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Appunti per una controstoria del Corpo degli Alpini /1

Premetto che non ho nulla contro gli alpini che vogliono trovarsi amichevolmente con gli ex commilitoni. Ma ciò che è successo a Udine in questi giorni, e in particolare oggi con la sfilata finale, è qualcosa di diverso.

Meloni e Crosetto con cappello alpino a fare campagna elettorale permanente e a sancire il consenso di massa ai nuovi venti di guerra. Non da palazzo Venezia ma dal palco della sfilata alpina di Piazza I Maggio. Con propaganda nazionalista profusa a piena gola.

Penso allora che possano essere utili questi miei appuntii.

Prima parte: dalle origini alla caduta del fascismo

Gli alpini hanno partecipato a tutte le guerre d’aggressione del Regno d’Italia.

Già alla fine dell’Ottocento, nella prima impresa coloniale, in Eritrea, nella battaglia di Adua.

C’è poi la guerra di Libia, 1911-12, celebrata anche da una canzone ancora cantata dai cori alpini, con un ritornello non proprio onorevole: «E a colpi disperati / mezzi massacrati / dalle baionette / i turchi fuggivano / gridando: alpini / abbiate pietà».

Nel 1935 in Etiopia a “conquistar l’Impero” si trova la 5a Divisione alpina “Pusteria”, impegnata in combattimenti e in operazioni di polizia coloniale e di repressione della resistenza etiope, quando l’aviazione di Badoglio e Graziani cospargeva a “piene mani” iprite e altri gas sui civili.

Nel 1940 vengono mandati da Mussolini prima a “conquistare” la Francia già messa in ginocchio da Hitler e poi a “spezzare le reni alla Grecia”. Grecia che invece si difese strenuamente provocando gravi perdite, nell’inverno 1940-41, agli alpini della Julia.

Tuttavia proprio con la disfatta in Grecia comincia a crearsi il “mito” degli alpini, inscalfibile da qualsiasi considerazione su cosa ci facessero a millecinquecento chilometri da casa («Gli Alpini fan la storia, / la storia vera: / l’han scritta con il sangue / e la penna nera. // Alpini della Julia / in alto il cuore: / sul ponte di Perati / c’è il tricolore!», dice la canzone. Perati, località albanese al confine con la Grecia!).

Nel 1941, in aprile, vengono mandati a conquistare l’allora Regno di Jugoslavia, in compagnia dell’alleato hitleriano. Qui i reparti alpini furono numerosi e si macchiarono nei 29 mesi di occupazione, di molti efferati delitti agli ordini del gen. Pirzio Biroli, in Montenegro (descritti in tante memorie), oppure lungo il confine “orientale”.

Solo un esempio tra i tanti: a Ustje (paese sloveno nell’allora provincia di Gorizia) l’8 agosto 1942 alpini della Julia fucilarono 8 civili e bruciarono il paese (episodio particolarmente efferato perché il maresciallo dei carabinieri del posto era stato ucciso proprio da alpini che poi avevano incolpato la popolazione, da cui l’eccidio e l’incendio come “rappresaglia”).

Sempre nel 1941, nell’estate, furono poi mandati ad aggredire l’URSS, al seguito dei tedeschi. Come andò a finire è noto.

La cosa sconvolgente, dal punto di vista della coscienza storico-politica degli italiani, è che la tragedia in Russia, è servita a ingigantire ancor di più il “mito degli alpini”, perseverando a non chiedersi cosa ci facessero a più di duemila chilometri dall’Italia.

Come non bastasse, l’anno scorso il Parlamento italiano ha votato quasi all’unanimità l’istituzione di un Giorno del Ricordo dedicato agli alpini, prendendo come data la battaglia della Nikolaevka e l’inizio della ritirata. Secondo il testo della legge, ogni anno in questa occasione si dovrebbe testimoniare «l’importanza della difesa della sovranità nazionale /…/».

Come questo possa essere testimoniato dal luogo di una disfatta conseguente a un’aggressione che provocò al paese aggredito milioni di morti, è difficile da capire.

Come al solito si soprassiede su cosa stavano facendo gli alpini in Russia e ci si affida ai pregiudizi politici e all’ignoranza storica di certi ambienti italiani, e specialmente degli eletti al Parlamento che la legge l’hanno votata.

(fine della prima parte)

* da Facebook

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5 Commenti


  • Binazzi Sergio

    non c’è nulla da vantarsi delle imprese degli Alpini, quando poi addirittura li hanno mobilitati contro gli studenti nel 68 è stato il massimo. non si sono certamente coperti di gloria a pestare dei ragazzi.


  • Michelon Giancarlo

    mentre quelli dei centri sociali black blok son bravi ragazzi vero?


    • Redazione Roma

      Durante la spedizione militare in Russia, non erano neanche nati, che c’azzecca?


  • Michelon Giancarlo

    ma non chiamate gli alpini allora se avete bisogno siamo troppo cattivi comodo scrivere storie così erano tutte guerre di aggressione e la leva era obbligatoria 2cose allora sono carogne anche gli altri corpi militari che parteciparono a quelle guerre che volevate che passassero x disertori e quindi fucilati ? ma di cosa parlate?


    • Redazione Roma

      E’ evidente che non si stanno demonizzando i poveri cristi mandati a morire in guerra, al contrario

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