Il 10 novembre i pullman dei manifestanti contro il Decreto Salvini sono stati tutti fermati dalla polizia, con ampie schedature dei partecipanti. Quello che ancor più indigna è però il controllo che censori in divisa hanno meticolosamente svolto sugli striscioni. Li leggevano con attenzione, sicuramente a disagio con ciò che lì era scritto, ma le difficoltà comprensive non erano un ostacolo al loro compito. I poliziotti avevano un incarico preciso e facile da eseguire: scovare le scritte contro Salvini e sequestrarle.
Non è una novità, recentemente agenti hanno fatto rimuovere striscioni dai balconi di vie ove Salvini incontrava il “popolo”, poliziescamente selezionato.
A Roma una signora che fischiava Salvini, comparso con grande scorta nel suo quartiere, si è vista circondare da poliziotti che poi l’hanno portata in commissariato. Niente libero fischio in libera piazza come invece affermò Sandro Pertini.
La realtà è vergognosamente semplice: le forze di polizia hanno avuto l’ordine di censurare quella metà di italiani che disprezzano Salvini, il quale non può affermare di essere il popolo, se poi in tanti lo contestano. È lo stesso ministro degli interni che abusa della polizia di cui è a capo, ai fini della sua propaganda personale.
La Costituzione garantisce il diritto di scrivere e gridare: SALVINI BUFFONE e nessun stupido sgherro che abusa del potere potrà impedirlo per sempre a tutte e a tutti.
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