Qualche settimana fa Giorgia Meloni ha presentato l’assegnazione alla città di Napoli dell’edizione della America’s Cup come un risultato politico che accresce l’autorevolezza e la visibilità dell’Italia sullo scacchiere internazionale. Sulla stessa lunghezza d’onda comunicativa (..e politica) il Sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, glorificava ai meriti della sua azione amministrativa la decisione di portare nelle acque del golfo “la più accorsata ed esclusiva” tra le competizioni sportive mondiali.
In premessa di ragionamento – per inquadrare correttamente ciò che sarà la portata materiale per la città di Napoli di tale decisione – occorre precisare che l’edizione della America’s Cup che si realizzerà a Napoli non è quella, anch’essa in pompa magna, che fu realizzata nei primi anni della sindacatura di Luigi De Magistris ma si tratta di un evento che è stato effettuato frequentemente in Oceania e solo rarissime volte da quest’altra parte dell’emisfero. Nella scorsa occasione a Napoli furono effettuate solo delle gare preliminari all’evento che ora, nella sua forma più complessa ed articolata, si terranno nella nostra città.
Secondo le ricostruzioni fatte da molti giornali negli ultimi giorni, il sindaco Manfredi dovrebbe essere nominato Commissario Straordinario per l’organizzazione della Coppa America. Manfredi è già Commissario Straordinario per la “riqualificazione di Bagnoli” e i risultati sono tutt’altro che soddisfacenti anche volendo assumere (paradossalmente) il punto di vista della “valorizzazione del capitale”.
Ancora una volta, quindi, l’obiettivo evidente – senza neanche troppa mistificazione propagandistica – è rendere, come è storicamente avvenuto in ogni passaggio topico della storia economica, urbanistica e sociale di Napoli, le decisioni e le procedure più veloci, sfruttando una serie di deroghe alle regole previste per gli appalti pubblici. Ci troveremo, di nuovo, innanzi alla materializzazione della figura del “Commissario Straordinario” che, come è sempre accaduto periodicamente, calpesterà qualsivoglia elemento (formale e sostanziale) di democrazia, di protagonismo attivo delle comunità e di ciò che residua del potere dei Consigli Comunali e delle Municipalità.
Epicentro dell’evento che si prefigura sarà il quartiere di Bagnoli/Coroglio nell’area occidentale della città. Una zona iconica dell’area metropolitana partenopea da quando – circa trenta anni fa – i padroni multinazionali della siderurgia e i governi italiani misero fine alla storia industriale dell’Italsider poi diventata Ilva.
Non è questa la sede per esprimere, anche a distanza di decenni, un giudizio compiuto su quella complessa vicenda. Prima o poi, però, andrà scritta una “storia vera” di quella epopea e di chi sono stati gli autentici assassini non solo dei livelli occupazionali che quel ciclo economico garantiva ma dell’intero territorio, del suo ambiente paesaggistico e naturale, della salute di migliaia di lavoratori ed abitanti di quell’area e del conseguente degrado umano e sociale che – e non poteva essere diversamente – si è determinato a seguito dei disastri causati e derivanti dalla chiusura della fabbrica.
Tornando alla America’s Cup proviamo ad elencare e commentare qualche snodo materiale e alcune prospettive che cominciano a delinearsi non nel dibattito pubblico – come sarebbe da augurarsi – ma nelle prime dichiarazioni di soggetti importanti del mondo economico e di quegli apparati di comando che già stanno pregustando una nuova (ed ennesima) stagione di speculazioni, di affari e di grassazione.
Il primo dato da evidenziare è lo stato dell’arte dei suoli di Bagnoli/Coroglio e le possibili trasformazioni/stravolgimenti che si innesteranno con la preparazione e lo svolgimento di tale evento. Al momento continuano i lavori di Bonifica dell’area da parte della società Invitalia anche se – come è ampiamente noto – non sono chiari i crono/programmi, gli interventi effettuati, la loro qualità e le reali destinazioni d’uso.
