Si sono verificati oggi scontri a Nouakchott, capitale della Mauritania, all’indomani della condanna di tre attivisti anti-schiavitù tra cui un ex candidato presidente. Almeno quattro persone sono rimaste ferite dopo che la polizia ha sparato lacrimogeni per disperdere una protesta nata nei pressi del Palazzo di Giustizia.
Secondo l’agenzia di stampa privata Al-Akhbar alcuni sostenitori dei tre attivisti hanno circondato l’ufficio del procuratore mentre altri hanno tentato di rompere i finestrini del furgone della polizia dove si trovavano Bilal Ramdane, Dijbi Sow e Biram Ould Abeid, leader del gruppo antischiavista Ira e già candidato sconfitto alle presidenziali 2014. I tre sono stati condannati ieri dal tribunale della città di Rosso a due anni di carcere per “appartenenza ad un’organizzazione illegale”. Altri sette accusati sono stati invece rilasciati.
Ould Abeid guida l’Initiative pour la resurgence du mouvement abolitionniste (Ira), una sigla anti-schiavista i cui componenti sono spesso finiti nel mirino della polizia: lo stesso ex candidato presidente era già stato arrestato con altre otto persone lo scorso novembre e la sede dell’organizzazione era stata chiusa pochi giorni prima. Il processo era cominciato il 24 dicembre.
In Mauritania la schiavitù è stata ufficialmente abolita nel 1981, ma solo nel 2007 possedere schiavi è diventato realmente un reato. Nonostante questo, secondo le stime di alcune organizzazioni locali e internazionali come la Global Slavery Index, sono almeno 140.000 le persone attualmente in stato di schiavitù nel paese.
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