Sono comparsi per la prima volta lunedì scorso, lasciando di stucco i media e scatenando un dibattito feroce sui social network, alle spalle del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, mentre riceveva il presidente palestinese Mahmoud Abbas. Sono tornati oggi, accompagnando Erdogan ad accogliere il capo dello Stato azero Ilham Aliyev in visita ufficiale. E da lì si è capito che i giannizzeri diventeranno una presenza abituale accanto al presidente – o sarebbe meglio dire ‘sultano’ – nelle occasioni più solenni.
Parliamo di 16 “guerrieri”, cioè di 16 figuranti vestiti con i costumi antichi che dovrebbero rappresentare “i 16 grandi imperi turchi”, e che si collocano nella fastosa cornice del “palazzo bianco”, il nuovo faraonico edificio presidenziale che Erdogan si è fatto costruire ad Ankara al costo di poco più di 400 milioni di euro, nonostante i divieti della magistratura e le finanze del paese non proprio floride.
Dopo la prima apparizione a sorpresa la presidenza ha spiegato che la scelta creativa è stata adottata su suggerimento delle forze armate turche, che l’aveva già caldeggiata senza risultati ai tempi del predecessore di Erdogan, Abdullah Gul.
Naturalmente sul web le critiche e le parodie si sono sprecate – dalla Compagnia dell’Anello ai protagonisti di Star Wars, agli eroi della Marvel – mentre qualcuno ha difeso la scelta “pattriottica” di un presidente che sta apertamente incitando al culto della sua personalità.
Da metà degli anni Venti il sigillo presidenziale turco raffigura il sole, simbolo della Repubblica turca, e 16 stelle a cinque punte. Solo dal 1969 le 16 stelle sono state attribuite dalla narrativa ufficiale ai “16 grandi imperi turchi”, dagli unni agli ottomani. In precedenza si riteneva che simboleggiassero i 16 beilicati turchi, i principati emersi in Anatolia tra il XIII e il XV secolo,dopo la caduta dei selgiuchidi.
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