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Iddio acceca coloro che vuole perdere

In questo caso è un dio il cui unico scopo e la cui unica ragione d’essere è SOPRAVVIVERE.

Bisogna accettare il capitalismo per quello che è.

Un modo di produrre distruttivo di persone e di risorse.

Bisogna capire che le “emergenze”, comprese quelle sanitarie, sono il suo NATURALE modo di rivelarsi.

La borghesia lo sa.

Le catastrofi sono solo OPPORTUNITA’ da sfruttare.

“Banali influenze” che non vanno curate ma vanno UTILIZZATE.

Se una frazione del capitale, e chi lo detiene, cede terreno, perde la lotta per la sopravvivenza, un’altra prende il suo posto.

La borghesia lo sa e le uniche “statistiche” che consulta con maniacale compulsione sono i listini di borsa.

Le classi dominanti sono tali perché sanno farsi gli affari propri.

Perché pensano e agiscono con la pancia. La LORO.

Le battaglie ideologiche le lasciano ai loro servitori zelanti e agli imbecilli che li prendono sul serio.

Lasciano che i “condomini” si azzuffino in rissose guerricciole che ne debilitino le forze e, soprattutto li tengano impegnati in inutili scazzottature.

Di che discute, da quasi due anni, una società intossicata, malata nella propria testa, più che nel corpo?

Di una siringa!

Di una siringa, cazzo!

La tragica complessità della vita reale si riduce all’orizzonte mentale di un tossico.

Una siringa ci salverà.

No, una siringa ci ucciderà.

Una siringa non salverà il sistema economico basato sullo sfruttamento più di quanto non possa farlo una nuova scuola economica, una geniale intuizione politica, o la riconversione green delle attività produttive.

Non esiste nessuna tecnica, nessuna scienza, che possa impedire i guasti e impedire i disastri dell’economia di mercato.

Da centosettant’anni almeno dovrebbe essere chiaro.

Non c’è NESSUNA soluzione praticabile dentro gli steccati imposti dalle necessità del capitale.

Un capitalismo senza crisi distruttive NON può esistere.

E questo vale per chi crede al potere magico della scienza e a chi crede alla scienza della magia.

La crisi quando esplode, esplode SOLO in quanto crisi economica.

E’ compresa e vissuta in quanto produce una contrazione dei profitti.

E la crisi finisce per le classi dominanti e quindi anche per TUTTI quando i capitali ricominciano a valorizzarsi.

Ci sia o non ci sia il covid, il terremoto, l’alluvione.

Splenda il sole o piova a dirotto.

Le crisi si chiudono o con il superamento delle condizioni che le hanno prodotte, o con un nuovo equilibrio che lascia sul terreno morti e feriti, in tutte le classe sociali.

E visto che la rivoluzione è almeno 100 anni che non la pratichiamo e non sappiamo nemmeno cosa sia e come si possa praticare, l’unica lotta che ha senso condurre è quella che ci porti a pagare il MINOR PREZZO possibile.

In termini materiali di vite umane fra le classi dominate, salvaguardano quegli elementi di coscienza faticosamente conquistati e provando a capitalizzare le consapevolezze che il conflitto attuale crea.

Ma no! Continuiamo a andare a caccia di farfalle.

La guerra dell’ “aspirina” comincia a stancare?

Ad annoiare un pubblico che è sempre più preoccupato della propria esistenza materiale?

Che non può più campare e a cui non è più nemmeno possibile erogare il “ristoro” del reddito di povertà.

Tranquilli. Inventiamoci il certificato di buona condotta sanitaria.

Un po’ di fumo “antidemocratico” per rimettere in movimento la macchina inceppata dei “democratici e degli antifascisti”.

Suvvia, il pass, la democrazia, i diritti violati, le discriminazioni.

Ce ne è a volontà per tenerci occupati per i prossimi due anni.

La siringa si evolve, perde il suo valore d’uso e diventa un’idea “morale” con potere coercitivo.

E tutti a inneggiare o a maledire il nuovo totem.

Il green pass e una cazzata pazzesca da archiviare dopo averci riso su a crepapelle.

Ma su quella cazzata si scriveranno proclami e manifesti, si faranno manifestazioni e “lotte”.

Io trovo perfino grottesco che ci sia qualcuno che si rifiuta di lavorare perché non vuole subire il “ricatto” del green pass.

Lo trovo grottesco, quando NESSUNO si è rifiutato di lavorare perché non era sicuro lavorare.

Perché nessuno, almeno in forma organizzata, si rifiuta di lavorare in condizioni di insicurezza e di rischio.

Quello si che sarebbe il terreno di scontro politico capace di mettere in difficoltà la gestione classista dell’emergenza.

Forse l’11 ottobre, allo sciopero generale dei sindacati di base, qualcuno porrà la questione in questi termini.

Mi auguro di si.

Non so se saremo (io idealmente ci sono) pochi o molti.

So che se vogliamo finirla di girare in tondo è da li che dobbiamo cominciare.

Dalla determinazione a pagare il minor prezzo possibile.

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