I rifugiati siriani in Turchia sono ormai più di un milione. I campi lungo il confine con la Siria ne ospitano solo 200 mila e a Istanbul e nelle altre città nel sud del Paese, i siriani sono numerosi e non sempre ospitati in condizioni decenti.
Ankara, dall’inizio della guerra civile siriana (presto diventata uno scontro con l’intervento di numerose forze internazionali) ha accolto centinaia di migliaia di persone in fuga dai combattimenti, anche per accreditarsi come paese fondamentale per il futuro assetto politico della Siria.
Ma a tre anni dall’arrivo delle prime centinaia di migliaia di profughi stanno diventando sempre più frequenti gli episodi di violenza contro di loro sfociati lunedì in una vera e propria caccia al siriano a Istanbul. Centinaia di persone armate di bastoni e coltelli si sono scontrate con la polizia scandendo slogan contri i rifugiati a Ikitelli, quartiere sulla sponda europea di Istanbul durante una protesta contro l’aumento dei rifugiati siriani distruggendo le vetrine dei negozi e danneggiando le auto parcheggiate lungo il percorso del corteo spontaneo. Un’esplosione di rabbia anti-profughi seguita alle tensioni di Gaziantep dove da tre anni trovano rifugio molti siriani provenienti da Aleppo.
Senza politiche d’integrazione a lungo termine presto la situazione potrebbe diventare esplosiva, denunciano analisti turchi e associazioni per i diritti dei rifugiati.
Secondo i dati resi noti oggi dall’Unhcr, l’agenzia Onu per i rifugiati, più della metà della popolazione siriana è stata costretta alla fuga. Sono 6 milioni e mezzo gli sfollati entro i confini siriani e 3 milioni i rifugiati che hanno lasciato il Paese. Circa 820 mila si trovano in Turchia, stima l’organizzazione umanitaria, ma secondo il rapporto diffuso venerdì dall’Afad, la protezione civile turca, i siriani sul territorio nazionale sono più di 1 milione e 300 mila.
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