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La Grande Frenata cinese. La Banca Mondiale taglia le previsioni

La Banca Mondiale ha tagliato le sue previsioni sulla crescita nella regione Asia Orientale-Pacifico e ha avvertito che ci sono rischi di ulteriori revisioni al ribasso derivanti dalle incertezze sulla crisi dell’Eurozona, sul budget Usa e su un possibile maggiore rallentamento della locomotiva cinese.

In apertura della settimana che vedrà tenersi a Tokyo il suo vertice assieme a quello del Fondo Monetario, la World Bank ha pronosticato che la crescita regionale (Giappone escluso) nel 2012 si fermerà al 7,2% (contro il 7,6% della stima del maggio scorso), soprattutto a causa del ridimensionamento della crescita cinese di quest’anno al 7,7% (contro la precedente previsione dell’8,2% e contro il 9,2% del 2011).

Non solo: “Queste proiezioni sono circondate da considerevoli incertezze e una varietà di rischi continua ad aleggiare sull’economia regionale e globale”, ha sottolineato il rapporto, riferendosi anzitutto alla crisi del debito europeo e in secondo luogo al “fiscal cliff” americano (ossia alla possibilità di forti tagli nella spesa di Washington che scatterebbero automaticamente il prossimo anno se il Congresso non riuscirà ad approvare un nuovo accordo sul budget): se pure “recenti iniziative politiche hanno ridotto il rischio proveniente dall’Eurozona, il maggior rischio a questo oulook è ancora costituito da ‘financial market disruptions’ “.Quanto alla Cina, la World Bank rileva che sarà difficile che il governo centrale vari un vasto programma di stimoli all’economia, che comunque dovrebbe riprendersi nel 2013 a un +8,1% (meno, però, della precedente stima del’8,6%): non è poi escluso che la frenata cinese risulti più spiccata e più duratura, se la situazione internazionale dovesse peggiorare specialmente sul fronte del commercio e quindi dell’export. Nel complesso, l’Asia Orientale dovrebbe vedere nel 2013 una crescita del 7,6% (contro la previsione di maggio del’8%) anche a causa della buona performance del Sud Est asiatico, a partire da Malaysia e Filippine le cui stime di crescita sono state migliorate già per quest’anno.

fonte: Sole 24 Ore

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