Anzi su tutta la materia pendono ricorsi giudiziari, interrogazioni parlamentari, polemiche di ogni tipo e la stessa comunità scientifica e le varie associazioni ambientaliste avanzano dubbi e critiche severe circa l’intera mega operazione la quale, almeno come numeri dichiarati e portata complessiva dell’opera, dovrebbe essere la “più grande operazione di bonifica ambientale in corso in Europa”.
Ricordiamo che Luigi de Magistris, nonostante numerosi annunci durante i suoi 11 anni di vigenza a Palazza San Giacomo, rinunciò alla rimozione totale della Colmata a mare, il pezzo di baia di 195 metri quadri tombato, durante l’attività del sito siderurgico, con cemento e scarti industriali che in questi decenni ha rappresentato il principale dilemma ecologico dell’area. Per accelerare i tempi e ridurre i costi, ne sarà rimosso solo il 20%. Nonostante la quasi cancellazione della decisione di rimuovere la Colmata il conto finale per restituire l’area industriale alla città rimane alto: 1,2 miliardi di euro.
Al momento questa è, in estrema sintesi, la condizione strutturale del luogo (Colmata e Pontile). Infatti dopo l’annuncio di Emirates Team New Zealand, la squadra detentrice della Coppa America che ha scelto Napoli per la prossima edizione, il piano cambierà nuovamente. I lavori per la rimozione e la sigillatura dovranno essere portati avanti molto velocemente per permettere agli organizzatori della competizione di allestire il cosiddetto villaggio della Coppa America. Tutto dovrà essere pronto per l’estate del prossimo anno, quando inizieranno le prove per le gare.
Siamo, quindi, in presenza di una serie di urgenze strutturali a cui l’Amministrazione Comunale dovrà dare risposte certe e veloci in tempi brevissimi. Un fattore che determinerà la oggettiva e concreta velocificazione di tutti i processi decisionali ed operativi con buona pace della dialettica in Consiglio Comunale.
Esiste, inoltre, un drammatico paradosso: l’area di Bagnoli/Coroglio è da mesi interessata, quotidianamente, dall’attività sismica e bradisismica in atto nei Campi Flegrei. Da anni in tutte le mappe questo territorio è collocato in piena Zona Rossa e il complesso del patrimonio abitativo è grandemente degradato e non è in grado di reggere ad una malaugurata accelerata dei fenomeni tellurici. La qualità delle costruzioni pubbliche e private, la toponomastica intasata, l’assoluta mancanza di Piani Regolatori e la generalizzazione dell’abusivismo e – ovviamente – una naturale morfologia del territorio hanno configurato, non da oggi, uno scenario preoccupante ed altamente pericoloso,
A tale proposito serve fare una riflessione postuma circa le decisioni che il Ministro della Protezione Civile, Nello Musumeci, ha assunto la settimana scorsa. Il Ministro stava per dichiarare lo “Stato di Emergenza” nei Campi Flegrei (l’area di Bagnoli/Coroglio inclusa) a seguito dell’intensificarsi dell’attività sismica. Poi “improvvisamente” Musumeci ha dichiarato di essere stato “tranquillizzato dai tecnici” e ha fatto “marcia indietro”.
Non siamo tra quelli che amano le ipotesi complottiste nei processi politici però è particolarmente esemplificativo che all’indomani della ufficializzazione dell’area di Bagnoli/Coroglio come sede della America’s Cup il Ministro Musumeci ha ridimensionato l’allarme sismico e sospeso le severe misure che era in procinto di varare.
Evidentemente la dimensione economica della scommessa America’s Cup ha condizionato tale decisione di Musumeci (e del Governo, ovviamente!) e, se non interverranno fatti nuovi, occorrerà affidarsi al fato ed al destino.
Intanto, però, l’America’s Cup 2027 potrebbe generare, leggendo i calcoli previsionali di Confindustria, Unicredit e di altre Associazioni datoriali, nell’immediato, oltre 690 milioni di Euro di benefici economici per Napoli e il suo territorio, tra impatto diretto, indiretto e indotto. La città attirerà tra 1,5 e 1,7 milioni di visitatori nei 60 giorni dell’evento, con 400-500mila turisti internazionali dedicati alla regata. Si prevedono migliaia di visitatori, tra tifosi, sponsor, giornalisti e addetti ai lavori. Le regate si svolgeranno nelle acque tra Castel dell’Ovo e Posillipo, mentre le basi dei team, come abbiamo descritto, saranno insediate a Bagnoli/Coroglio.
