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Iran. Gran Bretagna e Stati Uniti non escludono l’opzione militare

In molte cancellerie si parla di sanzioni e di ‘soluzione diplomatica’ ma si lavora per mettere in campo l’opzione militare. Il doppio linguaggio britannico e statunitense non è affatto rassicurante. Per ora non stiamo considerando o chiedendo un’azione militare contro l’Iran, ma “allo stesso tempo tutte le opzioni devono restare sul tavolo” ha detto il ministro degli Esteri britannico William Hague, al suo arrivo a  Bruxelles per la riunione dei ministri degli esteri dell’Unione europea. Il rapporto dell’Aiea sui presunti fini militari del programma nucleare di Teheran «conferma le nostre preoccupazioni», ha sottolineato il ministro degli Esteri britannico, per il quale l’Iran «deve cambiare rotta e adottare un programma nucleare pacifico e civile» (che in realtà è sempre stato avversato dai paesi della Nato perché ritenuto l’anticamera del nucleare civile). Hague ha poi affermato che l’Unione europea intende «accrescere le pressioni legittime e pacifiche» su Teheran, attraverso le sanzioni.

Anche da Washington arriva l’ennesima presa di posizione sul tema e il linguaggio diplomatico non riesce a nascondere del tutto l’opzione militare anche alla luce di quanto avvenuto nei giorni scorsi in una base militare dei Pasdaran vicino alla capitale iraniana Teheran. “C’è un ampio consenso sul bloccare il programma nucleare dell’Iran che deve rispettare gli obblighi internazionali” ma anche sul fatto che questo obiettivo debba essere raggiunto tramite la diplomazia. Lo ha affermato il presidente statunitense Barack Obama, sottolineando che gli Usa stanno comunque valutando ulteriori sanzioni contro Teheran. Obama ha parlato di Iran con il presidente russo Medvedev e il presidente cinese Hu Jintao. “Cina e Russia hanno gli stessi obiettivi e credo che coopereremo strettamente su questa questione. Ci consulteremo con loro attentamente nelle prossime settimane per verificare quali altre opzioni sono percorribili”. Obama ha incontrato separatamente il presidente russo Dmitry Medvedev e quello cinese Hu Jintao a margine del vertice del’Apec. “Concordiamo totalmente sugli obiettivi», ha aggiunto sottolineando che “non solo il mondo ma anche il regime iraniano comprende quanto siamo determinati”. Ma gli Stati Uniti ribadiscono di «non escludere alcun opzione» contro l’Iran. Posizione per niente condivisa da Pechino e Mosca che temono che l’assalto all’Iran rappresenti un’ulteriore tappa di avvicinamento dei paesi della Nato ai loro confini.
Significative ed assai esplicite le dichiarazioni rilasciate ai giornalisti da Sergej Lavrov durante il suo ritorno da Honolulu, dopo il vertice dell’Apec: «La campagna legata all’ultimo rapporto dell’Aiea è orchestrata. Penso che possa servire come mezzo per alimentare la tensione per imporre nuove sanzioni unilaterali». Ha aggiunto il Ministro degli Esteri di Mosca: «Noi riteniamo esaurita la via delle sanzioni. Minacciare sanzioni e attacchi aerei significa solo far allontanare e non avvicinare la possibilità di una soluzione negoziabile». «La situazione iraniana sta seguendo un copione scritto da qualcuno con l’unico obiettivo di sollevare la contrapposizione. Il copione sembra un tentativo di rovesciare il regime», ha aggiunto Lavrov.
Anche la Germania, così come aveva fatto per la guerra contro la Libia, si tira indietro: “La Germania è assolutamente contraria a considerare l’opzione militare in Iran” ha detto arrivando a Bruxelles il capo della diplomazia tedesca Guido Westerwelle.

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