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Italia agli italiani, vacanze agli europei

“Italia agli italiani”, recita uno slogan caro alla destra nostrana. Ma se si guarda all’estate in corso non serve scomodare concetti complicati come l’idea di “nazione” tanto cara alla presidente del Consiglio per capire di chi è davvero questo paese.

I dati ufficiali non sono ancora usciti, eppure basta l’esperienza di chiunque viva nella realtà – che sicuramente non è quella in cui risiedono certi politici – per rendersi conto che quest’anno fare vacanze in Italia è un’impresa.

Prezzi alle stelle e salari fermi al palo rendono impossibile e indesiderabile agli autoctoni soggiornare nel proprio paese.

Dormire, mangiare, un ombrellone, tutto è al di fuori della portata non solo degli stipendi più bassi ma anche di quelli medi, come quelli offerti da un lavoro nel pubblico per intendersi.

Così, aspettando i numeri sulle presenza complessive del turismo, il dato certo è che quello interno è diminuito molto, in certe zone del 30%.

È il capitalismo, dirà qualcuno, e sicuramente lo è. Ma questo non basta: gli aumenti esagerati che stiamo vivendo svelano la natura della crisi politica e sociale del paese.

Non è un capitalismo “semplice” quello che viviamo in Italia, ma un capitalismo di rapina. Non imprenditori, ma prenditori, sono la maggior parte di questi piccoli padroncini del turismo, che campano fra salari ridotti ai minimi termini, evasione fiscale aiuti di stato e prezzi alle stelle rivolti soprattutto alla clientela estera.

Magari si scordano anche di pagare i Tfr e girano in centro prendendo multe con la Maserati, come la cara ministra Santanchè, ma poi si indignano per il reddito e il salario minimo, fanno le vittime a favore di telecamera.

Tutto questo, si noti bene, non può essere attribuito solo alla responsabilità delle imprese. È un modello di sviluppo propugnato da media e politica che vuole un paese arretrato, basato su profitti facili per alcuni e lavoro povero per tanti. Consumo estero e servilismo atlantico. Lavoro nostrano e genuflessioni west-wide.

Costruiscono un paese che invecchia, senza giovani e senza stipendi, ma parco giochi dei ricchi di tutto il mondo. Tanto che, a conferma, ci siamo affollati a offrire il Colosseo a Zuckerberg e Musk per il loro teatrino.

Proviamo a fare un po’ di marcia indietro, per capire quanto l’ondata di prezzi esagerati che stiamo vivendo parte da lontano.

Per mesi abbiamo dovuto sorbirci il piagnisteo sulle povere imprese che non riuscivano ad andare avanti per colpa della pandemia. “Gli imprenditori danno lavoro, vanno aiutati“.

Gli imprenditori non trovano lavoratori, è colpa del reddito. Le materie prime aumentano“, Briatore piange in tv.

Si noti che dire questo non significa  sostenere che sotto la pandemia non si dovesse aiutare nessuno. Che il proprietario di un bar sotto il Covid dovesse morire di fame o storie del genere.

Ma il punto è che un paese serio imposta il dibattito con coerenza, su un piano di realtà. Non si indigna per 800 euro ai poveri mentre ne regala 80.000 ai ricchi.

Il conto di questo lagna lo paghiamo oggi, letteralmente, ed è proprio l’adagio che ci si aspettava: dopo il chiagni viene il fotti, come da tradizione.

Possiamo chiudere con due considerazioni.

La prima, a medio termine, è che non è affatto detto che il modello sia sostenibile. Pullulano gli studi sull’overturism e sulle conseguenze che la crisi ambientale avrà sul settore. È molto probabile che quella post-pandemica sia una bolla destinata a sgonfiarsi.

Ma, più semplicemente, a nessuno piace essere derubato, nemmeno ai ricchi. E reggere un settore su prezzi esagerati e stipendi da fame prima o poi avrà le sue conseguenze.

Così, forse fra non troppo tempo, chi ha basato il proprio business sulla rapina della collettività potrebbe trovarsi in difficoltà. Magari sarà l’occasione per un brindisi.

La seconda, di carattere immediato, è sul versante politico. Cioè che il conto di questa estate lo dovrà pagare soprattutto il governo Meloni.

Perché se costruisci la tua retorica sull'”Italia agli italiani” e dici di volerci “proteggere dagli sbarchi” dall’Africa (che sono in aumento, ma non è nemmeno importante) allora poi devi spiegare perché al mare gli italiani non ci possono andare.

Perché il “nostro” paese se lo può godere uno che guadagna uno stipendio francese, tedesco o statunitense e non chi ti ha votato.

A parte i briatorini di turno, anche qualche elettore della Meloni ci starà pensando.

Il conto sarà salato. 

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