Undici parlamentari tedeschi, tutti di origine turca, sono stati messi sotto protezione dalla polizia tedesca dopo aver ricevuto minacce legate al loro voto, lo scorso 4 giugno, a favore del riconoscimento del genocidio del popolo armeno.
Il ministero degli Esteri di Berlino da parte sua ha sconsigliato a questi parlamentari di recarsi in Turchia, poiché la loro sicurezza non potrebbe essere garantita in un paese dove le spinte scioviniste e ultranazionaliste sono sostenute dalla virata autoritaria del governo islamista e del presidente Erdogan.
I deputati, dopo aver votato a favore della risoluzione che riconosce il genocidio da parte dell’Impero ottomano nel 1915, hanno ricevuto pesanti accuse dal governo turco ma anche numerose ed esplicite minacce di morte da parte di estremisti nazionalisti e di destra all’interno della numerosa comunità turca residente in Germania.
Il governo della Turchia nei giorni scorsi ha anche deciso di richiamare il suo ambasciatore da Berlino. Contro gli 11 parlamentari tedeschi di origine turca si era scagliato personalmente e duramente il presidente turco Recep Tayyp Erdogan, il quale, oltre ad aver sostanzialmente invitato i tedeschi a pensare ai loro genocidi, li aveva accusati di “terrorismo”.
Invece il sindaco di Ankara Melih Gokcek – esponente del Partito Giustizia e Sviluppo, l’Akp, lo stesso al governo del paese – ha addirittura postato un tweet con nomi e fotografie dei parlamentari dicendo addirittura che “hanno pugnalato i turchi alla schiena”, un tweet che poi è stato ripreso da migliaia di nazionalisti turchi e che sembra configurare una sorta di lista nera di obiettivi da punire.
Il leader dei Verdi tedeschi, Cem Ozdemir, ha detto a un giornale di aver ricevuto delle mail con il messaggio: “Ti scoveremo ovunque”.
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