Al di là di ogni altra considerazione, l’impressione netta è che il governo di Kiev e la Nato ci prendano per scemi. Si veda ciò che è successo coll’attentato al ponte che collega la Crimea colla Russia. Dopo aver rivendicato il camion bomba con tanto di auguri ironici a Putin per il suo compleanno ed aver affermato che era solo l’inizio, il governo di Kiev si è inventato che responsabili sarebbero stati gli stessi russi, a causa di faide non meglio precisate tra vari settori dei servizi.
Lo stesso era del resto accaduto coll’esplosione che ha messo fuori uso il gasdotto Nord Stream, auspicata dagli statunitensi e rivendicata apertamente da un ex ministro polacco e poi addebitata ai russi, che non si capisce quale giovamento avrebbero potuto trarne.
La verità è che i media sono pronti a trangugiare ogni bugia e ogni fake news purché provenga dalle fonti privilegiate, che sono poi quelle occidentali. Si veda anche il caso dei denti d’oro che secondo la stampa sarebbero stati strappati ai prigionieri ucraini, salvo poi scoprire, grazie al giornale tedesco Bild che erano stati rubati a uno studio dentistico.
Non è solo solo un problema di qualità dell’informazione, ma anche di orientamento politico della stessa. E qui l’Italia paga ovviamente uno dei prezzi maggiori date le pessime tradizioni dei suoi giornaloni e delle sue televisioni. Le conseguenze di questa mancanza di obiettività sono estremamente negative pregiudicando tra l’altro la possibilità di un’inchiesta obiettiva sui crimini di guerra.
Ma la responsabilità dei media va oltre, traducendosi in un appoggio esplicito all’escalation che continua inarrestabile. C’era davvero da restare sconcertati di fronte allo giubilo col quale la Rai, prima del contrordine di Kiev, ha dato la notizia dell’attentato al ponte. Sembra che Zelensky e l’Ucraina siano legittimati a ogni dichiarazione e a ogni comportamento e ad esempio ad auspicare il first strike nucleare.
In Italia media e partiti, se non chiaramente schierati coll’escalation, la subiscono passivamente senza riuscire ad articolare alcuna proposta di negoziato. La decisione di Zelensky di vietare per legge quest’ultimo è stata accettata come del tutto normale, mentre il Parlamento europeo, con un voto ignominioso ha bocciato ogni proposta volta a rilanciare la soluzione pacifica di un conflitto che si aggrava ogni giorno di più.
La premessa implicita di questo atteggiamento demenziale è che, dato che Putin e la Russia hanno violato il diritto internazionale invadendo l’Ucraina, occorre ora punirli costi quel che costi e mettendo a rischio l’esistenza stessa dell’umanità.
Si tratta con ogni evidenza di un ragionamento primitivo che ignora il contesto nel quale si è prodotta l’aggressione, privandosi in tal modo della possibilità di capire le cause della situazione e quindi di intervenire efficacemente in merito avanzando proposte di soluzione pacifica.
L’arroganza dei guerrafondai giunge al punto di insultare coloro che non si rassegnano all’escalation, definendoli spregiativamente “putiniani” e “pacifinti” solo perché non disposti a rinunciare al loro senso critico e a trangugiare senza discutere le versioni di comodo confezionate dalla Nato.
Una furia distruttiva e autodistruttiva che pregiudica il funzionamento degli apparati cerebrali. Del resto le guerre sono in genere precedute da epidemie di imbecillità, ma stavolta può essere davvero l’ultima, data la portata devastante degli armamenti in campo.
Deve quindi essere chiaro che la battaglia contro i cretini è oggi una battaglia per la sopravvivenza del genere umano. Certamente la situazione è grave anche e soprattutto perché costoro oggi infestano, specie nel nostro Paese, il sistema politico e quello della comunicazione sociale. Il tempo non è molto perché, con alla guida coloro che non hanno remore a trasformarci tutti in immondizia radioattiva, stiamo inesorabilmente slittando verso l’abisso.
Occorre quindi che si levi forte e determinata la voce di coloro che non accettano questo esito e non vogliono sacrificare le loro vite e quelle delle generazioni future ai diktat strategici della Nato e alla retorica del nazionalismo, sia esso russo o ucraino.
Occorre pertanto raccogliere l’appello di Papa Francesco e scendere in piazza con determinazione per la pace, bene inestimabile che le corrotte e incompetenti élite politiche italiane ed europee non sono oggi in grado di garantire. E pertanto occorre rendere evidente che non ci rappresentano e mandarle via il più presto possibile, si chiamino Letta, Calenda, Meloni o in altro modo ancora.
L’Italia riprenda in mano il suo destino prima che sia troppo tardi.
* dal blog su Il Fatto Quotidiano
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Pasquale
Intanto, oggi 15 ottobre, fermiamoci tutti per ricordare un attimo il grande rivoluzionario d’Africa Thomas Sankara ucciso nel 1987 per la sua ribellione a una dittatura finanziaria che teneva il suo Burkina Faso e molti altri stati africani sotto il giogo del debito contratto con gli occidentali durante le occupazioni coloniali.
giancarlo+staffolani
in piazza con chi? e su quali parole d’ordine? La piattaforma che circola sulla giornata del 5 novembre è inaccettabile infatti ci saranno anche i guerrafondai del Pd. molto sbilanciata pro Ucraina, troppo fumosa e senza indicazioni concrete su stop armi e fine sanzioni, che sono le sola condizioni efficaci per un vero cessate il fuoco.