I primi sei prigionieri palestinesi in detenzione amministrativa nel carcere Negev, del deserto Al-Naqab, lanciano lo sciopero della fame collettivo – al quale seguiranno nuove adesioni dei detenuti nei prossimi giorni e nelle prossime settimane – stanno ora iniziando il loro quinto giorno di digiuno. Oltre 250 palestinesi detenuti senza accusa né processo nelle carceri israeliane hanno annunciato la loro intenzione di aderire allo sciopero della fame collettivo contro la politica di detenzione amministrativa.
I primi sei prigionieri a iniziare lo sciopero sono stati: Nidal Abu Aker, Ghassan Zawahreh, Shadi Ma’ali, Munir Abu Sharar, Bader El-Razzah e Thabet Nassar. Domenica 23 agosto hanno rifiutato la richiesta dell’Amministrazione Carceraria sionista di rimandare il proprio sciopero di una settimana così da dare alle autorità del carcere la possibilità di studiare i loro casi di concerto coi servizi di intelligence e per ricevere risposte individuali. Hanno rigettato questa offerta sottolineando che il proprio obiettivo è la cessazione della politica degli arresti amministrativi e il loro immediato rilascio, mentre, d’altra parte, l’Amministrazione Carceraria ha condotto in isolamento gli scioperanti nel tentativo di esercitare loro pressione e di isolarli dal Popolo palestinese.
I prigionieri hanno affermato che questo conferma il fatto che l’occupazione e i suoi apparati d’intelligence riconoscono sin dal nascere la serietà di questa battaglia e il sostegno che i prigionieri riceveranno.
L’ex prigioniero Adnan Hamarsheh ha chiamato ad un’azione unificata per il sostegno ai detenuti chiedendo la costruzione di una tenda di presidio permanente in ogni zona che tenga alta la bandiera palestinese per il sostegno ai prigionieri, marce settimanali, conferenze stampa con aggiornamenti sulla situazione dei prigionieri, seminari mensili sui prigionieri, il coinvolgimento di scuole e università nella campagna per la fine della detenzione amministrativa.
I prigionieri in sciopero hanno rilasciato il seguente comunicato:
Battaglia delle Catene da Spezzare
Entriamo in sciopero della fame fermamente e collettivamente con l’obiettivo di far cadere la detenzione amministrativa. Questo obiettivo è in prima linea tra le nostre richieste ed è una priorità utile all’intensificarsi della nostra lotta collettiva come sfida strategica per la legge fascista e razzista che permette che la nostra gente sia trattenuta per lunghi periodi di tempo – per dieci anni e più, distribuiti in diversi arresti, senza accuse a carico, senza diritto alla difesa legale né ad un processo giusto, mentre i ”processi” sono una farsa destinata ad ingentilire l’immagine dell’occupazione e i suoi servizi segreti.
Siamo convinti che le nostre richieste debbano focalizzarsi alla base del problema e non solo alle sue ramificazioni, in quanto puntiamo alla cessazione della pratica della detenzione amministrativa come legge e come politica che in questo momento sta privando 480 detenuti e migliaia di figli del nostro popolo privati della loro libertà per molti anni durante l’occupazione della nostra terra.
Anche se abbiamo chiaramente identificato i nostri obiettivi, non crediamo assolutamente che questa lotta sia semplice, anzi. Quando è troppo è troppo, e sappiamo che l’occupante stringerà la sua morsa sulla nostra richiesta principale e utilizzerà tutti i tipi di tattiche fasciste per contrastarci nel raggiungimento del nostro obiettivo; tuttavia sappiamo che le masse del nostro popolo e delle loro organizzazioni e istituzioni saranno il primo stimolo per una pressione locale, araba e internazionale al fine di creare una pesante breccia contro l’occupazione e la politica di detenzione amministrativa costringendo l’occupante a cedere alle nostre richieste. Anche se siamo convinti di combattere questa battaglia determinati a vincerla, nonostante la nostra consapevolezza della serietà e delle difficoltà a venire, ci proponiamo di raggiungere i nostri obiettivi; dobbiamo concentrare tutti gli sforzi al fine di coinvolgere sempre più detenuti amministrativi in questa azione così come la costruzione del sostegno del movimento popolare palestinese, il sostegno delle masse arabe e il sostegno internazionale, il tutto allo scopo di raggiungere, attraverso questa battaglia, la vittoria e i migliori risultati.
La liberazione di ognuno di noi è un diritto e un obbligo, ma come obiettivo fine a se stesso non raggiunge i nostri interessi generali: l’occupazione è facilmente in grado di fare marcia indietro e arrestare nuovamente ognuno di noi dopo un breve periodo di libertà e per mezzo della stessa pratica di detenzione amministrativa.
Noi non siamo eroi individuali e non pretendiamo da soli di poter vincere per la cessazione di questa politica detentiva, ma siamo determinati ad andare fino in fondo in questa lotta consapevoli del fatto che questa battaglia è aperta a tutte le possibilità, la nostra la vittoria o il nostro martirio per il bene di un successo strategicamente importante. Probabilmente si potranno ottenere parte delle nostre richieste; in questo caso avremo combattuto la nostra battaglia con onore e dignità. Combattiamo una battaglia difficile e faticosa di destabilizzazione dell’intero sistema dell’arbitraria detenzione amministrativa, una battaglia che si propone il raggiungimento della libertà per centinaia di detenuti amministrativi che si trattengono ogni anno con il pretesto di un ”fascicolo segreto” e il procedimento legale per le forze di sicurezza sioniste.
Questo passo si inserisce nel contesto della lotta progressiva e crescente partita agli inizi di luglio, attraverso il boicottaggio dei tribunali di occupazione; abbiamo continuato questo boicottaggio e l’occupazione sta tentando di esercitarci pressione per rinnovare la nostra detenzione amministrativa per periodi più lunghi.
Sappiamo che l’occupazione riconosce l’importanza di questa azione che corrode e mostra la sua politica. Sottolineiamo anche l’importanza del contrastare la legge dell’alimentazione forzata, una decisione che ci costringe ad aumentare il ritmo della nostra lotta per l’abbattimento della detenzione amministrativa. La nostra azione ora “batte sulle pareti del serbatoio” [in riferimento a “Uomini sotto il sole” di Ghassan Kanafani], apre la strada ad una maggiore partecipazione dei detenuti amministrativi, convergendo tutte le energie del nostro popolo a livelli popolari e ufficiali, e di tutti i nostri amici e sostenitori internazionali e regionali per raggiungere la vittoria in questa battaglia e nella lunga battaglia per liberare dall’occupazione la nostra terra, il nostro mare e la nostra gente, per sempre.
Fonte: Samidoun
da Comitato del Martire Ghassan Kanafani
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