Il Giappone guidato dal nazionalista Shinzo Abe cerca di convincere gli altri paesi asiatici a fare fronte comune contro la crescente potenza cinese nell’area dell’Asia-Pacifico, cercando di ritagliarsi un ruolo di partner attivo e alla pari sia dello storico “alleato” statunitense, sia dei paesi del Sudest asiatico, riuniti all’interno dell’Asean. Secondo quanto ha riferito il quotidiano Sankei shimbun, il primo ministro nipponico Shinzo Abe proporrà – in questo weekend – ai paesi dell’Asean, nell’ambito del cosiddetto Dialogo di Shangri-la, una forma di più intensa collaborazione militare nella cornice della storia alleanza con gli Stati uniti.
I paesi aderenti all’Asean, Filippine e Vietnam in particolare, sono fortemente preoccupati e, in qualche misura, danneggiati dalla crescente pressione militare di Pechino nel Mar cinese moridionale, dove la Repubblica popolare accampa istanze territoriali. E Tokyo si trova a doversi confrontare con un allargamento del raggio d’azione della Marina cinese e con un contrasto forte per la sovranità sul piccolo arcipelago delle Senkaku (che Pechino chiama Diaoyu e che rivendica some sue).
Abe, probabilmente, “annuncerà il suo obiettivo di avere un ruolo più attivo in Asia, usando come fondamento l’alleanza Giappone-Usa”, ha spiegato Koichi Nakano, docente dell’Università Sophia di Tokyo. Ruolo che gli verrà permesso dal fatto che Abe ha avviato una seria offensiva nei confronti dei limiti, in particolare costituzionali, che impediscono alle cosiddette Forze di autodifesa nipponiche, cioè le Forze Armate, di confrontarsi con i concorrenti regionali da un punto di vista militare. Il governo nazionalista ha avviato una rapida militarizzazione del paese e ha aumentato le spese militari per dotare il proprio esercito di mezzi all’altezza della sfida lanciata a Pechino.
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