Approfittando del pellegrinaggio annuale alla Mecca, l’Arabia Saudita impegna i suoi imam nel tentativo di fermare le proteste che salgono dal mondo arabo contro i regimi che governano ancora l’area. Non è un caso che il più conservatore e retrogrado di questi regimi, dopo aver contribuito a far fuori Gheddafi, e preoccupato di fare la fiune di Ben Alì o Mubarak, usi la religione nella sua ricorrenza più popolare per veicolare un messaggio ad uso “interno”.
Un appello alla restaurazione, in nome dei valori dell’Islam, contro le rivolte popolari che dall’Atlantico all’Oceano Indiano minacciano la stabilità delle repubbliche ereditarie arabe e delle apparentemente solide monarchie del Golfo, è stato lanciato oggi a Mecca, dal Gran Mufti saudita, durante la solenne predica pronunciata di fronte a circa due milioni di musulmani giunti per il tradizionale pellegrinaggio. «L’Islam è la soluzione a tutti i problemi», ha assicurato lo sheikh Abdel Aziz al-Sheikh, somma carica religiosa di nomina governativa saudita.
L’imam ha messo in guardia i pellegrini «dall’invasione mediatica e culturale che cerca di indebolire la fede», in un implicito riferimento al ruolo svolto dai social network e dai nuovi media nelle rivolte popolari in corso o sopite dal Marocco al Bahrein e fino allo Yemen, passando per il Nordafrica e la Siria.
Secondo le cifre ufficiali di Riad, quest’anno è stato registrato il record di afflusso di pellegrini: un milione e 830mila persone giunte da ogni angolo del pianeta, a cui si sono aggiunti 213.000 fedeli sauditi o residenti nel Regno del Golfo. L’evento odierno è stato segnato dall’ascesa al monte Arafat, anche noto come Monte della Misericordia, e dalla preghiera comunitaria nella moschea Namera, costruita su luogo dove il profeta Maometto tenne il suo ultimo sermone, più di 1.400 anni fa.
«Diffidate da coloro che vogliono instillare la finta (la discordia) tra i popoli e i loro governanti», ha detto il Gran mufti saudita, che ha invitato i fedeli a «regolare i problemi interni senza affidarsi ai propri nemici».
L’Arabia Saudita ha soffocato nel febbraio scorso una rivolta sciita nel vicino Bahrein, soppressa anche con l’uso dei blindati di Riad, che si è poi allargata alla regione orientale saudita di Qatif, ricca di giacimenti e terminali petroliferi e abitata in prevalenza da sciiti.
Il pellegrinaggio era cominciato ieri con l’arrivo dei fedeli al porto di Mina. Oggi l’ascesa all’Arafat e in serata la discesa alla valle di Muzdalifa. Domani il sacro rito – uno dei cinque pilastri dell’Islam, che ogni fedele deve onorare a seconda delle sue disponibilità – si concluderà con lo sgozzamente del montone, in ricordo del sacrificio di Abramo.
In tutta l’ecumene islamica si celebra domani la Festa del Sacrificio (Id al Adha), anche nota come Grande Festa, per distinguerla dalla Id al Fitr, che segna invece la fine del mese del digiuno di Ramadan. Per assicurare l’ordine nei luoghi santi, le autorità saudite hanno mobilitato in tutto oltre 100.000 tra agenti e membri della protezione civile.
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