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Kosovo. Sale la tensione tra serbi e albanesi

Nel giorno in cui le autorità di Pristina hanno assunto il controllo dei due posti di frontiera con la Serbia a Jarinje e Brnjak, nel nord del Kosovo, la popolazione serba, in segno di protesta, ha praticamente bloccato l’intera regione, istituendo blocchi stradali e elevando barricate. Tulle le principali vie di comunicazione che collegano i maggiori centri abitati nel nord non sono percorribili per i numerosi blocchi attuati dai serbi con camion, trattori, auto e altro materiale pesante. Raduni di protesta sono in corso ovunque nel nord, dove sin dalla notte sono state erette barricate con carichi di ghiaia e pietre, travi e transenne. Raduni di protesta sono in corso anche a poca distanza dalle due postazioni di dogana, dove stamane, a bordo di elicotteri, sono giunti i poliziotti e i doganieri kosovari, affiancati da agenti di Eulex, la missione europea in Kosovo. La popolazione serba, maggioritaria al nord, non accetta la sovranità di Pristina e continua a restare fedele a e rispondere a Belgrado, che mantiene nella regione strutture di governo parallele a quelle kosovare, sopratutto in campo sanitario, dell’istruzione e delle telecomunicazioni. Il governo di Pristina è intenzionato invece a imporre la sua autorità anche al nord del paese, e in quest’ottica va vista la decisione di prendere il controllo dei due posti di frontiera a Jarinje e Brnjak, dove secondo Pristina non veniva fatto rispettare un embargo sui prodotti serbi, misura questa analoga a un analogo embargo che attua Belgrado sulle merci kosovare. Anche il ministro serbo per le questioni del Kosovo, Goran Bogdanovic, si è unito ai dimostranti e ha trascorso la notte con loro a un posto di blocco presso Jarinje. Il ponte sul fiume Ibar che divide in due Kosovska Mitrovica è sempre chiuso per i blocchi attuati dai serbi nel settore nord, quella abitata dai serbi, dove oggi praticamente nessuno è andato a lavorare. Quattro mezzi del contingente polacco della Kfor sono rimasti anh’essi bloccati al loro ritorno alla base militare, e sono stati costretti a percorrere strade alternative. In tutto il nord del Kosovo manca la benzina, per le difficoltà di rifornimento dalla Serbia. A Kosovska Mitrovica e nel resto del nord, gli studenti non si sono recati a scuola, ma hanno tenuto le lezioni davanti alle chiese. Ieri il Patriarca serbo ortodosso, Irinej – che si trova anch’egli nel nord del Kosovo – aveva invitato la popolazione a pregare per tre giorni per la pace nel Kosovo. Secondo l’emittente belgradese B92, un gruppo di giovani nazionalisti serbi si è radunato, in territorio serbo, davanti al valico di Jarinje, cantando motivi patriottici. A loro si è unita una delegazione del Partito radicale serbo (Srs), la formazione guidata dall’ultranazionalista Vojislav Seselj attualmente sotto processo al Tribunale penale dell’Aja (Tpi). La situazione è tesa, ma finora non si sono registrati incidenti o provocazioni.

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