Nel 1994 era stato identificato come Francisco Arnaldo Zuñiga Aguilera, ‘desaparecido’ per mano dei militari, il suo corpo gettato in una fossa comune nel Patio 29 del Cimitero generale di Santiago del Cile, dove il regime di Augusto Pinochet nascose le prime vittime dopo il golpe dell’11 settembre 1973.
Solo oggi, a ridosso delle celebrazioni per la Giornata internazionale delle vittime delle sparizioni forzate, proclamata dall’Onu nel 2010, è stato stabilito “con il 99,99% delle probabilità”, che le spoglie appartengono invece a José Enrique del Canto Rodríguez. Ad annunciarlo è stato il giudice della Corte d’appello di Santiago Leopoldo Llanos che insieme al direttore nazionale del Servizio medico legale, Patricio Bustos, ha ufficialmente informato i familiari.
Quello da poco risolto, è solo l’ultimo di oltre un centinaio di casi di ‘desaparecidos’ sepolti illegalmente dai militari nel Patio 29 in tombe con l’iscrizione ‘N.N.’ riesumati nel 1991, col ritorno della democrazia. In alcuni casi, dalla stessa fossa furono recuperati diversi corpi.
Solo nel 2006 emerse che erano stati commessi errori nell’identificazione delle spoglie: da allora il Servizio medico legale cileno ha avviato una complessa procedura effettuando nuove analisi del Dna e riuscendo finora a restituire correttamente alle famiglie i resti di 53 persone, su un totale di 126 vittime riesumate nel Patio 29.
Di José del Canto è stato accertato oggi che morì per “uno shock emorragico prodotto da ferite da arma da fuoco, nel contesto di una morte violenta omicida” recita il comunicato del Servizio medico legale. Il 6 ottobre 1973, José, uno studente di 17 anni, era in un ristorante poco prima che scattasse il coprifuoco. Secondo un testimone presente sul posto, una pattuglia di militari entrò nel locale, lo fermò insieme a un suo amico, di cui non si conoscono ancora le generalità, entrambi furono portati in strada. I soldati spararono loro alle spalle e portarono via i corpi a bordo di una jeep, con destinazione sconosciuta.
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