Ah, i contorsionisti dell’anima sono all’opera, trasformandosi da sponsor ideali del genocidio a critici del comportamento criminale di Israele … Così, senza vergogna alcuna, improvvisamente …
Li riconosci subito: occhi lucidi per i bambini di Gaza, fronte corrucciata per i crimini di guerra israeliani, quella postura da “ubriaco sobrio”, tutta ondeggiamenti morali e acrobazie dialettiche, degni del miglior saltimbanco.
Erano i paladini del “diritto alla difesa”, di “Israele baluardo della democrazia”, del “7 ottobre”. Alcuni, fin da subito, hanno cominciato a presentarsi in pubblico con la bandiera palestinese, dopo che per mesi avevano sventolato quella israeliana.
Hanno imparato in fretta il lessico del Genocidio, ma lo pronunciano sottovoce, come chi non vuole spingersi troppo oltre, e via così, come se bastasse un gargarismo di retorica per sciacquarsi l’anima dalle adunate pro-Israele.
C’è chi, fino al giorno prima, firmava condanne di antisemitismo contro chiunque osasse criticare Israele, e poi, nel giro di un giorno, si è trasformato in accorato partigiano della critica, nemico della censura, tollerante.
Uno in particolare, il cavalier Fassino — già padrino della caricatura grottesca di “Sinistra per Israele” e solo pochi giorni fa autore della frase “la morte di donne e bambini palestinesi è una casualità”, oggi fervente oppositore di Netanyahu (i maligni dicono abbia appeso in camera un ritratto di Arafat per la prossima intervista) — sostiene di aver “sempre lavorato per la soluzione dei due Stati”: e giù a raccontare di come, fin dall’inizio, avesse storto il naso per l’eccessiva punizione comminata ai palestinesi. Un gesto di protesta silenziosa, dice lui. Infatti nessuno l’ha mai udita, dicono tutti gli altri.
Ce n’è un’altra, Pina Picierno, famosa paladina degli aggrediti: fino a ieri aveva la bocca piena di “armi”, “sangue nemico”, “lotta contro la barbarie” — e soprattutto “aiuto ai fratelli israeliani nella loro sacrosanta difesa contro Hamas”, che era il suo mantra preferito. Partecipava convinta agli incontri della lobby pro-Israele, di chiara matrice fascista, e celebrava le colonie illegali in terra palestinese.
Poi, come un grammofono che si inceppa, Picierno scopre il massacro di Gaza. Comincia a storcere il naso, a dire che “certi eccessi non mi sono mai piaciuti”, che “io facevo solo il mio dovere, con passione, sì, ma mai cecamente”.
Oggi si fa fotografare con un cartello di vicinanza alle vittime civili, inneggiando allo “stop alla violenza in Gaza”, dopo che per mesi ha sponsorizzato quella stessa violenza. Ne intuiamo il pensiero: “Il mio era un dissenso silenzioso”. Lo stesso silenzio di Fassino, immaginiamo.
Che dire di Paolo Mieli? È il classico esempio di Editorialista da prima pagina, con quella prosa incrostata di latinismi d’accatto e puntini di sospensione da melodramma, scriveva articolesse in cui Israele era “l’avamposto della democrazia in Medio Oriente”.
Chiamava Netanyahu “il nostro migliore alleato”, e quando la Corte Penale Internazionale ne ordinò l’arresto non mancò di accusarla di antisemitismo.
Poi, di colpo, il miracolo: l’alleato si trasforma in mostro. I suoi articoli cambiano tono: i civili palestinesi, Israele è andato oltre la difesa, fino a scrivere, con mano tremante e penna democratica, “Di come io vidi il Male e tacqui per non disgregare il fronte democratico”.
Tacque? Macché! Strepitava come un venditore di pentole alla gita degli anziani.
Stiamo aspettando la trasformazione di un Vernetti o di un Taradash, entusiasti crociati del diritto di Israele di possedere per intero la Terra Santa. Ancora oggi li vedi marciare impettiti, busto dritto e petto gonfio d’orgoglio coloniale, mentre declamano con l’occhio acceso di retorica che “il deserto va civilizzato, e i palestinesi redenti“.
Sono convinti che ogni sputo di Netanyahu sia un seme di civiltà, e che è sbagliato porre la questione dei “due stati”.
Ma verrà anche per loro il tempo del ripensamento. Sono lenti come un camaleonte sotto anfetamina, dunque si dovrà attendere qualche giorno in più. D’altra parte, appartengono al Circolo dei Liberi Pensatori Occidentali e tengono conferenze o pubblicano libri con titoli tipo “I dissidenti nei regimi dittatoriali”: prima o poi, vedrete, si accorgeranno che per i palestinesi l’occupazione è una forma di dittatura militare.
Insomma, questi voltagabbana metafisici, questi illusionisti dell’etica, sono una parata degna del più grottesco tra i carnevali: splendida rappresentazione del passaggio dalla tragedia alla farsa, o meglio, come scrisse mirabilmente Karl Kraus, all’operetta, una di quelle ributtanti operette di oggi, dove il testo è un insulto e la musica una tortura. Ma si sa, quando la nave affonda, i topi non solo scappano — si mettono anche la divisa da naufrago e raccontano di aver remato contro.
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Questo è solo un divertissement. I nomi che compaiono nel testo sono maschere allegoriche, da intendersi come incarnazione di un’attitudine intellettuale più che come rappresentazione di individui reali. Mi perdonino i nominati.
L’immagine, questa sì: è reale. Quando la realtà smaschera se stessa…
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Danilo
per certa gente senza vergogna e senza dignità , come diceva Renato Zero ” il trasformismo è un esigenza ”
A proposito Russa infinite sanzioni e la Russia combatte contro un esercito mentre Israele stermina civili ma nessuna sanzione lo colpisce
Gli israeliani hanno imparato dalla storia,l”olocausto , subendo , purtroppo apprendendo dai carnefici e non dalle vittime
Quindi si protrae lo sterminio di un popolo con la complice codardia dell’ occidente
Anna
Certa gentaglia mi fa vomitare il pranzo di Pasqua 2024.Volteranno gabbana anche i “giornalisti” del Fogliaccio? Non faccio nomi