte le risorse di cui è ricco il Vecchio Continente; l’intervento si conclude con un invito alla conoscenza e alla convivenza che raccoglie fragorosi applausi.

Durante il corteo una altro ragazzo centro-africano spiegherà le ragioni di una vita condotta ai margini a causa del sistema che “li prende in carico” senza talvolta garantirgli un percorso che ne garantisca la minima chance di integrazione e che li vede costretti all’accattonaggio e/o al piccolo spaccio.

Il terzo intervento è del rappresentante dell’ANPI che sfilerà alla coda del corteo con le sue varie sezioni (preceduta dalla sinistra istituzionale, tranne il PD). L’Associazione Nazionale Partigiani ricorda l’importanza della battaglia culturale contro i rigurgiti neo-fascisti, mentre il compagno che chiude gli interventi iniziali ricorda i sacrifici della lotta di Resistenza partigiana e attacca la pesante cappa di revisionismo storico e gli insulti alla memoria dei combattenti partigiani che si sono succeduti negli ultimi mesi.

Savona è stata una città storicamente operaia sin dalle sue origini, bastione del movimento comunista in Liguria e Medaglia d’Oro della Resistenza. Nel dopoguerra è stata oggetto di attentati terroristici con esiti mortali di matrice neo-fascista, con esiti giudiziari nulli, che avevano portato a una straordinaria mobilitazione di vigilanza popolare nei quartieri sotto la guida del comunisti. Dalle ceneri dello sviluppo industriale si è alimentata la speculazione immobiliare che in parte ha cambiato il volto alla città, soprattutto nella zona portuale ,divenuta il centro della “movida” e zona di attrazione per i flussi turistici. La dismissione industriale ha riguardato lo storico stabilimento dell’Ilva, che un tempo dava lavoro a 5000 persone, la centrale elettrica dell’ENEL da alcuni mesi non più funzionante dopo un disastro ambientale, il ridimensionamento dello stabilimento della Bombardier, nonché numerosi stabilimenti presenti nell’entroterra della Val Bormida e nelle zone di Vado Ligure.

Il PD, uscito sconfitto dalle elezioni, è stato il responsabile di questo cambiamento epocale della città ligure e ha operato scientificamente per la cancellazione della memoria storica savonese. Il tessuto sociale operaio della città, ritrovandosi privo di strumenti aggregativi e politici, ha finito per essere inglobato da una destra che ha conquistato la guida della città facendo da apripista verso le vittorie della destra a Genova e a La Spezia. All’interno del centrodestra, le sue frange più estreme e neofasciste stanno approfittando della situazione per allargare il loro spettro d’azione aprendo sedi che potrebbero essere teste di ponte per un intervento più strutturato da “destra sociale”.

L’importanza delle mobilitazioni di Savona e di Genova sta nel tentare di porre un argine allo sviluppo dell’estrema destra che potrebbe inserirsi “come lama calda nel burro” in un tessuto sociale a cui tutto il blocco sociale dominante (compreso il centro-sinistra) ha affidato ai neo-fascisti il compito di essere rappresentato, legittimandoli anche a livello mediatico come interlocutori.

I fascisti non sono che gli esecutori, o gli utili idioti a seconda dei casi, di quel governo della paura inaugurato da Minniti, la cui testa politica non sta nei cervelli della destra politica nostrana ma nei servi delle oligarchie dell’Unione Europea.

La mobilitazione di Savona è sicuramente un segnale molto positivo e dagli interventi è risuonata forte la necessità di sentirsi parte di un movimento più ampio con gli antifascisti del ponente impegnati a contrastare lo sciacallaggio sui profughi a Ventimiglia e con il movimento genovese che nelle stesse ore opponeva la sua presenza militante contro l’apertura della sede neo fascista genovese. Un percorso antifascista militante ma anche popolare e partecipato capace di parlare a tutta la città come si è ben visto nelle strade di Savona dove i passanti accompagnavano con applausi e incoraggiamenti il corteo.

NO PASARAN!

Genova City Strike/Eurostop

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