Gli attacchi di cuore sono più comuni tra i disoccupati. È arrivato a questa inedita conclusione uno studio americano che quantifica anche il rischio: le persone che hanno perso il lavoro hanno il 35% di probabilità in più di subire un attacco di cuore rispetto ai loro ex colleghi.
I ricercatori, si sono basati sui casi di oltre 13.000 adulti colpiti da attacchi. L’aumento dei casi in rapporto alla disoccupazione è nei numeri ma non è ancora chiaro il rapporto tra i due fenomeni. Potrebbe però trattarsi «di una combinazione tra stress e stile di vita che diventa inevitabilmente più ‘povero’ condizionando anche la possibilità di curarsi» spiega Matthew Duprè, a capo della ricerca del Duke Clinical Research Institute di Durham, nella Carolina del Nord.
«Chi non ha un posto di lavoro – argomenta – può non essere in grado di controllare la pressione arteriosa o il diabete e fumare può essere un’aggravante». Ma «è ancora troppo presto per sapere con certezza che cosa c’è dietro il collegamento» e quindi è anche troppo presto per trovare una soluzione. Il campione utilizzato per arrivare alla scoperta è di 13.453 adulti statunitensi (55 anni) che sono stati intervistati ogni 2 anni per complessivi 12 anni. Di questi due terzi erano già in sovrappeso, oppure obesi e 1 su 7 (all’inizio della ricerca) era disoccupato. L’obesitò, negli Usa, colpisce soprattutto i ceti più poveri, che fanno ricorso sistematico al “cibo spazzatura”. Durante i 12 anni 1.061 partecipanti, poco meno dell’8%, hanno avuto un attacco di cuore. E in molti casi una delle concause era proprio la disoccupazione.
Gli studi hanno così dimostrato senza ombra di dubbio «una relazione abbastanza convincente tra la perdita del posto di lavoro e le conseguenze nocive per la salute», commenta William Gallo, dell’Università di New York. Ma ora – aggiunge – «serve una ricerca per stabilire come e perchè la perdita del posto influenza la salute».
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