In definitiva siamo – ci piaccia o meno – di fronte ad un ennesimo salto di qualità (e di quantità) del complesso di tutti i progetti di ristrutturazione urbanistica, architettonica, economica, ambientale e sociale di Napoli e della sua area metropolitana. Interventi e funzioni che andranno, ben oltre, gli interventi PNRR in corso, i vari “Patti/Pacco per Napoli” e le decisioni di ampliamento delle ZES (Zone Economiche Speciali) territoriali in via di realizzazione.
Uno stravolgimento che determinerà un costo sociale considerevole dove i fattori di ulteriore disgregazione e frantumazione di ciò che residua di tutti gli elementi di unità politica e materiale dell’intero mondo del lavoro e della circolazione subiranno una pesante impennata antisociale.
Alle forze politiche indipendenti, alle organizzazioni sindacali non collaborazioniste, all’associazionismo non addomesticato e a quanti non amano vivere da subalterni il compito – sicuramente arduo – di adeguare analisi, mobilitazioni e strumenti di lotta a tale nuova condizione del moderno conflitto metropolitano.
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Rete Sociale Nobox – Diritto alla Città
MANFREDI E MELONI SCELGONO PER L’AMERICA’S CUP
UN LUOGO INQUINATO E DISASTRATO DAL BRADISISMO
L’America’s Cup sarà presentata ufficialmente a Napoli il 28 maggio e così Napoli si accinge ad ospitare la più prestigiosa competizione velica esistente.
PECCATO che la location di Bagnoli scelta per la sistemazione degli equipaggi e delle imbarcazioni dell’America’s Cup non sia né bonificata né consona alle istanze dei suoi cittadini.
Viene infatti tradito e capovolto il progetto della bonifica, della eliminazione della colmata, della realizzazione di un grande parco pubblico e di una spiaggia libera e pubblica di due chilometri e mezzo sul litorale flegreo.
Il litorale di Bagnoli invece dovrà attrezzarsi ad accogliere cantieri navali, hangar, parcheggi, impianti di sollevamento barche, basi logistiche per le squadre nonché un porto a ridosso del pontile.
E così gli abitanti di Bagnoli, già colpiti dal bradisismo e dai conseguenti terremoti, aspetteranno invano che il sindaco (nonché commissario straordinario di governo su Bagnoli) Manfredi renda più sicure le loro abitazioni e faccia prevenzione antisismica e saranno invece sacrificati sull’altare del turismo e del business.
Il verde sarà ridotto all’osso, ed il mare non bonificato diventerà ancora più sporco e meno balneabile dagli scarichi degli yacht ormeggiati.
Ma i rappresentanti di Louis Vuitton sanno che mare e terra di Bagnoli sono inquinati, che il progetto del Commissario Manfredi non prevede la bonifica della colmata e di larghe aree del territorio ma solo una loro presunta messa in sicurezza e che quest’ultima (la tombatura della colmata) appare deficitaria rispetto al disinquinamento del mare e della terra in cui/su cui giace? Sono tranquilli per la sicurezza degli equipaggi?
Il principale obbiettivo per Bagnoli era il recupero del rapporto con il mare e soprattutto il ridisegno della linea di costa con una grande spiaggia pubblica. Oggi, lungo tutto l’arco del golfo, tra attività portuali, infrastrutture stradali, aree private, solo per poche decine di metri è possibile “toccare” il mare.
Il tema non è solo la balneabilità ma il recupero di quelle relazioni viscerali con il mare dei napoletani che per millenni hanno goduto di questo dono di Dio. La rimozione della colmata è un fondamentale passaggio per il restauro paesaggistico di un luogo di valore eccezionale che potrebbe produrre un consistente indotto.
Oggi invece, con l’alibi della America’s Cup, si cancella sia il rapporto con il mare che il restauro paesaggistico di questo splendido litorale flegreo.
È questo il sogno che vogliamo realizzare?
È questa la visione strategica?