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A giugno salari fermi, meno che per i militari

Salari quasi fermi a giugno, con le retribuzioni contrattali orarie che crescono solo dello 0,1% su maggio. A confronto con un anno prima il rialzo c’è, ma resta, ancora una volta, inferiore al livello d’inflazione. Anzi, la forbice si allarga sempre di più: se a giugno gli stipendi salgono dell’1,8% i prezzi al consumo mettono a segno un aumento del 2,7%. Insomma, la busta paga fa sempre più fatica a tenere il passo del caro vita.

Il monitoraggio dell’Istat rileva anche come si allunghino i mesi per chi attende il rinnovo del contratto, ormai chi lavora con un accordo scaduto deve aspettare in media più di un anno e mezzo per il nuovo e, quindi, per avere anche qualche incremento. E non sono pochi gli italiani che attendono l’aggiornamento, anche se la quota di è un pò ridotta sono 4,4 milioni i dipendenti che vanno avanti con un il vecchio contratto. Guardando ai primi sei mesi del 2011 (gennaio-giugno) l’aumento delle retribuzioni è sotto il 2%, all’1,9%.

Concentrandosi sull’ultimo mese, i settori che presentano gli incrementi più elevati sono: militari-difesa (4,0%), forze dell’ordine (3,7%) e attività dei vigili del fuoco (3,4%). Le variazioni più contenute si osservano, invece, per gli accordi riguardanti: servizi d’informazione e comunicazione, ministeri, regioni e autonomie locali, servizio. Passando alla copertura contrattuale, alla fine di giugno in Italia risultano in vigore 44 contratti, che regolano il trattamento economico di circa 8,7 milioni di dipendenti. Mentre si aspetta il rinnovo di 34 accordi contrattuali, relativi al 33,6% dei lavoratori. Una percentuale ancora sostenuta, pari a un terzo del totale, anche in calo sia rispetto al mese precedente (34,7%), che ad un anno prima (35,7%).

Analizzando i diversi comparti, nel settore privato è in vigore l’83,2% dei contratti monitorati, con quote molto differenziate per attività economica: la copertura è del 100% per il settore agricolo, del 97,4% per l’industria e del 67,6% per i servizi privati. Mentre, ricorda l’Istat, a partire da gennaio 2010 tutti i contratti della pubblica amministrazione sono scaduti. Intanto si dilatano i tempi per il rinnovo degli accordi, in media i mesi di attesa per i lavoratori con il contratto scaduto a giugno 2011 sono 18,3, ovvero più di un anno e mezzo, in «deciso» aumento rispetto allo stesso mese del 2010 (12,2).

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