Il prossimo presidente peruviano, Ollanta Humala, vincitore del ballottaggio del 5 giugno, in una visita-lampo, martedì, a La Paz per incontrare Evo Morales, ha dichiarato di «sognare la riunificazione di Perù e Bolivia, sognare che un giorno i mille km di frontiera scompaiano e torniamo a essere una stessa nazione, un solo paese».
Ollanta, che quello stesso giorno ha ricevuto una telefonata di congratulazioni per la vittoria dal presidente Obama, si riferiva al Tawantisuyo, il territorio dell’impero incaico, e più di recente all’effimera Confederazione Perù-Bolivia, formata fra il 1836 e il 1839 dal libertador boliviano Andres de Santa Cruz che fu combattuta e sconfitta dal Cile e dagli indipendentisti peruviani. Perù e Bolivia si ritrovarono accomunati, ancora contro il Cile, nella Guerra del Pacifico del 1879, quando entrambi furono sconfitti dai cileni che si annessero enormi fette di territorio dei due paesi più tutto il litorale boliviano. Humala ha ricordato il «rapporto speciale» fra Perù e Bolivia che hanno «una stessa origine» e sono «più che fratelli»: «uno stesso popolo con in mezzo una frontiere amministrativa da poco più di 200 anni». I due paesi e i due presidenti vogliono approfittare del fatto che «oggi l’America latina sta cambiando – ha detto Humala -, grazie ai movimenti popolari che si sono levati in piedi, grazie a una rivoluzione in democrazia con inclusione sociale e grazie a leader che insieme ai movimenti sociali stanno portando avanti questi processi storici». Humala, prima di insediarsi il 28 luglio, sta girando l’America latina: è stato prima in Brasile, Paraguay, Uruguay, Argentina e Cile, e dopo la Bolivia andrà in Ecuador, Colombia e Venezuela.
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